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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliIstituito in linea con l’impegno della Fondazione Bracco nella promozione del merito e delle competenze femminili in collaborazione con la Fondazione Roberto de Silva e Diana Bracco, il Premio Diana Bracco-Imprenditrici ad arte ha celebrato la sua terza edizione ad Artissima. Anche quest’anno è stato accompagnato da una rubrica di approfondimento e riflessione sulla figura dell’imprenditrice nel mondo dell’arte. Sei gli appuntamenti realizzati, a partire da un’introduzione sulla nascita della figura della gallerista nel corso del secondo Novecento. A seguire, le interviste con le tre giurate: Elisabetta Barisoni, dirigente Area Musei di Ca’ Pesaro e del Museo Fortuny, Venezia e MUVE, Mestre, l’artista Monica Bonvicini, Christian Leveet, collezionista, filantropo e fondatore di FAMM di Mougins, le vincitrici del premio 2025, Paola Bonino e Marta Barbieri, e, infine, la promotrice Diana Bracco.
Come è nata l’idea di istituire questo riconoscimento e quale messaggio intende trasmettere alle nuove generazioni di donne che operano in ambiti creativi e imprenditoriali?
Il premio «Diana Bracco – Imprenditrici ad Arte», è un’iniziativa di cui sono particolarmente orgogliosa. L’idea era quella di sostenere la crescita delle donne nel mondo dell’arte e della cultura, incoraggiando le nuove generazioni a coniugare visione imprenditoriale e ricerca artistica. Sono profondamente convinta infatti che il punto di vista femminile rappresenti un arricchimento in qualunque campo, e che lo sguardo attento delle donne porti sempre un importante contributo innovativo in termini di creatività, competenza, profondità. Nessuna organizzazione può davvero prosperare se non sa valorizzare pienamente il talento femminile. E questo vale per tutte le istituzioni: economiche, culturali, civili.
Quali tratti accomunano, secondo lei, le imprenditrici che riescono a lasciare un segno nel mercato dell’arte sempre così competitivo e mutevole?
Marta Barbieri e Paola Bonino, le bravissime vincitrici di quest’anno, sono state selezionate dalla nostra qualificata giuria per la «capacità di valorizzare i talenti emergenti e di ampliare la presenza femminile nel panorama artistico contemporaneo». Saper guardare lontano, capendo il talento dei giovani è una dote che accomuna molte galleriste, a iniziare dalle vincitrici delle precedenti edizioni del Premio creato da Fondazione Bracco e Fondazione Roberto de Silva e Diana Bracco. Intuito, sensibilità, ascolto, capacità di prendersi cura e aiutare gli artisti sono doti che queste imprenditrici aggiungono alla competenza e alla tenacia, ingredienti oggi indispensabile per chi fa impresa in ogni campo. Aggiungo che per me l’arte contemporanea è uno straordinario strumento di dialogo e di orientamento nel mondo di oggi e per questo va sostenuta e insegnata a tutti, iniziando dai più giovani. Artissima, ad esempio, svolge un ruolo molto importante a riguardo.
La Fondazione Bracco promuove da anni progetti che intrecciano scienza, cultura e inclusione. In che modo l’impegno della Fondazione per la valorizzazione del talento femminile si traduce concretamente in iniziative come questo premio?
La valorizzazione delle donne è da sempre al centro del mio personale impegno nella responsabilità sociale d’impresa, nelle istituzioni e nel mondo aziendale. Con soddisfazione, posso dire che il Gruppo Bracco considera la diversità un valore chiave per tutta l’organizzazione e un punto di forza. Attualmente abbiamo oltre il 40% di personale femminile in ruoli manageriali e il 54% in posizioni di Ricerca & Sviluppo. Fondazione Bracco, ha poi, un articolato progetto pluriennale, chiamato #100esperte, nato con l’obiettivo di incoraggiare la presenza femminile in tutti i campi: dalla scienza all’economia, dalla storia e filosofia allo sport, dall’arte alle istituzioni internazionali. Portato avanti insieme all’Osservatorio di Pavia e all’associazione di giornaliste GiULiA, con il sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, il progetto ha creato un network di esperte, una piattaforma online, una collana di volumi editi da Egea e numerose e apprezzatissime mostre fotografiche a cura del grande artista Gerald Bruneau. Il nostro progetto vuole anche combattere discriminazioni e stereotipi e dare voce alle donne sui media.
Arte e scienza sono due linguaggi diversi della stessa curiosità umana.
Certo. Per noi l’arte e la scienza sono due facce dello stesso amore per il sapere e il bello che, da sempre, accende il desiderio degli uomini. Non a caso, per i Greci «arte» si diceva technè. È questa la visione da cui nascono tutti i progetti scientifici che abbiamo sempre affiancato alle grandi mostre sostenute, prima dal Gruppo Bracco e poi da Fondazione Bracco. La nostra azienda è leader mondiale nella diagnostica per immagini e così ci è venuto naturale usare le tecnologie nate per la cura del corpo umano come strumenti di indagine preziosi anche per «prendersi cura» delle opere d’arte, rivelandone l’anima nascosta e contribuendo in modo significativo al loro restauro, alla loro tutela e valorizzazione. Siamo stati tra i primi in Italia ad avere questa intuizione e quest’anno abbiamo ideato una grande mostra gratuita a Palazzo Reale di Milano intitolata «Art from Inside». I visitatori fino al prossimo gennaio possono riscoprire alcuni capolavori dell’arte italiana da una prospettiva inedita che svela dettagli invisibili, segreti e pentimenti di Maestri come Caravaggio e il Pollaiolo.
In che modo vede oggi il dialogo tra queste due dimensioni - creatività e rigore scientifico - come motore di innovazione sociale ed economica?
Da sempre credo nell’incontro tra saperi diversi. La cultura tra l’altro è anche un elemento essenziale dell’economia del nostro Paese. Dobbiamo valorizzarla sempre più per farne una leva di crescita per l’Italia. Parliamo di un settore che, in quanto sinergico con l’industria del turismo, ha rilevanti ricadute sui territori e sull’occupazione. Sostenere con forza il patrimonio storico-artistico ha un profondo valore etico e sociale. Per questo auspico che nei bilanci delle imprese ci siano sempre delle risorse per iniziative culturali e valoriali. I privati, aziende e Fondazioni sono partner essenziali per lo Stato, soprattutto in Italia dove le risorse scarseggiano e il patrimonio artistico è sconfinato.
Le vincitrici di quest’anno, le fondatrici di UNA Gallery, hanno dimostrato che si può costruire un progetto d’arte ambizioso anche partendo da una città di provincia come Piacenza. Pensa che la vitalità culturale italiana passi anche da queste realtà «periferiche», capaci di creare valore e comunità fuori dai circuiti più tradizionali?
Certamente sì, per questo il nostro premio ha un taglio nazionale. La cultura è il cemento di tutti i territori italiani, e permette loro di confrontarsi, comunicare, condividere. L’intreccio tra bellezza, arte, paesaggio, creatività e innovazione è un tratto essenziale dell’identità di ogni nostra comunità. E il messaggio della cultura trascende ogni barriera geografica e linguistica perché la lingua del Bello è davvero universale. Concludo, ricordando a tutti che l’Articolo 9 della Costituzione Italiana pone tra i principi fondamentali della Repubblica lo sviluppo della cultura e la tutela e salvaguardia del patrimonio storico, artistico e ambientale.
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