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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliVerona. È stato presentato stamattina presso il Museo di Castelvecchio, l'intervento di restauro conservativo che ha interessato la «Conversione di san Paolo» di Giulio Licinio (1527 ca-1593). La tavola era stata danneggiata durante il colpo che il 19 novembre scorso ha privato il museo di ben 17 opere: i rapinatori, nel tentativo di strapparla al supporto, ne avevano leso un'estremità, lasciandone a terra i frammenti.
La «restituzione», avvenuta in presenza del soprintendente Fabrizio Magani, del consigliere comunale con delega alla cultura Antonia Pavesi, della direttrice di Castelvecchio Margherita Bolla e di solo un paio di rappresentanti della stampa (un errore, pare, di comunicazione da parte dell'ufficio comunale preposto), è stata resa possibile grazie alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.
In un primo momento, precisa il soprintendente Magani, era stata anche presa in considerazione l'idea di lasciare una traccia del danno ma la presenza dei frammenti superstiti, aggiunge Chiara Scardellato che con Gugliemo Stangherlin è intervenuta in situ sull'opera, ha permesso di risarcirla completamente. Attraverso la stuccatura delle fessurazioni in effetti la ricongiunzione è pressoché invisibile a occhio nudo.
Oggi la «Conversione di san Paolo», nella sua originaria collocazione, condivide lo spazio nella stessa sala in cui sono state trafugate le opere di Tintoretto e bottega: «La Madonna allattante», «Il ritratto di Ammiraglio Veneziano», «Il giudizio di Salomone», «Il banchetto di Baltassar», «Il trasporto dell'Arca dell'Alleanza», «Sansone», «Il ritratto di Marco Pasqualigo». Al loro posto campeggiano piccole riproduzioni con la dicitura «opera trafugata il 19/11/15» mentre il cavalletto scarpiano dove un tempo era collocato «Il ritratto virile» è stato per ora rimosso.
Antonia Pavesi ha salutato l'operazione di restauro come primo risarcimento per una ferita ancora profonda inferta, sottolinea, da una vera e propria rapina a mano armata che figura come attacco alla cultura dell'intera città.
Alla domanda se e come siano state implementate le misure di sicurezza per Castelvecchio risponde: «È in atto una revisione dei sistemi di sicurezza di tutti i musei veronesi attraverso un gruppo di lavoro coadiuvato dal comandante della Polizia municipale Luigi Altamura. Sono al vaglio tutte le realtà museali per decidere lo stanziamento di risorse economiche necessarie». Per il solo museo di Castelvecchio conferma inoltre l'impiego di due sorveglianti notturni invece di uno soltanto.
Sul fronte delle indagini, però, ancora nulla trapela. Lo stesso soprintendente conferma soltanto che stanno procedendo. In «maniera approfondita».
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L'opera di Licinio prima del restauro

L'opera di Licinio dopo il restauro

Una veduta generale della sala: alle pareti, riproduzioni a colori di piccolo formato occupano il posto delle opere rubate lo scorso 19 novembre
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