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Si scalda in ritardo la Fabbrica del Vapore

Si scalda in ritardo la Fabbrica del Vapore

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

È dal 2008 che Careof, fondata nel 1987 a Cusano Milanino, e Viafarini, attiva dal 1991, entrambe organizzazioni non profit per la ricerca artistica contemporanea, operano insieme negli spazi della Fabbrica del Vapore, dove trova spazio anche il comune progetto del Docva-Documentation center for visual arts (www.docva.org), ricco di 30mila volumi (dei fondi Viafarini e Careof), degli oltre 8mila video dell’archivio di Careof e dei 5mila portfolio raccolti, catalogati e digitalizzati da Viafarini dal 1991. 

Per ottenere gli spazi nella Fabbrica del Vapore, le due organizzazioni avevano partecipato con successo, nel 1999-2000, al bando del Comune di Milano. Le concessioni degli spazi (del costo di 28 mila euro l’anno) sono tuttavia scadute il 28 febbraio e il Comune di Milano sta per pubblicare un nuovo bando per una nuova assegnazione che si chiuderà il 15 aprile e che, nel caso Careof e Viafarini non lo vincessero, imporrà la restituzione, entro il 20 aprile, degli spazi. 

Il 24 febbraio il Comune ha presentato le linee guida del bando e le due istituzioni assicurano di avere buone speranze di superare l’esame; non così è per molti degli altri inquilini della Fabbrica del Vapore (artisti e laboratori, per lo più), che non svolgono le attività di pubblica utilità previste dai bandi, e che nelle ultime settimane sono insorti. 

In una lettera aperta Careof «contesta la tempistica infelice: la pubblicazione del bando dopo la scadenza delle concessioni e la difficoltà di trovare una nuova sede in così breve tempo, nel caso in cui non dovessimo vincerlo». Facendo al tempo stesso presente che «dal 2008, Careof ha favorito la ricerca di 1.317 artisti attraverso mostre, residenze, workshop e incontri, e di 174 curatori provenienti da 52 Paesi diversi. Ha collaborato con 150 istituzioni, realizzando oltre 234 progetti formativi. Offre la consultazione gratuita di migliaia di volumi e riviste d’arte e l’archivio video conta attualmente la collezione di oltre 8mila video d’artista». Avverte anche di aver ricevuto «proposte da altre amministrazioni comunali di ospitare gratuitamente l’associazione», sebbene i suoi responsabili siano persuasi della necessità di restare «patrimonio della città di Milano».

 

Ada Masoero, 12 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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