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Agnetti sul pianeta Sirio

Una retrospettiva apre la nuova sede di Osart

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Per aprire la nuova sede della sua Osart Gallery, in corso Plebisciti 12, Sirio Ortolani ha scelto Vincenzo Agnetti (Milano 1926-1981), protagonista fino al 27 maggio della retrospettiva «Oltre il Linguaggio».

Nella mostra, realizzata con l’Archivio intitolato all’artista, sfilano lavori fotografici degli anni tra il 1973 e il 1976, fondamentali per Agnetti, in un percorso di soli 15 anni, che si dipana tra il 1967 quando, tornato in Italia dopo aver lavorato all’estero nel campo dell’automazione elettronica, tiene la sua prima mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara, e il 1981, quando muore improvvisamente a Milano. Le opere sono state scelte fra quelle esposte nelle sue mostre più importanti: ecco allora l’installazione con numeri e bandiere «Progetto per un Amleto politico», 1973; «Frammento di Tavola di Dario», stesso anno, e «Discorso n. 5», 1974, tutti lavori esemplari della sua ricerca di una lingua dai codici universali. Non manca la celebre «Autotelefonata», 1974, con le fototessere in cui l’artista si ritrae mentre telefona a se stesso ripetendo «yes! yes!», né un esempio del suo «Teatro statico», come «Elisabetta d’Inghilterra», 1976, un teatro senza osservatori né testo, in cui è l’osservatore a proiettare sull’opera i propri vissuti.

Il tema del ritratto è rappresentato da «Età media di A.», 1973-74, in cui l’immagine della protagonista si trasforma lungo la linea del tempo e poi si condensa in un volto che porta in sé il «tempo medio dell’esistenza già depositata», mentre la natura è al centro di «Progetto panteistico», 1973, dedicato alla «storia» di una foglia. Temi, dunque, tuttora attualissimi (come anche quello del rapporto tra medium e messaggio, esplorato in «Free-hand Photograph», 1974), declinati con un linguaggio concettuale sempre denso di fascino visivo e intellettuale.

Ada Masoero, 17 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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