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Victoria Miro ha aperto la sua galleria in Cork Street a Londra nel dicembre 1985

Foto Thierry Bal. Courtesy Victoria Miro

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Victoria Miro ha aperto la sua galleria in Cork Street a Londra nel dicembre 1985

Foto Thierry Bal. Courtesy Victoria Miro

Victoria Miro, una paladina degli artisti da 40 anni

La gallerista londinese, che raramente concede interviste, racconta la sua carriera fino ad oggi e i suoi progetti per il futuro. Intanto festeggia  il quarantennale della sua attività esponendo opere di tutti i suoi protetti 

Nel dicembre 1985, in un periodo in cui la scena culturale londinese era permeata dallo spirito punk, Victoria Miro decise di aprire una galleria in Cork Street, allora epicentro del conservatore mondo dell’arte europea. All’inizio di quell’anno la via di Mayfair era stata presa di mira dalla Grey Organisation: i membri del collettivo di artisti punk, fondato nel 1983, avevano imbrattato di vernice grigia le vetrine delle gallerie nel cuore della notte. Il motivo? Lo snobismo dell’establishment artistico.

Miro non si scompose. Anche lei, ammette, si sentiva «fuori posto» aprendo uno spazio  in Cork Street in un momento in cui Londra aveva «pochissime gallerie, istituzioni e collezionisti che sostenevano l’arte contemporanea». Ma d’altra parte, non è mai stata una che segue le mode. Il suo debutto è coinciso con l’ascesa sulla scena artistica londinese del gruppo YBA, gli Young British Artists, ma lei ha evitato l’edonismo e lo sfarzo di quel movimento. Allora come oggi, era una delle figure di spicco del mondo dell’arte britannico. 

Ancora oggi di rado concede interviste, anche se ha contribuito a questo articolo. Gli artisti di Miro sono al centro di tutto ciò che fa. E molti di loro hanno parole di grande elogio per la gallerista: «Fin dall’inizio ho capito che era una persona straordinariamente generosa e gentile», osserva Isaac Julien. «Victoria, osserva il regista britannico, è più di una gallerista: è una vera sostenitrice degli artisti. Senza il suo sostegno incondizionato, dubito che avrei avuto le condizioni necessarie per sviluppare molte delle mie opere». 

 

 

40 anni da festeggiare

Per festeggiare il suo 40mo anniversario, Miro allestisce una mostra di opere di tutti i suoi artisti nello spazio di oltre 1.500 metri quadrati alla periferia di Hoxton, dove si è trasferita nel 2000. A dimostrazione del loro impegno nei confronti della gallerista, 23 di loro, tra cui Njideka Akunyili Crosby, Flora Yukhnovich, Elmgreen & Dragset e Chris Ofili, hanno realizzato nuove opere appositamente per la mostra (dal 6 giugno all’1 agosto). Per Miro la mostra di Ofili del 2002, «Upper Room», è stata uno dei momenti salienti della sua carriera. Composta da 13 dipinti di scimmie appoggiati al muro (ogni tela, a sua volta, poggiava su due palline di sterco di elefante), «ha avuto un impatto enorme, afferma la gallerista. Molto prima di Instagram, per strada c’erano la fila». 

Anche la pittrice britannica Chantal Joffe ha contribuito con una nuova opera: un autoritratto che la ritrae con un abito rosso e un cappello di paglia. Joffe è tra gli artisti che da più tempo collabora con Miro: aveva solo 26 anni quando si sono conosciute. «Siamo andate in quel pub irlandese di fronte alla galleria di Cork Street, ricorda Joffe. Non riuscivo a guardarla negli occhi tanto ero nervosa». Sono passati 28 anni e ora considera Miro «e tutti quelli della galleria come una famiglia». E aggiunge: «Non so come sarebbe stata la mia vita di artista senza di loro, né la mia vita come persona. Victoria ha sempre creduto nel mio bisogno di crescere e cambiare, e questo non è vero per la maggior parte dei galleristi, né per la maggior parte delle persone. Victoria è unica: vede senza bisogno di parlare, vede nel profondo ciò che sto cercando di fare». 

Grayson Perry, vincitore del Turner Prize e famoso per i suoi vasi di terracotta, confida che il suo rapporto con Miro è più profondo di quello con la maggior parte delle persone. Nel 2020 l’Holburne Museum di Bath ha allestito una mostra delle prime opere di Perry intitolata «The Pre-Therapy Years». Il titolo, spiega Perry, è stato ispirato da una sua battuta che aveva fatto una volta «sul fatto che Victoria era stata fortunata ad avermi preso dopo che avevo passato sei anni in psicoterapia. Ora, aggiunge, non sto dicendo che non ci sia ancora un pizzico di transfert materno idealizzato, ma gli ultimi 22 anni di lavoro con Victoria sono stati una gioia totale sia a livello personale che professionale. La galleria è un meraviglioso riflesso di lei, e provo molto affetto per lei e per la sua creazione». 

Per la mostra dei 40 anni, Perry ha creato un nuovo vaso  dal titolo «Forty Years of Art Trends in a Palatable Form», un recipiente decorato con frasi come «Non posso permettermi uno studio», «ipocrisia di livello industriale» e «fiacco punto di vista di sinistra».

La pittrice britannica Celia Paul, i cui ritratti raffigurano spesso persone a lei vicine, in particolare sua madre e le sue quattro sorelle, ha realizzato un nuovo dipinto di sua sorella, «Kate in a Starry Landscape». L’opera «ritrae Victoria circondata delicatamente dalle sue stelle, spiega Paul. Non è esagerato dire che Victoria ha trasformato la mia vita», continua. «E quando mi è stato chiesto di realizzare un dipinto per la mostra anniversario della galleria, ho voluto trasmettere la sua visione unica e tranquilla, oltre al fatto che ha cresciuto alcuni degli artisti più importanti al mondo». 

 

Da Londra a Venezia

Un rigore silenzioso permea la pratica artistica della maggior parte degli artisti di Miro, non importa quanto famosi. Il primo che Miro ha preso sotto la sua ala è stato il poeta, artista e giardiniere scozzese Ian Hamilton Finlay, il cui centenario è stato celebrato all’inizio di quest’anno con nove mostre. Nonostante sia morto nel 2006, non ha ancora avuto una retrospettiva di rilievo in Gran Bretagna. «A metà degli anni ’80 sono andata a trovarlo in Scozia, dopo aver ammirato il suo lavoro sin dalla sua mostra alla Serpentine nel 1977, e gli ho chiesto se volesse fare una mostra nella galleria che speravo di aprire, ricorda Miro. Mi stupì molto che accettasse, dato che ero sconosciuta: fu l’inizio di una lunga e stretta collaborazione». All’inizio degli anni ’90 la gallerista si è unita a un gruppo di sostenitori che ha istituito un trust per mantenere e preservare quella che Miro descrive come «una delle più grandi opere d’arte del Regno Unito»: «Little Sparta», il giardino che Finlay e la moglie Sue avevano ricavato sulle Pentland Hills, a sud-ovest di Edimburgo. Una percentuale dei profitti della mostra per il 40mo anniversario sarà devoluta al Little Sparta Trust. 

A differenza di molti suoi colleghi maschi, che negli ultimi due decenni si sono concentrati sull’espansione in diversi continenti, Miro ha aperto un solo spazio all’estero, a Venezia nel 2017, in un palazzo del Seicento. L’opportunità è nata grazie al rapporto di lunga data di Miro con la collezionista Bruna Aickelin, che  a Venezia aveva fondato nel 1971, e gestito fino al 2013, la storica Galleria il Capricorno. «Molti dei nostri artisti hanno esposto nella sua galleria. Ormai quasi noventenne, Bruna ha voluto a tutti i costi affidarmi la galleria, racconta Miro. All’inizio ero riluttante, ma alla fine ho capito quanto i nostri artisti amassero Venezia e quanto quello spazio piccolo e prezioso affacciato sul canale fosse un avamposto seducente». 

Naturalmente Londra rimane il cuore dell’attività di Miro. Nonostante la Brexit e altre complicazioni geopolitiche, considera la capitale britannica «un luogo importantissimo nel mondo dell’arte contemporanea». E aggiunge: «Ora abbiamo molte gallerie eccellenti, grandi e piccole, istituzioni dinamiche e collezionisti impegnati, molti dei quali incentrati sugli artisti». 

 

La scelta del successore

Il 40mo anniversario porta inevitabilmente a puntare l’attenzione sul successore di Miro. La gallerista ha una squadra di lunga data, in primis Glenn Scott Wright al suo fianco da ben 28 anni. Ma anche la famiglia avrà un ruolo fondamentale nel futuro dell’attività. All’inizio di quest'anno il figlio di Victoria, Oliver Miro, che nella primavera del 2020 ha lanciato la piattaforma di gallerie online Vortic, è stato nominato socio della Victoria Miro Gallery. «Oliver fa parte della galleria dal 2011. Quest’anno si è unito a me e Glenn Scott Wright in qualità di socio, spiega Miro, e avrà un ruolo importante nel plasmare il futuro della galleria insieme al nostro forte team di “senior”».

Anny Shaw, 06 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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