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Stefano Cortesi lo aveva lasciato intendere nell’intervista rilasciata a «Vernissage» nello scorso febbraio, ma ora è ufficiale: dopo Lugano (nel 2013) e Londra (nel 2015), la Cortesi Gallery apre anche a Milano, nell’edificio di corso di Porta Nuova 46/B diventato negli ultimi anni una vera officina di creativi.
Scegliendo Milano come terza sede, il gallerista ha confermato l’attrattività di una città la cui immagine è in vivace crescita, come ormai dimostrano molti indicatori: «Una città che, nell’ambito dell’arte, richiama un pubblico internazionale sempre più numeroso, grazie anche alla rapida crescita di musei e fondazioni private, e all’ampia offerta di eventi», spiegano il gallerista e i figli, Andrea e Lorenzo.
Per l’inaugurazione, il 3 maggio, hanno scelto Nicola De Maria (Foglianise, 1954, vive e lavora a Torino) di cui, alla vigilia dell’inaugurazione della 57ma Biennale di Venezia, presentano le cinque monumentali opere esposte nella Biennale del 1990. Con la mostra «Nicola De Maria. Dalla Biennale 1990», fino al 21 luglio, intendono così rendere omaggio, attraverso un suo protagonista, alla capostipite di tutte le biennali. Invitato per la terza volta a Venezia, nel 1990 De Maria esponeva nel Padiglione Italia, curato da Laura Cherubini, Flaminio Gualdoni e Lea Vergine, insieme a un folto gruppo di artisti italiani, tra i quali Anselmo, Boetti, De Dominicis, Garutti, Guerzoni, Mainolfi, Maraniello e Tirelli. Ognuno disponeva di una sala e il pittore di origine campana realizzò le cinque monumentali opere ora in mostra, intitolate «Teste Orfiche» e abitate da forme geometriche imprecise, da cieli stellati, da «aquiloni»: paesaggi della mente accesi da colori tanto intensi da sembrare essi stessi fonti luminose. Come nella mostra al Museo Pecci, del 2012, e prima ancora alla Biennale, anche qui i cinque dipinti sono affiancati da opere simili ma di minore formato, che arricchiscono l’esperienza immersiva cercata dall’artista.
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