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La volta della Chiesa di San Nicolò a Carpi, Modena

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La volta della Chiesa di San Nicolò a Carpi, Modena

San Nicolò a Carpi, vertice del Rinascimento emiliano

Edificata su progetto di Baldassarre Peruzzi nel 1521, la «seconda fabbrica» della chiesa fu vittima del terremoto del 2012 riportando danneggiamenti diffusi alle strutture murarie, alle torri campanarie, alle absidi e alle volte. Ora l’edificio riapre restaurato

Stefano Luppi

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Il Comune di Carpi (Mo), con 1,6 milioni, e la Regione Emilia-Romagna (con 2,1 milioni del «Programma Opere pubbliche e Beni culturali. Commissario per la ricostruzione Sisma 2012») hanno finanziato il restauro dell’importante Chiesa di San Nicolò, ubicata in una zona della città dove si ha notizia di un primo insediamento sacro deciso da papa Callisto II già il 29 gennaio 1123. Il devastante terremoto del maggio 2012 l’aveva messa seriamente in pericolo, causando danneggiamenti diffusi alle strutture murarie (particolarmente accentuati sul tiburio della cupola), alle torri campanarie, alle absidi e alle volte. I danni strutturali avevano a loro volta determinato quelli delle superfici decorate con lo sviluppo di fessurazioni e distacchi di intonaco e pellicole pittoriche. 

L’intervento, iniziato nel 2021 e affidato alle imprese edili e di restauro Mulinari Costruzioni, Falegnameria Carraro e Marmiroli Restauro, ha ovviato ai danni e prodotto un miglioramento sismico. Si è articolato in due appalti distinti dedicati rispettivamente alle opere edili e al restauro delle superfici decorate interne, paramento murario e portico di facciata. In particolare, spiegano i restauratori, i lavori sono «consistiti nel consolidamento estradossale delle cupole della navata centrale, nell’esecuzione di interventi di scuci-cuci e di ristilatura armata sulle murature in laterizio, nel rafforzamento delle strutture lignee delle coperture mediante sostituzione di componenti ammalorati, nell’integrazione con elementi lignei e metallici e irrigidimento dei piani di falda, nell’incremento della resistenza strutturale mediante elementi in carpenteria metallica nel caso del tiburio e delle torri campanarie. I lavori di restauro delle superfici decorate hanno riguardato invece le volte delle navate e dell’abside maggiore, le cupole della navata e del tiburio, le pareti delle cappelle delle navate laterali e la controfacciata e sono consistiti in interventi di riadesione della pellicola pittorica, consolidamento del supporto in intonaco mediante infiltrazioni, riparazione di fessurazioni mediante scuci-cuci, coli di malta e stuccature, pulitura e desalinizzazione, reintegrazione pittorica in “sottotono”».

La chiesa venne affidata a metà Quattrocento ai Minori Osservanti: «Alberto Pio (1475-1531), spiega la direttrice di Palazzo dei Pio Manuela Rossi, fin da giovane ebbe una predilezione e un’attenzione particolare per San Nicolò, luogo dove era sepolto il padre Leonello Pio (1440 ca-77) e per questo vi fece erigere l’attuale edificio. Il cantiere si protrasse per una trentina d’anni, dal 1493 al 1522, quando la chiesa venne formalmente consacrata da Teodoro Pio, fratello di Alberto». 

Dopo alterne vicende, nel 1521, quando si prospettò la possibilità di ospitare il Capitolo dei Minori a Carpi, iniziò l’edificazione della «seconda fabbrica» di San Nicolò, su progetto di Baldassarre Peruzzi (1481-1536), affidata a Giovanni Antonio Barabani, nipote di quell’Antonio che si era occupato della «prima fabbrica». L’edificio è oggi tra i più importanti del Rinascimento emiliano e conserva all’interno un’ampia decorazione, seppure in parte rimaneggiata, e opere mobili realizzate da Giovanni del Sega (1450 ca-1527), Giovan Gioseffo Dal Sole (1654-1719), Francesco Vellani (1688-1768) e Bernardino Loschi (1460-1540). 

Stefano Luppi, 26 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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San Nicolò a Carpi, vertice del Rinascimento emiliano | Stefano Luppi

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