Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliL’indirizzo non potrebbe essere più prestigioso. Il nuovo museo di Heidi Horten apre le porte il 3 giugno in un palazzo di inizio Novecento che guarda da un lato verso l’Albertina e il parco del Burggarten, e dall’altro verso il teatro della Staatsoper. La Ringstrasse è a un minuto a piedi, piazza Santo Stefano a pochi minuti. Dopo due anni di lavori affidati a Next ENTERprise Architects e un investimento milionario, la collezione dell’ereditiera austriaca trasloca dalle numerose dimore private sparse nel mondo al cuore di Vienna e promette di diventare un nuovo magnete culturale e turistico.
La collezione è da anni al centro di polemiche sulla provenienza degli ingenti capitali che l’hanno resa possibile, ascrivibili all’imprenditore di successo Helmut Horten (che di Heidi fu marito tra il 1966 e il 1987, anno della morte), assai attivo durante il nazismo nell’acquisizione di beni arianizzati. La direzione della Heidi Horten Collection è affidata a Agnes Husslein-Arco, una delle più battagliere e chiacchierate decane del mondo della cultura austriaca, passata da Sotheby’s al Museum der Moderne di Salisburgo, dal Belvedere al consiglio di amministrazione del Leopold Museum, e quindi curatrice della collezione Horten nonché promotrice della sua apertura al pubblico.
Husslein-Arco non lesina lodi: «Con questo nuovo museo Heidi Goëss-Horten compie un passo nel futuro della cultura, inserendosi nella tradizione di collezionisti che con la loro visione hanno creato luoghi per il confronto pubblico con l’arte». Focalizzata sull’arte moderna e contemporanea, con opere di primissimo piano (Renoir, Chagall, Schiele, Picasso, Léger, Matisse, Klee, Miró, Magritte, Dalí, Rothko, Niki de Saint Phalle e Dubuffet, fino a Freud, Bacon, Klein, Baselitz e Richter), la controversa collezione dispone di 1.500 metri quadrati di superficie su tre livelli, un atelier con terrazza per attività pedagogiche e ricreative e un piccolo giardino per le sculture.
«Considero il mio museo come un luogo di scoperta, esperienza sensoriale, godimento dell’arte, spiega Horten, perché è proprio questo che l’arte rappresenta per me: un godimento irrinunciabile. Mi auguro quindi che il pubblico possa sperimentare queste stesse emozioni». Diversi interventi di artisti contemporanei hanno dato forma e impreziosito gli interni: Markus Schinwald e Hans Kupelwieser hanno realizzato la «sala da tè», mentre Andreas Duscha ha ideato l’area di ingresso ai bagni. La mostra di apertura «open» (fino al 3 ottobre) si focalizza sull’edificio in quanto elemento fondamentale della presentazione della collezione, e presenta una trentina di opere di artisti fra cui Lucio Fontana, Dan Flavin, Damien Hirst, Jean-Michel Basquiat, Lena Henke, Damien Hirst, Marc Quinn e Franz West.
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