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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliDopo aver mantenuto nel corso del suo primo mandato la delega alla cultura, il sindaco Dario Nardella, rieletto lo scorso maggio, ha nominato assessore alla cultura Tommaso Sacchi (Milano, 1983). Una scelta «naturale», essendo stato Sacchi già a capo, dal 2014, della Segreteria Cultura del Comune e direttore artistico della rassegna di eventi «Estate fiorentina» (ormai estesa su sei mesi all’anno, con forte impegno nelle periferie per un investimento, a oggi, di circa un milione di euro).
A capo dell’ufficio progettuale dell’Assessorato Cultura Moda e Design del Comune di Milano dal 2011 al 2013 (quando era assessore Stefano Boeri), Sacchi può vantare (sebbene non sia affatto nel suo stile farlo) un curriculum assai ricco, con progetti internazionali tra Berlino, Venezia, Shanghai e Marsiglia, esperienze nel campo della comunicazione, docenze, partecipazione a board di rilievo e, da poco, la presidenza della Fondazione Teatro della Toscana.
Ormai fiorentino di adozione, dopo cinque anni di lavoro nel capoluogo toscano, Sacchi ha ben chiari i punti critici della città, ma anche le sue potenzialità. «Tra i miei principali impegni, spiega, quello di rivendicare il ruolo dei musei civici sia tra i cittadini fiorentini, sia in ambito più esteso, internazionale. Il tema della cultura come servizio di base è per me essenziale e Firenze non deve essere “solo Uffizi“. Per questo ho lanciato la “Card del fiorentino” che, con 10 euro all’anno, consente la visita gratuita ai musei civici, e alle mostre che in essi si svolgono, a tutti i residenti nell’area metropolitana. Ritengo importante intessere parallelamente anche rapporti con musei stranieri, come è avvenuto nel caso del prestito del “Putto“ del Verrocchio esposto ora a Washington, grazie al restauro finanziato dall’Associazione Friends of Florence».
Sacchi sottolinea inoltre il rapporto con le istituzioni statali che ha permesso di realizzare la mostra «Il ritorno di Giuseppe, il principe dei sogni», nella Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio, ovvero gli arazzi voluti dal duca Cosimo I de’ Medici, tessuti tra il 1545 e il 1553 su disegno di Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati, pensati proprio per la sala che oggi ospita il Consiglio comunale, ma ora conservati al Quirinale e prestati grazie alla disponibilità del presidente Sergio Mattarella.
E per l’arte contemporanea? Il Museo Novecento, sotto la direzione di Sergio Risaliti, ha visto un incremento di ingressi del 60% dal 2017, un segno di cui tener conto: «Il Museo Novecento e Forte Belvedere sono tra le mie priorità, e apprezzo che il Museo, in spazi molto preziosi, sveli un grande alternarsi di proposte, di diverse anime, con mostre su figure storiche del Novecento e, in simultanea, progetti più legati alla sperimentazione contemporanea, in arte ma anche in architettura, teatro, musica».
Un sogno nel cassetto?
Tenere aperto il Forte Belvedere tutto l’anno, renderlo un vero parco di arte pubblica come sta diventando grazie alle opere che negli anni, dopo le mostre, restano.
E il rapporto del Comune con sponsor privati?
La peculiarità di Firenze è quella di avere un rapporto molto vivo tra imprese e imprese culturali, il più alto in Italia. Firenze è una calamita e voglio ricordare, oltre al sostegno dei Friends of Florence già citato, altri progetti che coinvolgono i privati: quello della Manifattura Tabacchi, un recupero molto importante con ampi spazi lasciati al Polimoda (scuola privata di moda e marketing, Ndr), che ora ha lì un distaccamento, e altri messi a disposizione per iniziative dell’Accademia di Belle Arti; oppure, grazie al finanziamento dell’Ente Cassa di Risparmio, quello del complesso delle Rampe dell’architetto Poggi, o ancora, il restauro della «Fontana del Nettuno» di Bartolomeo Ammannati finanziato, tramite l’ArtBonus, da Ferragamo.
Un nuovo Governo in fieri: quale auspicio per i prossimi mesi?
Mi auguro siano rivisti gli aspetti meno convincenti della controriforma del ministro Bonisoli: mi riferisco in particolare alla sottrazione di autonomia ai Poli museali. Per noi amministratori questo tipo di gestione ha una ricaduta molto forte anche sul piano degli investimenti futuri.

Tommaso Sacchi, 36 anni, assessore alla Cultura di Firenze
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