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Una veduta della Cittadella del Cairo

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Una veduta della Cittadella del Cairo

Restaurata l’antica Cittadella del Cairo

Sono ora visitabili le due torri di Saladino, della Sabbia e del Fabbro, con il progetto di recupero dei monumenti islamici e il tentativo di prolungare i soggiorni dei turisti

Francesco Tiradritti

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Nella Cittadella (el-Qala) sono state da poco rese accessibili al pubblico la Burg el-Ramla (Torre della Sabbia) e la Burg Al-Haddad (Torre del Fabbro). La Cittadella è erroneamente attribuita a Mohammed Ali Pasha che vi fece costruire una moschea tra il 1828 e il 1848. La struttura originaria fu invece voluta da Salah Al-Din (Saladino, 1138-93) come centro del sistema di fortificazioni che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto proteggere dagli attacchi dei Crociati le città del Cairo e di Fustat. Utilizzata per 700 anni dai governatori locali, divenne anche sede del Governo britannico durante il periodo di occupazione dell’Egitto (1882-1946). Le due torri erano poste a difesa del passo tra la Cittadella e la prospiciente altura del Mokattam. Si elevano per quasi 21 metri di altezza e la seconda torre è provvista di quattro balconi in pietra (saqata) sostenuti da mensole, che erano privi di pavimento per facilitare ai difensori il lancio di pietre e olio bollente sul nemico. In epoca mamelucca le due strutture furono utilizzate per l’acquartieramento delle truppe.

Il recente restauro ha comportato la pulitura delle strutture e la sostituzione delle pietre troppo rovinate e in alcuni casi si è proceduto al ripristino di scale e pavimenti. Allo scopo di rendere la visita sicura sono stati costruiti muri protettivi e parapetti. Nel discorso tenuto in occasione della cerimonia di apertura delle torri il ministro Ahmed Issa ha affermato che il loro restauro fa parte di un programma che prevede il ripristino di altri monumenti islamici cairoti. Lo scopo è quello di giustificare il prolungamento di un giorno dei viaggi organizzati che dovrebbe condurre a un sensibile incremento degli introiti derivanti dal turismo. Non è la prima volta che si cerca di ottenere questo risultato e uno dei motivi dietro la realizzazione del Grand Egyptian Museum (Gem) di Giza è il tentativo di allungare i classici viaggi con crociera da nove a dieci giorni. 

Lo studio finanziato dal Ministero degli Esteri italiano nel 1995, che si occupò della prefattibilità di un tale progetto, aveva preso in considerazione anche questo aspetto, ma la conclusione era stata che l’aumento del numero di monumenti e siti visitabili non avrebbe influito sulla durata dei viaggi organizzati, dato che questa era legata al numero di giorni di ferie che i turisti erano disposti a dedicare a una vacanza di questo tipo. Malgrado ciò, in questo trentennio l’offerta turistica è stata accresciuta dal recupero di siti nel Delta, nel Medio e nell’Alto Egitto splendidi e importantissimi, ma difficili da raggiungere, e trasferendo le antichità del Museo Egizio del Cairo non soltanto al Gem, ma anche in una ventina di nuovi musei provinciali. I monumenti islamici del Cairo sono stati coinvolti in questo processo di rinnovamento e sono stati sottoposti a numerosi e radicali interventi. Alcuni più che necessari, come la rimozione del cumulo di rifiuti che copriva le mura cittadine in prossimità di Bab el-Futuh. Altri, malgrado abbiano condotto al ripristino di numerosi monumenti, hanno suscitato non poche critiche perché considerati troppo radicali. È il caso della risistemazione di Sharia el-Moez che si è però trasformata in una meta molto frequentata dagli stessi cairoti. La sommità, ora finalmente accessibile, di Burg el-Ramla e Burg el-Haddad offre, inquinamento permettendo, una delle più belle vedute del Cairo, ma sembra improbabile che le agenzie turistiche offrano soggiorni più lunghi.

Francesco Tiradritti, 09 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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