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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliIl Design Museum dedica per la prima volta nel Regno Unito una grande retrospettiva a un mito della creatività italiana: Enzo Mari (29 marzo-8 settembre). La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Triennale di Milano, dove ha debuttato nel 2020 a cura di due amici e collaboratori del progettista, Hans Ulrich Obrist e Francesca Giacomelli.
Poliedrico e politicamente schierato, radicale nel suo j’accuse di quell’industria del design per la quale ha creato innumerevoli oggetti-icona dal prezzo accessibile e dalla lunga durata estetica e funzionale, Mari (1932-2020) ha sempre creduto nella responsabilità sociale del proprio lavoro, con un atteggiamento pionieristico anche nei confronti di tematiche oggi attualissime come quelle ecologiche ed etiche, legate soprattutto al fenomeno del consumismo.
«Mari sosteneva che “l’etica è l’obiettivo di ogni progetto”, afferma Giacomelli. Non gli interessava creare oggetti, ma modelli per una società diversa, per un modo diverso di vivere e produrre. L’obiettivo era fare diventare le persone parte del progetto stesso liberandole dal ruolo passivo di consumatori, nella consapevolezza che il progetto non è una forma da contemplare o consumare, ma uno strumento di trasformazione che richiede la partecipazione attiva e vigile della comunità».
Strutturata in forma cronologica e non tematica, la retrospettiva ripercorre i 60 anni di carriera del designer attraverso più di 300 oggetti e progetti che spaziano dal prodotto industriale all’exhibit design, dalla grafica all’installazione artistica. Affiancato ai suoi progetti, il materiale d’archivio consente di approfondire l’inesausto processo di ricerca alla base del lavoro di Mari, mentre i tributi di artisti e designer internazionali come Mimmo Jodice, Adrian Paci, Rirkrit Tiravanija e Nanda Vigo, esposti nella sezione finale, evidenziano la lunga e profonda eredità della sua visione. Un’eredità ribadita dalla mostra parallela «Grazie Enzo: Contemporary Responses to Enzo Mari» che il Design Museum presenta esponendo il lavoro di 13 designer inglesi contemporanei, tra cui Jasper Morrison, Studiomama e Martino Gamper.
Tra le opere esposte, esemplari del lavoro di Mari sono l’iconico calendario perpetuo del 1966 e le coloratissime stampe della «Serie della Natura», realizzate negli stessi anni e per la stessa azienda lombarda, Danese, ma concepite come multipli d’arte. Di grande fascino appare anche il suo interesse per il mondo del gioco come «attività necessaria a scoprire le proprie potenzialità e conoscere il mondo», che l’ha portato a realizzare inizialmente per i suoi figli oggetti-capolavoro come i 16 animali componibili in legno (Danese, 1957) o il successivo libro La mela e la farfalla, realizzato nel 2004 insieme alla prima moglie Iela.
Come sottolinea Obrist, «viviamo in un momento storico interessante per riscoprire Mari e guardare ai temi della sostenibilità e dell’accessibilità attraverso la sua focale. Nelle mie numerose conversazioni con lui, Mari ha sempre sottolineato come gli oggetti di design debbano durare nel tempo, contro l’idea di spreco usa e getta delle risorse».

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