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La Basilica di Assisi con una videoproiezione sulla vela di Cimabue

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La Basilica di Assisi con una videoproiezione sulla vela di Cimabue

L’IA ricostruirà la vela di Cimabue nella Basilica di Assisi?

Ridotta in 120mila frammenti dal terremoto del ’97, la vela di san Matteo nella crociera della Basilica Superiore è stata appena reintegrata da una proiezione in 4K

Ingegneri dell’Università di Perugia, affiancati da storici dell’arte, studiano la possibilità di ricorrere all’Intelligenza Artificiale per ricomporre, nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, la vela di Cimabue raffigurante san Matteo con le decine di migliaia di minuscoli frammenti in cui è ridotta. Il progetto è agli albori, conferma a «Il Giornale dell’Arte» Costantino D’Orazio, direttore della Direzione regionale musei Umbria e della Galleria Nazionale a Perugia. Nell’attesa, dal 4 ottobre una proiezione in alta definizione 4K reintegra a grandezza naturale l’immagine della vela mancante delle crociera con gli evangelisti grazie a un progetto del Ministero della Cultura suggerito dal ministro Alessandro Giuli e costato 2,3 milioni di euro

Ricapitoliamo. Il 26 settembre 1997 un terremoto di magnitudo 6.0 colpì l’Umbria e le Marche. Lo sciame sismico proseguì fino a ottobre. La Basilica Superiore subì danni ingenti. Tra le distruzioni, rovinarono al suolo gli affreschi nelle quattro vele della crociera su cui Cimabue aveva rappresentato, con esiti magistrali e audaci, gli evangelisti affiancati da slanciate città murate. Con un lavoro minuzioso e paziente tre di quelle raffigurazioni triangolari furono quasi ricomposte e ricollocate sulla volta. Risultò invece irrecuperabile la vela con san Matteo in manto azzurro seduto allo scrittoio (con ai piedi un piccolo uomo alato dalla veste parimenti azzurra) affiancato dalla città corrispondente al territorio della «Iudea» con tanto di campanile e case. Chi scrive ricorda di aver visto nel 1998 le cassette colme di quella minutaglia. Dirigeva con estrema dedizione i restauri il compianto Giuseppe Basile dell’Istituto Centrale del Restauro. Almeno agli occhi di un profano, quei pezzi sembravano più polvere colorata che residui di affreschi datati di norma intorno al 1277, mentre lo storico dell’arte Luciano Bellosi collocava l’impresa assisiate di Cimabue tra il 1288 e il 1290.

Come ricostruire la vela mancante con l’IA

Ogni minuscolo frammento è stato conservato. Nelle celebrazioni del 4 ottobre scorso per la ricorrenza della morte di san Francesco nel 1226 i frati francescani hanno manifestato «l’auspicio che nel prossimo futuro si riesca a ricomporre con i frammenti originali l’ultimo pezzo mancante dell’intero progetto di Cimabue grazie all’uso delle nuove tecnologie». «L’idea è del ministro Giuli, racconta D’Orazio. A giugno, in Basilica, si è fatto raccontare dai frati la ricostruzione dopo il terremoto e ha detto che sarebbe interessante capire se, attraverso l’Intelligenza Artificiale, sia possibile ricostruire quella vela mancante. Ridotta in 120mila frammenti», quantifica lo storico dell’arte direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria. «Con il Dipartimento di ingegneria dell’Università di Perugia stiamo attivando un gruppo di lavoro. La ricerca per un’eventuale ricostruzione non è partita, invece è partito il progetto per interrogare l’Intelligenza Artificiale e verificare se si può tentare. Le intenzioni sono molto serie». Quanto tempo potrà servire? «Mi auguro di poter dire qualcosa di più entro l’anno prossimo sfruttando l’anniversario francescano», risponde D’Orazio. Ora pare prematuro ipotizzare un costo.

Come viene proiettata l’immagine di san Matteo

Quanto alla proiezione 4K dell’immagine della vela di San Matteo ricostruita in 3D, D’Orazio ha curato il progetto, in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, Belle arti e paesaggio dell’Umbria e l’intesa del Sacro Convento: «È un videoproiettore non particolarmente grande a 4K, collocato nel transetto di destra, non si vede e punta sulla vela. La tecnologia è quella dei videomapping e tiene conto del parallasse, della curva della vela. L’immagine precedente al terremoto, degli anni ’90, ha una definizione inferiore a quella che potremmo ottenere oggi: è stata rielaborata, è piatta ma per i tecnici è cosa banale trasformarla in una curva nel rispetto della superficie. È perfettamente sovrapposta. Non dico che non te ne accorgi, ma devi soffermarti per capire che è una proiezione e tra l’altro rispetta anche quei pochi frammenti ricollocati». In che senso li rispetta? «Ci sono alcune macchie scure, elementi veri, quindi la mappatura ne ha tenuto conto, perché se proietti un colore su un altro diventa eccessivo: dove c’era un frammento, per esempio negli spigoli e in alcuni punti del paesaggio, c’è una non-proiezione, cioè vuota». In effetti tra biacche di piombo annerite e la caduta di molti colori dati a secco le vele sono un’eco visiva, toccante, di come le aveva dipinte Cimabue. 

La videoproiezione resta almeno fino a tutto il 2026. Ha eseguito il lavoro l’architetto spoletino Stefano Giannetti, della società Ikare e lo ha descritto a Gabriele Burini del «Corriere dell’Umbria» dell’8 ottobre: poiché dell’opera sono rimaste «una nuvola di frammenti e solo due fotografie prima del crollo, scattate entrambe dalla stessa posizione, selezionata l’area da ricostruire è stato necessario individuare il punto di scatto delle foto con precisione geometrica». Dopo aver creato il modello tridimensionale e calcolato da quale punto proiettare l’immagine, in Basilica Giannetti ha eseguito i test e perfezionato i gradi di colore.

La Basilica di Assisi con una videoproiezione sulla vela di Cimabue

Stefano Miliani, 14 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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