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«La nurse» di Karel Appel (particolare), 1950

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«La nurse» di Karel Appel (particolare), 1950

Baj e Gallizio avvinti dai CoBra

Da Dellupi le confluenze italiane degli artisti di Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam

Michela Moro

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L’8 novembre 1948 un gruppo internazionale di artisti seduti al tavolino del Café Notre-Dame a Parigi fondò un nuovo movimento artistico che prese nome dalle rispettive città d’origine: Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam. Da qui l’acronimo CoBrA; ne facevano parte tra gli altri Asger Jorn, di Copenaghen, Joseph Noiret e Christian Dotremont di Bruxelles, Karen Appel, Constant e Corneille di Amsterdam.

CoBrA ebbe vita breve, dal 1948 al 1951, ma la sua vivacità ed energia, i colori intensi e le forme innovative, fossero figure immaginarie o animali fantastici eseguiti senza regole e in grande libertà, furono fondamentali per la ripartenza artistica postbellica.

Grazie al legame di Asger Jorn e Karel Appel con Enrico Baj e Pinot Gallizio, il linguaggio CoBrA si fuse più tardi con le tendenze informali italiane. A ripercorrere questa esperienza è Dellupi Arte con una mostra aperta dal 24 settembre al 13 novembre: «Pensieri comuni e interessi condivisi uniscono Jorn e i due artisti italiani. Su suggerimento di Baj, nel 1954 Jorn si trasferisce ad Albissola, dove organizza un “Incontro internazionale della ceramica” a cui partecipano anche Karel Appel e Guillaume Corneille. Ad Albissola Jorn entra in contatto con Pinot Gallizio, con cui l’anno successivo fonda ad Alba il Laboratorio Sperimentale del Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista e, nel 1957, l’Internazionale Situazionista», raccontano dalla galleria.

Intitolata «CoBrA e origini», la mostra prende forma da questi scambi e comprende una selezione di dipinti dei CoBrA in dialogo con opere di Enrico Baj (1924-2003) e Pinot Gallizio (1902-64). L’idea di pittura «libera» è alla base della poetica di Pinot Gallizio, artefice di una molteplicità di linguaggi espressivi tra figurazione e astrazione.

Il monumentale «L’albero della vita» del 1960-61 è tra i focus della mostra, insieme ad altre opere dell’artista esempio di pittura vitale in cui forme all’apparenza geometriche vengono assemblate in composizioni ritmate ed estremamente espressive. «Abbiamo scelto di presentare attraverso le opere di un artista italiano l’incredibile scena artistica europea denominata CoBrA: Pinot Gallizio è stato un indiscusso protagonista dell’arte europea degli anni Cinquanta e questa mostra, molto legata al suo carisma e ai suoi intensi rapporti con Asger Jorn, vuole approfondire un movimento che reputo fondamentale nell’Europa del dopoguerra, spiega Luigi Dellupi.

La presenza ricorrente di personaggi, teste e animali è un tratto che accomuna le opere in mostra. L’antropomorfismo e la trasformazione della figura prendono vita in Enrico Baj in un’iconografia favolistico-grottesca, ricreata attraverso la matericità della superficie pittorica, come in «Petit Enfant» (1957), o valorizzando texture e polimaterismo, come nell’assemblage «Femme au diapason» (1960). Qui stoffe, medaglie, spille e vetri danno vita a figure tanto intense quanto espressive. Tracce di figuralità si ritrovano anche in «Untitled» di Jorn (1955) e nell’opera museale «La nurse» di Karel Appel (1950), in cui campiture cromatiche e marcate linee di contorno amplificano la pennellata materica ed espressiva
». Completano la mostra opere di Corneille e Constant.

«La nurse» di Karel Appel (particolare), 1950

Michela Moro, 23 settembre 2020 | © Riproduzione riservata

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