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Gli scavi visti dall’alto presso l’acropoli di Elea-Velia

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Gli scavi visti dall’alto presso l’acropoli di Elea-Velia

Etruschi e Cartaginesi alleati per il controllo del Tirreno

Il ritrovamento di un edificio sacro con ceramiche e armi sull’acropoli di Elea-Velia rievoca lo scontro navale avvenuto nel 540 a.C. al largo di Alalia

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Giuseppe M. Della Fina

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La scoperta appena resa nota, avvenuta presso l’acropoli di Elea-Velia, getta nuova luce su uno degli avvenimenti più significativi della storia etrusca e del Mediterraneo occidentale del primo millennio a.C.: la battaglia navale di Alalia (o del Mar Sardo) avvenuta attorno al 540 a.C. e ricordata da Erodoto, che ne comprese a pieno il significato. Vi furono coinvolti i Focei, gli Etruschi e i Cartaginesi ed ebbe ripercussioni significative in Magna Grecia.

Perché si arrivò allo scontro? Qual era la posta in gioco? Occorre andare indietro di alcuni decenni. I Focei, lasciata la loro madrepatria sulla costa della Ionia (attuale Turchia) intorno al 600 a.C., fondano la colonia di Marsiglia sulle coste meridionali dell’odierna Francia, allo scopo di avviare proficui contatti commerciali con le popolazioni galliche dell’entroterra, allarmando Etruschi e Cartaginesi interessati a quegli stessi mercati.

Intorno al 565 a.C., consolidata la loro posizione, i Focei scelgono di stanziarsi ad Alalia (Aleria) in Corsica, così da creare ostacoli ulteriori ai traffici commerciali etruschi e cartaginesi ed effettuare scorrerie. La provocazione non venne tollerata a lungo, Etruschi e Cartaginesi alleati tra loro reagirono e si arrivò allo scontro. Erodoto racconta che i due popoli con una flotta di 60 navi attaccarono la flotta nemica composta anch’essa da 60 imbarcazioni.

La battaglia navale fu sfavorevole ai Focei, che ebbero quaranta navi distrutte e le rimanenti danneggiate. La sconfitta li convinse ad abbandonare l’isola e a fondare una nuova città: «In Enotria, quella che ancora oggi si chiama Velia» (Erodoto, 1, 165-167). Quanto ai vincitori, i Cartaginesi ribadirono il loro controllo sulle coste della Sardegna, mentre gli Etruschi s’impadronirono di quelle della Corsica confermando il loro controllo sul mar Tirreno, che ancora oggi prende il nome dal termine Tirreni col quale i Greci chiamavano gli Etruschi.

Erodoto racconta inoltre che i prigionieri spettarono in gran parte agli abitanti dell’etrusca Caere (Cerveteri), che li lapidarono. Più tardi, per riparare a tale crudeltà e su indicazione dell’oracolo di Delfi, gli abitanti di Cerveteri iniziarono a tenere sacrifici, giochi ginnici e ippici in memoria dei prigionieri uccisi. Alcune armi utilizzate in quella battaglia sono probabilmente tra quelle ritrovate nella campagna di scavo appena conclusa, portata avanti dagli archeologi del Parco Archeologico di Paestum e Velia.

A costoro si deve la scoperta dei resti di un edificio rettangolare (lungo 18 metri e largo 7) con muri realizzati in mattoni crudi e intonacati, al cui interno sono state rinvenute ceramiche dipinte, vasi con iscrizioni che ne indicano la sacralizzazione e, soprattutto, armi tra le quali due elmi, di cui uno sicuramente etrusco.

La datazione dell’edificio, di poco posteriore alla battaglia di Alalia, e l’elmo etrusco hanno fatto ipotizzare a Massimo Osanna che nell’ambiente ora rinvenuto siano state depositate offerte alla dea Athena dopo lo scontro navale e che la fondazione del nuovo insediamento si debba parte ai Focei superstiti. Le ricerche hanno chiarito anche che il principale tempio della città, consacrato ad Athena, venne eretto dopo l’edificio sacro ora riportato alla luce.

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Giuseppe M. Della Fina, 02 febbraio 2022 | © Riproduzione riservata

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