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Dal 20 marzo la Fondazione Luigi Rovati avvia il ciclo di mostre «Metropoli etrusche», ideato per riflettere su quelle antiche città non solo come realtà urbanistiche ma come nodi demografici, politici, sociali, economici e di commerci, secondo un modello che anticipa le attuali metropoli.
Prima tappa, «Vulci. Produrre per gli uomini, produrre per gli dei» (fino al 4 agosto): Vulci era infatti una delle più dinamiche città dell’Etruria meridionale, centro strategico delle rotte commerciali nel Mediterraneo. Florido il suo artigianato (ceramiche, bronzi, sculture di pietra e terracotta), alimentato anche dai manufatti che giungevano qui dal Mediterraneo orientale, influenzando la produzione locale.
L’arco temporale va dal X secolo a.C. alla conquista romana ma, come suole fare la Fondazione Rovati, accanto ai capolavori etruschi giunti da musei e importanti collezioni private, che illustrano la storia e le storie della città, nel percorso figurano anche opere di Giuseppe Penone, in un dialogo che nutre scambievolmente di nuovi significati gli uni come le altre. Toccherà poi a Tarquinia e Populonia.
Ipogeo della Fondazione Luigi Rovati con i manufatti della collezione etrusca
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