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Milano. Nel processo di riscoperta della nostra migliore arte degli anni Sessanta, l’opera di Alberto Biasi (Padova 1937) ha ritrovato il ruolo che merita: attualmente presente in importanti collettive italiane e internazionali e protagonista della rassegna in Palazzo Pretorio, a Cittadella, dedicata ai suoi lavori ambientali, l’artista presenta da DepArt i lavori di minore formato nella personale «Light Visions. Visioni leggere, visioni di luce» sino al 17 dicembre. 35 le opere in mostra, appartenenti ai cicli delle «Trame», dei «Rilievi ottico-dinamici» (nella foto un esemplare del 1974), degli «Oggetti ottico-dinamici», delle «Forze dinamiche», delle «Interferenze dinamiche» e dei «Politipi», con due inediti, «Politipo» e «Gocce», ideati espressamente per gli spazi della galleria. Vicino sin dagli esordi (era la fine degli anni Cinquanta) ai gruppi più sperimentali del tempo, da Azimut al Gruppo Zero, Biasi lavora da sempre sulla sperimentazione di materiali innovativi e sull’interazione tra opera e spettatore, basandosi sulle leggi dell’ottica e sui meccanismi della percezione. Crea opere ipnotiche, vertiginose, fondate sulla luce e sulla sua energia, che se agli inizi per certi versi si avvicinavano ai lavori coevi dell’Optical Art, d’altro canto, con il loro cinetismo, condividevano il clima delle ricerche dei gruppi dell’Arte programmata, in un costante approfondimento, che lo ha condotto a configurare interi ambienti multisensoriali e che tuttora gli detta opere di intensa suggestione.

Alberto Biasi, Rilievo ottico-dinamico, 1974

Alberto Biasi, Rilievo ottico-dinamico, 1964

Alberto Biasi, Politipo, 1976

Alberto Biasi, Non ha titolo, 1985-86
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