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Lucia Pini accanto a un’opera di Medardo Rosso. Foto di Vittorio Calore, 2021

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Lucia Pini accanto a un’opera di Medardo Rosso. Foto di Vittorio Calore, 2021

Rivaluterò l’architettura geniale di Arata

Lucia Pini, nuova direttrice, vuole rilanciare la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Dal giugno scorso la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi ha finalmente un nuovo direttore. Una direttrice, in realtà, Lucia Pini (già conservatore, dal 2002 al 2021, del Museo Bagatti Valsecchi di Milano e studiosa di rango dell’arte dell’Ottocento), che ha vinto il bando indetto dal museo.

Dalla scomparsa di Stefano Fugazza, nel 2009, la Galleria era priva di una vera guida e gli effetti si erano fatti sentire perché, a dispetto della qualità altissima delle sue collezioni, il cui nucleo risale al collezionista Giuseppe Ricci Oddi (1868-1937), e a dispetto del felice legame tra le opere e l’architettura che le ospita, progettata dal geniale Giulio Ulisse Arata (1881-1962), l’immagine della Galleria si era molto appannata.

Dottoressa Pini, come intende restituire alla Galleria la visibilità che merita?

In primo luogo, rinfrescherò l’allestimento senza però stravolgerlo perché è in linea con l’architettura e in certi casi rispecchia l’ordinamento originale. Metterò però mano a tutti gli interventi e le modifiche (dalle canaline elettriche alle tappezzerie) realizzati successivamente. Questo luogo è straordinario, poiché fu commissionato da Giuseppe Ricci Oddi a un grande architetto come Arata proprio per ospitare la sua collezione e su tale rapporto intendo puntare, per valorizzarlo al massimo. Così come intendo puntare sulle vicende che l’hanno visto nascere: raccontare storie di persone attrae l’attenzione del pubblico, come anche la museologia ha di recente riscoperto.

Quindi, più didattica?

Chi entra, oggi, non ha molti strumenti di comprensione. Ai nostri giorni non può accadere, perché nessuno in un museo deve sentirsi spaesato. Bisogna rivolgersi a un pubblico più vasto di un tempo e con strumenti aggiornati: penso a una didattica con diversi livelli di approfondimento, da scaricare sui device, che si rivolga con un linguaggio accostante ai bambini, a un pubblico curioso ma non specialista e agli addetti ai lavori. Le opere sono bellissime (e non solo il celebre «Ritratto di signora» di Gustav Klimt, rubato nel 1997 e ritrovato nel 2019, ma molti altri capolavori, alcuni esposti fino al 9 gennaio 2022 nella mostra di Elena Pontiggia «Klimt e i maestri “segreti” della Ricci Oddi», Ndr) ma mancano le indispensabili chiavi di comprensione. Su questo occorrerà lavorare.

Lucia Pini accanto a un’opera di Medardo Rosso. Foto di Vittorio Calore, 2021

Il «Ritratto di signora» di Klimt

Ada Masoero, 07 settembre 2021 | © Riproduzione riservata

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