Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoliCon il Marfa Restoration Plan, la Judd Foundation ha l’obiettivo di preservare gli spazi e le opere di Donald Judd (Excelsior Springs, 1928-New York, 1994) nella cittadina texana di Marfa. Qui, il padre del Minimalismo si stabilì nel 1977, preferendo la tranquillità e gli spazi incontaminati del deserto di Chihuahua alla frenesia dei grattacieli newyorkesi; un luogo più affine alle proprie teorie estetiche, secondo cui l’arte non deve rappresentare nulla, ma semplicemente esistere.
Nel 1990 Judd acquistò il Glascock Building, nel centro ella città, un edificio del XX secolo di 465 metri quadrati, all’epoca adibito a attività commerciali, per ristrutturarlo e utilizzarlo come studio di architettura.
«Egli credeva che preservare l’arte e l’architettura equivalesse a preservare la storia e che vivere una cultura fisicamente fosse il modo migliore per comprenderla», afferma Flavin Judd, direttore artistico della Judd Foundation.
Sulla base di questi principi è stato improntato il progetto di restauro dell’edificio (per un totale di 3,3 milioni di dollari), oggi Architecture Office, con la collaborazione degli architetti Troy Schaum e Rosalyne Shieh e il sostegno di alcune realtà pubbliche e private, tra cui il Consiglio di amministrazione della Fondazione, la Brown Foundation, la Horace W. Goldsmith Foundation e Suzanne Deal Booth, nonché la stessa città di Marfa.
«Il restauro dell’Architecture Office abbraccia contemporaneamente le sfide della sostenibilità nel clima desertico, la storia di Marfa e l’opera di Donald Judd, afferma Schaum, direttore dello studio Schaum Architects. Durante le varie fasi dei lavori, l’edificio è stato meticolosamente restaurato mattone dopo mattone, ma anche riesaminato in modo olistico per incorporare gli interventi di Judd sull’edificio con pratiche radicate nel tessuto urbano storico di Marfa».
Durante la prima fase, tra il 2018 e il 2019, sono stati portati a termine interventi sull’involucro esterno in mattoni con tecniche tradizionali. Successivamente, si è passati agli interni e, in particolare, alla conservazione dei dettagli e dei materiali storici. Nel giugno 2021, il cantiere è stato interrotto da un incendio; ha poi ripreso i lavori nel 2024, che sono stati ultimati solo nella prima metà del 2025. Nel rispetto dell’opera di Judd la struttura è stata oggetto di adeguamenti, utilizzando sistemi di efficienza energetica e materiali sostenibili, che ne ottimizzeranno le prestazioni attraverso vetri isolanti e infissi in legno. Al piano terra, infine, un sistema passivo di raffreddamento dell’aria esterna sfrutterà le oscillazioni del clima desertico per stabilizzare gli ambienti.
Il 20 settembre l’Architecture Office riaprirà finalmente al pubblico, che avrà così la possibilità di visitare anche il primo piano: uno spazio abitativo in cui sono allestiti sei dipinti di John Chamberlain, mobili di Alvar Aalto e mobili di Judd stesso.

Una veduta interna dell’Architecture Office, Marfa, Texas. © Matthew Millman. © Judd Foundation

Una veduta interna dell’Architecture Office, Marfa, Texas. © Matthew Millman. © Judd Foundation
Altri articoli dell'autore
Saranno diramati domani, 10 settembre, i termini del concorso per la selezione di uno studio di architettura che progetterà la nuova ala del bicentenario museo londinese, in cui saranno esposte anche opere di arte contemporanea
Il museo olandese, preoccupata da tempo per l’integrità della superficie pittorica resa fragile da una tecnica sperimentale, ha restaurato il dipinto
In un volume di prossima uscita, Melania Spampinato ricostruisce la biografia della fotografa, giornalista, critica d’arte e curatrice danese, che seppe riconoscere il valore della sapienza artigianale locale e contribuì alla nascita del Museo dei Bozzetti
Il «David Apollo» del Museo Nazionale del Bargello di Firenze partecipa alla monografica organizzata dal Teylers Museum di Haarlem assieme a venti disegni e due bozzetti in cera e legno