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La collezione di un connoisseur milanese

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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L’asta Sotheby’s di una «cabinet collection» meneghina: 80 lotti quasi tutti liberi di circolare

Da Sotheby’s Milano il 13 giugno nella vendita intitolata «Una “cabinet collection” milanese» viene proposta in Italia una collezione di arredi e dipinti antichi, il cui contenuto è per la prima volta quasi interamente corredato di certificati di libera circolazione.

Oltre 80 lotti, fra dipinti, sculture e oggetti d’arte, a rappresentare le tecniche più elaborate dal Rinascimento al Neoclassicismo. Del Seicento è un cofanetto in commesso di pietre dure, ebano e applicazioni in bronzo dorato, realizzato dalle Botteghe Granducali di Firenze fra 1700 e 1720 per Thomas Howard ottavo Duca di Norfolk e proveniente dalla collezione ducale (di cui reca etichetta cartacea di provenienza).

La qualità del commesso, dell’ebanisteria e delle applicazioni in bronzo dorato di questa cassetta riconducono all’ideazione di Giovanni Battista Foggini (1652-1725), tra fine Seicento e primo quarto del Settecento direttore delle Botteghe (stima 40-60mila euro).

Raffigurano «Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden» e una «Caccia allo struzzo» la coppia di microintagli in legno di pioppo dell’intagliatore bolognese Antonio Bonini, attivo dal 1690 al 1710, che rappresentano appieno la tipologia degli «artificialia», elaborati oggetti a uso di stupore e meraviglia (30-50mila).

Di Giovanni Baratta (1670-1747), scultore e decoratore di fama internazionale allievo di Foggini, le sculture in terracotta già in mostra agli Uffizi nel 2009: «Venere» e «Bacco» (40-60mila euro) per una probabile committenza di alto rango, dato che Baratta lavorò anche per varie corti europee. 

Ma l’oggetto più prezioso e più raro appare un cofanetto in corallo, rame dorato e argento, realizzato a Trapani nel XVII secolo (80-120mila euro): scatola da toeletta in legno, rivestita in rame dorato con sovrapposte decorazioni in corallo e argento. 

Fra i quadri, del Seicento il monumentale olio su tela (120x180 cm) «Arianna abbandonata da Teseo nell’isola di Nasso» di Francesco Morosini Il Montepulciano (1600-46; 40-60mila). La preziosità usata da Morosini nei dettagli suppone una commissione prestigiosa, databile al 1630 ca. Ancora: un fastoso «Ritrovamento di Mosè» di Gaspare Diziani (50-60mila), un «Ritratto di gentiluomo» di Fra’ Galgario (30-40mila) e due Rosalba Carriera, «Ritratto di gentildonna a mezza figura» (30-50mila), e «Ritratto di gentiluomo a mezza figura» (50-70mila).

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 10 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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