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Disegno, scultura, architettura: nelle sculture-installazioni di Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 - Trevi, 2008) confluiscono tutte le arti; persino la pittura, seppure monocroma. Cardi gli rende omaggio fino al 15 settembre con una mostra curata da Anna Maria Maggi, titolare della galleria Fumagalli, che riunisce un numero ristretto ma esaustivo di opere a partire dagli ultimi anni Cinquanta fino agli ultimi lavori.
Dai «Cementarmati» fino agli «Artifici» del 2007-08, scorre tutto il percorso di Uncini, grazie a opere esemplari dei cicli dei «Ferrocementi», dei «Mattoni», delle «Ombre», delle «Dimore», dei «Muri d’ombra», degli «Spazi di ferro» e delle «Architetture». Lo scultore marchigiano ha esplorato nel suo lavoro l’idea del «costruire», declinandola con una sorprendente ricchezza linguistica e traendo dalle tecniche e dai materiali dell’edilizia opere dense di suggestioni. Accade con il cemento armato, sul quale lascia in evidenza l’impronta delle casseforme di gettata di legno, regalando alla superficie dei suoi lavori una «pelle» che è sì tecnica e artificiale ma che conserva in sé la memoria di un materiale naturale qual è il legno. E accade con il tondino di ferro e con le reti metalliche strutturali, che nelle sue opere diventano una trama di segni.
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