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Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliDopo un intervento di restauro durato mesi, la Galleria degli Specchi del Castello di Versailles si presenta oggi con una nuova veste che restituisce la forza visiva e il respiro monumentale pensati nel Seicento dall’architetto francese Jules Hardouin-Mansart e dal pittore di corte Charles Le Brun. L’obiettivo è stato duplice: recuperare la leggibilità della volta dipinta e restituire alla sala un’immagine più vicina a quella dell’epoca del Re Sole.
Per lungo tempo, infatti, la Galleria è stata associata all’immagine festosa di una sala da ballo, con decine di lampadari, disposti su tre file, che ne moltiplicavano gli effetti luminosi. Ma quell’allestimento, legato a rare celebrazioni nuziali della famiglia reale, era solo temporaneo. Negli anni Ottanta del Novecento, la decisione di renderlo permanente trasformò l’ambiente in un’interpretazione scenografica, ma poco fedele alle origini. Oggi, la scelta di tenere unicamente sei lampadari al centro restituisce la leggerezza architettonica dello spazio, in cui finestre e specchi dialogano tra loro, amplificati dalle prospettive della volta barocca.
Proprio la volta, rimasta a lungo in ombra, torna protagonista. Le Brun vi raffigurò l’epopea di Luigi XIV con una narrazione che intreccia mitologia e politica, allegorie e cronaca, dal trionfo nella guerra d’Olanda fino a riferimenti esotici che raccontano l’apertura del regno al mondo. I cartigli dipinti con testi degli scrittori Jean Racine e Nicolas Boileau testimoniano l’importanza attribuita dal sovrano alla corretta interpretazione del programma celebrativo.
A rendere la visita ancora più suggestiva vi era un dettaglio spesso dimenticato: gli aranci in grandi vasi d’argento che, negli anni Ottanta del Seicento, ornavano la galleria prima di essere fusi assieme ad altri preziosi arredi. Loro sostituti in bronzo, arricchiti da aranci artificiali, adornano dal XVII secolo i parterre del Castello e ora, collocati temporaneamente nella Galleria, ne evocano l’atmosfera originaria, aggiungendo un tocco di vita quotidiana alla magnificenza cerimoniale.
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