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Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, «La marcia dell’uomo». Una veduta dell’opera al Pirelli HangarBicocca, 2012

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Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, «La marcia dell’uomo». Una veduta dell’opera al Pirelli HangarBicocca, 2012

Per l’estate il Centro Pecci è in formato XXL

Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Davide Stucchi e opere «smisurate» sono i protagonisti dei tre appuntamenti sotto il sole di Prato

Il nuovo programma del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato si articola in tre mostre: «Smisurata» (31 maggio-8 settembre) consiste in una selezione di lavori scelti e allestiti dall’architetto Ibrahim Kombarij, in dialogo col team del Centro, accomunati dall’avere dimensioni XXL e si svolge in coerenza con l’idea di «porgere» che caratterizza la postura recente del Centro e in continuità con l’alta tradizione italiana di dialogo tra architettura, spazi espostivi e opere in essi contenute. Si tratta di un insieme di opere storiche pensate e acquistate per il museo stesso, come «Città del sole» di Marco Bagnoli, «Senza titolo (montagna)» (1989) di Enzo Cucchi, «Continuo infinito presente» (1997) di Remo Salvadori, oppure «Postal staff returns to work» (1986) di Julian Opie, fino a quelle di più recente acquisizione, quali «The Olds 1» o «No cookery» (2022) di Lorenza Longhi,  «To Become Butterfly of the Capitalist Extracting Surplus-Value» (2023) di Caterina De Nicola. Il percorso include anche lavori giunti in comodato al museo da collezioni private, ma ricevuti attraverso il Museo Novecento di Firenze: è il caso di Mario Merz, «Une ouvrée, une mésure de terre qui donne un portrait bien terrestre» (1986); o di «Così da vicino» (1980) di Mimmo Paladino e del «Senza titolo» (1988) di Jannis Kounellis. Ricordiamo inoltre la grande tela monocroma della serie «Coast to Coast» (2006) di Paolo Parisi, dove l’attenzione è posta sui contorni di derivazione cartografica, i margini verso i quali fa rotta la nostra osservazione, e «Do you believe in mirages?» (2012) di Jacopo Miliani, installazione vincitrice del Premio EX3 Toscana Contemporanea, nella quale il rapporto tra corpo e immagine è frutto dello sdoppiamento del reale che avviene grazie al potere evocativo delle parole (la scritta «Palme» in bronzo, il miraggio come suggestione linguistica).

«La marcia dell’uomo» (31 maggio-14 settembre) è invece l’installazione video di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, presentata per la prima volta alla 49ma Biennale di Venezia curata da Harald Szeemann nel 2001, e qui riproposta a cura di Elena Magini, che ha come oggetto, su tre grandi schermi, le repressioni culturali e i grandi rimossi della storia, tra cui il colonialismo italiano in Africa. La disposizione spaziale sui tre schermi cala il visitatore in viaggio immersivo in tre tempi, dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta. I temi su cui si focalizza l’articolata ricerca del duo hanno tristi risonanze nel contesto sociopolitico odierno, e si possono seguire anche nella rassegna video organizzata contestualmente alla mostra nel cinema del Centro.

Alla decostruzione di rappresentazioni sociali consolidate, rimanda, pur con altri mezzi espressivi, anche la mostra di Davide Stucchi, «Light lights», a cura di Stefano Collicelli Cagol (31 maggio-2 novembre), che riunisce sculture realizzate tra il 2019 e il 2025, ispirate al tema della luce, alcune delle quali prodotte per questo appuntamento. Il titolo ha doppia valenza nell’alludere alla sottile arguzia che caratterizza i lavori di Stucchi, che sfidano la gravitas solenne spesso dominante l’arte contemporanea, ma anche alla sua tendenza a procedere per sottrazioni, con interventi quasi impercettibili, radicati nel contesto in cui operano, «Assenze» presentissime che trasformano la percezione dello spazio espositivo e del corpo di chi visita la mostra. In quell’ambiente immersivo, Stucchi riesce sottilmente a far emergere gli aspetti assurdi o meni visibili del quotidiano, evocando la precarietà di storie private e smantellando narrazioni acquisite. 

Davide Stucchi, «Fearless speech», 2025. Courtesy l’artista Martina Simeti, Milano e Deborah Schamoni, Monaco di Baviera. Foto: Andrea Rossetti

Remo Salvadori, «Continuo infinito presente», 1997. Donazione dell’artista, comproprietà della città di Prato

Laura Lombardi, 29 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Per l’estate il Centro Pecci è in formato XXL | Laura Lombardi

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