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Una veduta delle ultime tombe scavate nella necropoli nord di Cirene in Libia

Photo: Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara

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Una veduta delle ultime tombe scavate nella necropoli nord di Cirene in Libia

Photo: Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara

Una statua femminile acefala e una piccola testa nelle tombe rupestri di Cirene

Rientrata dalla Libia, Oliva Menozzi dell’Università di Chieti-Pescara ci racconta gli ultimi ritrovamenti dello scavo nella necropoli settentrionale dell’antica città, indagata notte e giorno per non lasciare incustoditi i reperti

Stefano Miliani

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Come a volte accade nelle ricerche archeologiche, nei giorni finali saltano fuori le scoperte più stimolanti. Com’è accaduto da poco nella necropoli settentrionale di Cirene, nella Libia nord-orientale, indagata dalla missione dell’Università di Chieti Pescara diretta dalla professoressa Oliva Menozzi che a «Il Giornale dell’Arte» racconta con entusiasmo: «Con i ritrovamenti di solito è così. Negli ultimi due giorni si è scavato anche di notte con gli operai libici che si cimentavano per la prima volta in scavi notturni per non lasciare lì reperti incustoditi». Ma che cosa è emerso in questa missione estiva nella necropoli nord? Tombe rupestri di età ellenistica dalla raffinata facciata architettonica con loculi, sarcofagi e, tra i reperti, una statua femminile acefala e una piccola testa, ceramica attica, sementi e un corpo incenerito.

Menozzi era nel sito nordafricano fino a venerdì scorso 18 luglio. «Grazie alla fruttuosa collaborazione con tecnici, operai e ispettori del Department of Antiquity di Tripoli e di Cirene abbiamo ripreso a scavare nella necropoli di Cirene, dove non intervenivamo dal 2009, anche per le problematiche causate dal devastante uragano Daniel del settembre 2023, racconta. Abbiamo cominciato a smontare i detriti e i blocchi, e sono venute fuori quattro sepolture del tutto ignote a testimonianza del fatto che la necropoli continuava in quella zona con fitte tombe architettoniche. Intanto, abbiamo scavato tre camere funerarie rupestri, di datazioni differenti, in un’altra vorremmo tornare tra settembre e ottobre, e abbiamo trovato due piccoli sarcofagi, inizialmente attribuiti a infanti o adolescenti, ma che invece si sono rivelati essere a incinerazione».

Statua femminile, probabile personificazione di Persefone, rinvenuta nella necropoli nord di Cirene in Libia. Photo: Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara

Piccola testa rinvenuta nella necropoli nord di Cirene in Libia. Photo: Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara

Due tombe di età ellenistica, prosegue Menozzi, presentano «quattro-cinque loculi con sei o sette defunti e corredi, sia di adulti che di bambini. All’interno ceramica attica importata dalla Grecia e balsamari con ancora tracce di profumo tant’è che faremo la gascromatografia (una tecnica per analizzare le miscele, Ndr). Abbiamo riportato campioni per comprendere la familiarità genetica: stiamo avviando le analisi insieme al collega Alfredo Coppa, antropologo forense dell’Università La Sapienza di Roma, e l’Università di Harvard perché facciamo parte di un gruppo di ricerca nelle necropoli di tutto il bacino mediterraneo». Di rilievo i rinvenimenti principali: «Le tombe ellenistiche hanno restituito una piccola testa di divinità funeraria, legata a uno dei due sarcofagi per l’incinerazione, e una statua femminile molto bella, probabilmente la personificazione di Persefone per accompagnare i defunti nell’aldilà». L’archeologa segnala anche coroncine di foglie in bronzo e perline in terracotta rivestite in foglia oro trovate su due defunti: «Si tratta di un tipo di corona ellenistica mai rinvenuto a Cirene».

Mentre la ceramica di un paio di tombe risale alla fine del IV secolo a.C., quella nella sepoltura più antica arriva dalla fine del VI: «Abbastanza ampia, è la tomba più prestigiosa e abbastanza ricca dato che qui abbiamo trovato tanta ceramica a vernice nera ma anche a figure nere, quella ateniese per eccellenza, che copiavano e facevano anche a Cirene». Non ultimi, riferisce Menozzi, sono venute alla luce «tante piccole ciotoline e piatti con quelle che sembrano sementi: le ho imbustate e sigillate perché faremo analisi paleobotaniche per capire la tipologia delle offerte votive all’interno delle tombe». 

A Cirene operano tre università italiane: oltre a quella abruzzese intitolata a Gabriele d’Annunzio, intervengono l’ateneo Carlo Bo di Urbino con una missione diretta da Oscar Mei e l’Università Luigi Vanvitelli della Campania con Serenella Ensoli alla guida delle ricerche. Al momento, precisa l’archeologa, solo le prime due missioni sono al lavoro con un progetto finanziato dall’agenzia Aliph (International alliance for protection of heritage) per ricerche e restauri in seguito alle distruzioni provocate nel 2023 dall’uragano Daniel.  

La squadra italo-libica al lavoro nella necropoli nord di Cirene in Libia. Fonte Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara

Stefano Miliani, 21 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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Una statua femminile acefala e una piccola testa nelle tombe rupestri di Cirene | Stefano Miliani

Una statua femminile acefala e una piccola testa nelle tombe rupestri di Cirene | Stefano Miliani