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Simone Facchinetti
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La National Gallery di Londra, in occasione del secondo centenario della sua nascita, si è regalata uno smagliante abito su misura, tramite un allestimento che la ringiovanisce e la mette al passo coi tempi. Molte persone pensano che non fosse necessario, tuttavia è sempre interessante osservare come si rigenera un museo e in che forma si presenta al pubblico contemporaneo. Ma qui non tratteremo l’argomento se non obliquamente perché ci incuriosisce provare a riflettere sul valore economico delle opere anonime, quelle che non possono essere riferite ad alcun artefice con assoluta certezza.
Come si fa a stabilire il prezzo di un’opera che non ha paragoni? Beh, si comincia col situarla in un punto in cui far convergere altre testimonianze analoghe per epoca, materiali costitutivi, storia ecc. Sarebbe bello venire a sapere come hanno fatto gli esperti di Sotheby’s a calcolare in 16 milioni e 420mila sterline il valore di una tavola anonima acquistata dalla National Gallery di Londra in occasione dell’inaugurazione dei nuovi allestimenti, avvenuta il 10 maggio scorso. Il dipinto è meraviglioso e misterioso allo stesso tempo. È meraviglioso per il soggetto, una sacra conversazione dove tutti sembrano immersi nei propri pensieri mentre li lega un filo invisibile. Personalmente voto per la figura di santa Margherita d’Antiochia, inginocchiata sulla schiena di un povero drago che fa una smorfia disgustata, sbava e strabuzza gli occhi. Il quadro è misterioso perché da quando si conosce nessuno è mai riuscito a individuare il nome del suo vero autore, francese o fiammingo? Jean Hey o un seguace di Hugo van der Goes? Pensate se fosse accaduto in Italia. È facile immaginarsi i titoli dei giornali: «Gli Uffizi pagano 20 milioni per un dipinto di vattelapesca». Invece gli inglesi hanno avuto la capacità di capovolgere la frittata e di raccontare che il caso rappresenta una straordinaria «sfida» ancora da superare. Da noi si dice che a caval donato non si guarda in bocca, infatti il dipinto è giunto al museo grazie al sostegno degli American Friends of the National Gallery, un’associazione che da quando è nata (1985) ha già sborsato 200 milioni di dollari. La stessa associazione ha contribuito quasi interamente a coprire le spese dell’autoritratto di Artemisia Gentileschi in vesti di santa Caterina, acquistato sempre per la National Gallery nel 2018 alla somma, che oggi appare modesta, di 3 milioni e 600mila sterline. Sì, ma come si arriva a quadruplicare l’investimento per un anonimo? Rarità? Certamente. Stato di conservazione? Di sicuro. Qualità? Ovvio. Ok, ovvio, ma che cos’è la qualità? Qui il discorso ci porterebbe troppo lontano. Morale: tra i misteri del quadro ora si è aggiunto anche il calcolo del suo valore pecuniario. Offresi lauta ricompensa (solo intellettuale, s’intende) a chi individuerà elementi certi che hanno contribuito alla riuscita del calcolo che, tradotto in dollari, fa 20 milioni tondi tondi.
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