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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliCon l'esclusiva mostra «Icons: Back to Madison», Sotheby’s riunisce alcune delle opere più iconiche passate sotto il suo martello (ad Abu Dhabi dal 2 al 6 dicembre e a New York dal 13 al 21 dicembre) per costruire un racconto compatto e ambizioso: si tratta infatti dei lotti che più di ogni altro hanno segnato la sua storia e, per estensione, quella del mercato globale, sequenza di momenti in cui stima, aggiudicazione e valore simbolico hanno coinciso, producendo un effetto di ridefinizione permanente.
Emblematica in questo senso è «Shot Orange Marilyn» di Andy Warhol, presentata a Sotheby’s New York nel 1998 con una stima di 4–6 milioni di dollari e venduta per 17,3 milioni, più del quadruplo delle aspettative. Il celebre foro di proiettile, nato da un atto performativo non autorizzato alla Factory, ha trasformato un’immagine seriale in un oggetto irripetibile, sancendo definitivamente la Marilyn come icona pop e Warhol come perno del mercato contemporaneo. Allo stesso modo, la forza paradigmatica dell’astrazione storica emerge con «Composition No. II» di Piet Mondrian, battuta nel 2022 per 51 milioni di dollari. Pur priva di una stima pubblica convenzionale, l’opera – unica ancora in mani private del rarissimo gruppo 1929–31 con il quadrato rosso – ha ristabilito il record dell’artista, confermando come rigore formale, rarità e provenienza restino elementi centrali nella costruzione del valore.
Il momento forse più emblematico dell’ultimo decennio resta però «Untitled» (1982) di Jean-Michel Basquiat, presentata nel 2017 con una stima di 60 milioni di dollari e venduta per 110,5 milioni, diventando il dipinto americano più caro mai aggiudicato in asta. L’opera, realizzata nel momento di massima intensità creativa dell’artista, ha sancito l’ingresso definitivo di Basquiat nel pantheon dei grandi maestri del Novecento, trasformando un linguaggio nato ai margini in un asset centrale del collezionismo globale.
Un percorso analogo, ma anticipato di decenni, è quello segnato da «False Start» di Jasper Johns, stimato 4–5 milioni di dollari e venduto nel 1988 per 17,05 milioni. All’epoca fu la seconda aggiudicazione più alta mai registrata negli Stati Uniti, e contribuì a consolidare il New York School come asse portante della storia dell’arte americana del dopoguerra. La riflessione sul linguaggio, sulla percezione e sull’ambiguità del segno diventava così, per la prima volta, anche una questione di primato economico.
Jasper Johns, «False Start». Courtesy of Sotheby’s
Il passaggio cruciale tra figurazione e astrazione trova invece la sua forma più compiuta in «Interchange» di Willem de Kooning, offerta nel 1989 con una stima di 4–6 milioni di dollari e venduta per 20,7 milioni. L’aggiudicazione fece dell’opera il lavoro contemporaneo più costoso del suo tempo, fissando un nuovo standard per l’Espressionismo astratto e per l’idea stessa di modernità americana come valore collezionabile.
Ancora più radicale è il caso di Clyfford Still, la cui monumentale tela «1949-A-No. 1» fu presentata nel 2011 con una stima di 25–35 milioni di dollari e venduta per 61,7 milioni. Qui il record non si limita a ridefinire il mercato dell’artista ma produce una conseguenza istituzionale diretta: il ricavato contribuisce in modo determinante alla nascita del Clyfford Still Museum di Denver, dimostrando come l’asta possa diventare strumento di musealizzazione retroattiva.
La dimensione performativa e mediatica del mercato emerge poi con forza nel caso di «Girl Without Balloon» di Banksy, stimata 4–6 milioni di sterline e venduta nel 2021 per 18,58 milioni, dopo essersi autodistrutta parzialmente durante un’asta precedente. L’opera, l’unica letteralmente «creata» in sala d’asta, mette in scena una critica al valore che viene immediatamente assorbita dal sistema stesso che intendeva contestare, trasformando la distruzione in moltiplicazione simbolica.
Accanto alle arti visive, Icons include lotti che ampliano il concetto stesso di opera iconica. La Birkin originale realizzata per Jane Birkin, venduta a Parigi nel 2025 per 8,58 milioni di euro a fronte di una stima molto più contenuta, segna l’ingresso definitivo del fashion object nella sfera dell’alta collezione. Qui il valore isiede anche nella capacità dell’oggetto, di lusso sì ma di uso quotidiano, di condensare desiderio, identità e mito culturale.
In questo continuum di stime superate, record infranti e significati ridefiniti, Icons: Back to Madison restituisce l’immagine di un mercato che produce attivamente. Sotheby’s, riunendo questi lotti nel nuovo Breuer Building, si propone come archivio vivente dei momenti in cui l’arte è diventata iconica e in cui il valore economico si è saldato definitivamente a quello simbolico.
Clyfford Still, «1949-A-No. 1». Courtesy of Sotheby’s
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