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L’Operation Night Watch è la più imponente campagna di ricerca e restauro cui la «Ronda di notte» di Rembrandt è mai stata sottoposta

Photo: Rijksmuseum/Henk Wildschut

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L’Operation Night Watch è la più imponente campagna di ricerca e restauro cui la «Ronda di notte» di Rembrandt è mai stata sottoposta

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La «Ronda di notte» di Rembrandt cela sorprese curiose, difficoltà e misteri

Scoperte di straordinaria importanza: dopo lunghe e complesse analisi diagnostiche, il Rijksmuseum ha avviato il restauro della grandiosa tela e non fa previsioni sulla fine dei lavori 

Elena Franzoia

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Rembrandt superstar. Opera capitale delle collezioni del Rijksmuseum, la celebre «Ronda di notte» (1642) è ormai da più di un anno sottoposta a interventi di restauro, dopo cinque anni di analisi diagnostiche che ne hanno scandagliato storia, complessità e condizioni. AkzoNobel è il partner principale del progetto Operation Night Watch, che con un costo di circa 300mila euro si segnala come la più imponente campagna di ricerca e restauro mai dedicata al capolavoro di Rembrandt. 

Come nella migliore tradizione museale nordica, da sempre aperta e inclusiva nei confronti del pubblico anche non specialistico, tutte le fasi si svolgono in un’apposita, monumentale, teca di vetro allestita dall’architetto francese Jean-Michel Wilmotte su una parete della Galleria d’Onore, che come un palcoscenico spettacolarizza le molte cure dedicate all’opera. A occuparsene è lo staff tecnico del Rijksmusum, coadiuvato da esperti provenienti da musei e università locali e internazionali, utilizzando un sistema di piattaforme elevatrici che consentono di raggiungere l’intera superficie pittorica di un’opera che attualmente misura circa 4 metri di altezza per oltre 4,50 di larghezza. 

Iniziate nel luglio 2019, le analisi diagnostiche hanno contemplato 56 scansioni macro a fluorescenza a raggi X (macro-Xrf) e imaging iperspettrale, oltre a un uso pionieristico dell’Intelligenza Artificiale che ha consentito di ricostruire, tramite opportuni pannelli integrativi, l’estensione e l’impatto originale dell’opera come documentata da una copia seicentesca attribuita a Gerrit Lundens, prima cioè di essere tagliata lungo il perimetro all’epoca dello spostamento, nel 1715, nel Municipio di Amsterdam (oggi Palazzo Reale). Di straordinaria importanza il ritrovamento dello schizzo originale, realizzato con colore beige ad alto contenuto di gesso su base marrone (si tratta della prima volta che viene rilevata questa preparazione in un’opera di Rembrandt), e la scoperta di numerosi pentimenti. «La presenza dello schizzo rappresenta una svolta nelle nostre ricerche, ha affermato il direttore del Rijks Taco Dibbits. Abbiamo sempre sospettato che Rembrandt lo avesse realizzato prima di cimentarsi in questa composizione incredibilmente complessa, ma non ne avevamo le prove». 

Nel novembre 2024 una squadra di otto restauratori capitanati da Robert Van Langh (responsabile del Dipartimento di Conservazione e Ricerca scientifica del Rijksmuseum e presidente del Nicas, Netherlands Institute of Conservation, Art and Science) ha finalmente avviato gli interventi di restauro, iniziando dalla cruciale, ma anche lunga e delicata, rimozione della vernice applicata nel 1975-76. Preparato con un solvente, uno speciale tessuto viene applicato sull’opera per brevi periodi in modo da rendere la vernice solubile e assorbibile, mentre i residui di vernici precedenti vengono rimossi grazie all’uso di tamponi e microscopio. Le fasi successive vedranno l’applicazione di una nuova vernice e la realizzazione dei ritocchi, dovuti alle discontinue condizioni di una superficie pittorica che appare oggi in vari punti compromessa da precedenti interventi di restauro, volti soprattutto alla rimozione delle vernici e iniziati già alla fine del Seicento (l’opera fu terminata nel 1642). Altri elementi di degrado sono costituiti da fattori fisiologici, come il viraggio di alcuni colori e le macchie bianche dovute alla saponificazione del colore a olio. L’opera presenta inoltre un’increspatura sull’angolo superiore sinistro, causata probabilmente da fluttuazioni climatiche. 

Come sottolineano al Rijks, i restauratori sono supportati da un team enorme composto, tra gli altri, da scienziati, fotografi e studiosi, che nel frattempo continuano ad approfondire le ricerche storico artistiche. Recente è, ad esempio, la scoperta che la probabile ispirazione per il cagnolino che abbaia sulla destra della tela sia da riconoscere nel particolare di un disegno realizzato nel 1619 dall’artista ed editore Adriaen van de Venne, oggi nelle collezioni del Rijksmuseum per il frontespizio del celebre libro di Jacob Cats Conflitto interiore, ovvero i potenti sommovimenti tra carne e spirito. 

L’Operation Night Watch è la più imponente campagna di ricerca e restauro cui la «Ronda di notte» di Rembrandt è mai stata sottoposta. Photo: Rijksmuseum/Henk Wildschut

Elena Franzoia, 23 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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