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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliMutua il titolo dal libro di Norman Mailer sull’allunaggio dell’Apollo 11 nel 1969 la collettiva «Of a Fire on the Moon», allestita fino al 3 agosto nella Galleria Lia Rumma a cura di Boaz Levin e Tobias Zielony.
In mostra, le opere di quattro giovani artisti che «si collocano tra realismo e alienazione e sembrano ritrarre i loro soggetti attraverso flash e sfarfallii, creando un’atmosfera onirica e distante». «Tourneur» (2018), il video di Yalda Afsah (Berlino, 1983), documenta una corsa di tori nel Sud della Francia con un’artificiosa, ma, al tempo stesso paradossalmente reale, sospensione visiva; quello di Sohrab Hura (India, 1981) «The Lost Head & The Bird» (2019) indaga invece la vita ai margini della società indiana, mostrandone il clima di tensione e di violenza.
«Fuck, Cook, Look: the first and last time I remember being in Naples» (1993/2017) è il titolo di una serie di fotografie che comprende sia quelle in bianco e nero realizzate da Gwen Smith (Cincinnati, 1968) a Napoli nel 1993, sia altre a colori del più recente soggiorno dell’artista in città. Il lavoro riflette sul tema della fotografia come strumento mnemonico e di archiviazione nelle due varianti analogica e digitale.
Infine è esposta anche «Fire on the Moon» (2019), opera in stop motion di Tobias Zielony (Wuppertal, 1974), che conduce in Sicilia, a Gibellina, città distrutta dal terremoto appena un anno prima del primo allunaggio, con una scelta stilistica che si muove tra illusionismo cinematografico di Georges Méliès («Viaggio sulla Luna») e un certo neorealismo italiano del dopoguerra, contribuendo ad alimentare un clima di costante sospensione tra illusione e realtà.
Un fotogramma di «Tourneur» (2018) di Yalda Afsah
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