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Recipiente in bronzo del periodo degli Stati combattenti (2,1-3 milioni). © Sotheby's

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Recipiente in bronzo del periodo degli Stati combattenti (2,1-3 milioni). © Sotheby's

Rarità cinesi targate Junkunc e Rockefeller

Arte orientale all'asta di Sotheby's a New York il 22 settembre

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Elena Correggia

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In un posticipo dettato dall’emergenza sanitaria, Sotheby’s celebra a settembre l’arte orientale, dall’antichità al contemporaneo, con una serie di aste specializzate durante l’Asian week di New York. Il 22 settembre vanno all’incanto una sessantina di sculture cinesi in giada, appartenute a Stephen Junkunc III, importante collezionista americano di origini ungheresi specializzato nell’arte cinese e la cui raccolta è già stata in parte messa in vendita da Sotheby’s.

Ad attirare l’attenzione è una rara testa di cavallo (stima 510-680mila euro), color verde pallido con qualche striatura naturale, che esprime nella sua incisività l’eccellente tradizione artistica cinese, dall’alto valore simbolico e strategico nel rappresentare i cavalli agli albori della storia imperiale.

Benché i dettagli stilistici riferibili al muso equino si avvicinino a quelli di esemplari simili realizzati nel vasellame, nel bronzo o nel legno, la mancanza di un’altra testa di cavallo in giada all’interno di una tomba del periodo Han rende ipotizzabile la sua datazione nei secoli successivi, ovvero nel periodo delle Sei dinastie.

Alla collezione Junkunc appartiene anche una giada assai rara composta da un gruppo di divinità taoiste effigiate come quattro giovani, databile fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento (periodo Kangxi-Yongzheng) valutata 85-130mila euro. Lo stesso giorno è poi offerta una collezione privata di porcellane cinesi.

Fra i lotti di punta un vaso ad anfora in celadon smaltato verde pallido che ben interpreta il rifiorire della produzione artistica di porcellane durante il regno dell’imperatore Kangxi (1661-1722). Qui il tradizionale motivo del dragone che emerge da onde e nuvole in movimento si combina con le forme rinnovate di un recipiente in celadon (255-425mila).

Allo stesso periodo, che vide distinguersi Liu Yuan fra gli artisti della porcellana, è databile un raro vaso «famiglia verde», decorato con raffinato minimalismo da una coppia di rami di rose in fiore (255-340mila). Sempre il 22 una vendita è incentrata sull’arte indiana, himalayana e del Sud-Est asiatico e include una statua in rame dorato di Avalokiteshvara, bodhisattva della compassione, seduto su un trono composto da una foglia di loto e con una mano allungata in un gesto di benevolenza e carità.

L’opera, appartenuta alla collezione di Abby Aldrich Rockefeller, è originaria del Nepal e databile al IX-X secolo (255-425mila). Il 23 settembre è la volta dell’arte cinese: passa sotto i riflettori in particolare un recipiente in bronzo (2,1-3 milioni), impreziosito grazie a una singolare e complessa lavorazione del metallo con intarsi in oro, argento e placche di vetri policromi che rappresenta l’apice dello sfarzo del periodo degli Stati combattenti (475-221 a.C.).

Appartenuto in passato alla collezione di Adolphe e Suzanne Stoclet, è l’esito di una elaborata tecnica bronzea di cui non è praticamente stato pubblicato nulla data la rarità degli esempi del genere.

Recipiente in bronzo del periodo degli Stati combattenti (2,1-3 milioni). © Sotheby's

Elena Correggia, 19 settembre 2020 | © Riproduzione riservata

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