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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliIl Terminal 1 dell’Aeroporto Internazionale Zayed, progettato nel 1982 dall’architetto francese Paul Andreu, rappresenta un esempio di architettura modernista araba. Cupole rivestite in mosaico, archi monumentali, pianta circolare: un edificio pensato per il transito, oggi riconvertito in spazio espositivo. È qui che si svolge la prossima edizione di NOMAD, la fiera itinerante dedicata al design da collezione e all’arte contemporanea, fondata e diretta da Nicolas Bellavance-Lecompte. Dopo le tappe a Capri, Venezia, St. Moritz e Monaco, Abu Dhabi è la nuova destinazione scelta per proseguire un percorso che mette in stretta relazione spazio e contenuto. L’edizione emiratina si tiene dal 19 al 22 novembre, all’interno del terminal, chiuso dal 2023 ma ancora intatto nelle sue geometrie originarie. L’architettura non fa da sfondo, ma partecipa attivamente all’allestimento, in linea con l’approccio site specific che da sempre definisce questa rassegna. Ogni edizione è pensata infatti come un’installazione temporanea in dialogo con il contesto e il suo programma prevede accessi riservati a collezioni private, visite guidate a edifici significativi e incontri con protagonisti della scena creativa contemporanea. Con oltre 65 mostre internazionali alle spalle, Bellavance-Lecompte ha lavorato in Algeria, Libano, Ruanda, Arabia Saudita, Africa occidentale. Ha fondato la Carwan Gallery, la prima galleria di design contemporaneo in Medio Oriente, contribuendo a definire Beirut come polo creativo. Con la Fonderia Artistica Battaglia di Milano, ha rinnovato il linguaggio della fusione in bronzo mettendolo in relazione con la sperimentazione contemporanea.
NOMAD è il punto di convergenza di queste sue esperienze: una piattaforma culturale che unisce collezionismo, artigianato e architettura, rifiutando modelli espositivi standardizzati. Il formato è su invito, il numero di espositori limitato, l’allestimento costruito ad hoc per ogni sede. Tra le gallerie presenti ad Abu Dhabi: Nilufar (Milano), Gallery FUMI (Londra), Galerie BSL (Parigi), AP Room (Dubai), Le Lab - Contemporary Art and Design Gallery (Il Cairo), Gem Alf (Istanbul), Bardo Collections (Tunisi), Mondavilli Scagliola (Milano), Galerie Mélissa Paul (Londra), Stefanidou Tsoukala Gallery (Atene), Ninetto Gallery (Atene), Robilant+Voena (Londra, Milano, Parigi, New York), Brun Fine Arts (Milano, Firenze, Londra), Parsa (Teheran, Parigi) e la Galerie Gastou (Parigi). La rassegna, realizzata in partnership con il Dipartimento della Cultura e del Turismo di Abu Dhabi, rappresenta un momento chiave attivando un importante sito architettonico della Regione e rafforzando il dialogo culturale tra Medio Oriente e Occidente. Tra i progetti speciali, l’Irthi Contemporary Crafts Council (Sharjah) presenta iniziative dedicate alla salvaguardia dell’artigianato tradizionale emiratino. Spiccano anche le collaborazioni tra il duo artistico A. A. Murakami e i designer di TRAME (Parigi), il collettivo libanese SUPER LOOP, e il progetto congiunto tra Iwan Maktabi e il marchio di moda etica Orient 499. Lo studio newyorkese Vagujhelyi esplora identità e rituali attraverso sculture in metallo, mentre A2Z Jewellery (Londra) contribuisce all’espansione della sezione dedicata alla gioielleria. Bottega Veneta presenta «Destinations»: opere di otto designer del Nord Africa e del Medio Oriente che reinterpretano l’iconica lavorazione «Intrecciato» fondendo linguaggi artistici e tecniche locali. Il progetto, curato da Rana Beiruti, celebra l’artigianato come forma di scambio culturale. Infine, Maison Perrier-Jouët propone «Cohabitare», installazione eco-compatibile appositamente adattata per NOMAD, firmata da Formafantasma, che riflette sull’interconnessione tra natura e creatività ribadendo l’impegno della maison verso un design sostenibile.
«Il Giornale dell’Arte», nel mese in cui la fiera boutique inaugura ad Abu Dabi per la prima volta, ha intervistato l’architetto, curatore e stratega culturale italo-canadese. Bellavance-Lecompte ha condiviso la sua visione sul ruolo sempre più centrale dell’esperienza immersiva e del dialogo tra discipline, sottolineando l’importanza di creare momenti esclusivi in contesti straordinari che vadano oltre la semplice esposizione commerciale.
Una veduta del Watermill Center ad Abu Dhabi. Courtesy the Watermill Center
NOMAD ha trasformato la fiera in un’esperienza curatoriale site specific, superando il formato tradizionale del white cube. Come selezionate gli spazi architettonici che ospiteranno la fiera?
Tutto parte dal luogo. È infatti proprio il posto selezionato che detta l’allestimento degli stand e i progetti, che sia un aeroporto, un monastero, un centro culturale. Questi spazi sono molto diversi tra loro e le iniziative si adattano ad essi creando sempre nuove realtà. Il contenuto segue la specificità del luogo e questo permette di offrire al pubblico esperienze uniche e irripetibili, un grande valore aggiunto. La scelta delle location poi non arriva da un processo lineare ma segue un «formato aperto». Il board offre vari suggerimenti di destinazioni che abbiano una loro precisa storia e identità, ma che necessariamente debbano avere contenitori con caratteristiche tali da poter ospitare la nostra rassegna. A volte abbiamo in mente una destinazione a cui però non corrisponde un luogo adatto, che vada bene per NOMAD.
Con le prossime edizioni ad Abu Dhabi, St. Moritz (alla sua nona volta) e negli Hamptons (prima esperienza statunitense), NOMAD sembra tracciare una geografia culturale che unisce mercati consolidati e territori emergenti. Come bilancia la vocazione internazionale della fiera con la necessità di radicarsi nei contesti locali?
NOMAD è sempre stata una fiera internazionale. Finora aveva giocato tra Italia, Francia, Montecarlo e la Svizzera, ma c’è una comunità internazionale che ci segue molto unita. Mi piace pensare che la «famiglia» si ingrandisca tappa dopo tappa con nuovi arrivi, nuovi estimatori del nostro format, creando un circolo speciale e fedele. D’altronde il mio background è internazionale.
In un momento in cui il mercato del collezionismo si confronta con nuove sensibilità, sostenibilità, artigianato e tecnologie emergenti, in che direzione vede evolversi il ruolo di una piattaforma come NOMAD? Pensate di integrare sempre più progetti interdisciplinari o tematici nelle prossime edizioni?
NOMAD è nata come un progetto multidisciplinare per cui la volontà è quella di confermarne la natura di incubatore del design, design del gioiello, dell’arte moderna e di quella più contemporanea, senza restrizioni. L’esposizione raccoglie infatti uno vasto spettro di opere diverse. La presenza del collectible design è sempre molto forte. Sono oggetti unici o in edizione limitata, con lavorazioni artigianali e materiali pregiati, pensati per essere acquistati come vere e proprie opere d’arte.
Parliamo della prossima edizione di NOMAD, quella ad Abu Dhabi, dal 19 al 22 novembre…
La 16ma edizione di NOMAD porterà 30 selezionati espositori in un contesto unico: l’ex aeroporto di Abu Dhabi, per un evento dal formato boutique e dal carattere esclusivo. Mi ha sempre affascinato il mercato del Medio Oriente: sono almeno 15 anni che guardo verso questa latitudine con molto interesse. Ho osservato come si evolveva il contesto economico dopo il Covid-19 negli Emirati Arabi Uniti. Ho visto persone dall’Africa occidentale e dal Sudafrica trasferirsi in questi luoghi creando un mix molto interessante. Il comparto lusso, arte e design è esploso. Questa è stata una premessa perfetta per creare una fiera ad Abu Dhabi dove storicamente ne esisteva una fondata nel 2012 e durata per sei anni. Il Dct (Dipartimento della Cultura e del Turismo), che tutela gli edifici storici, ci ha dato la possibilità di scegliere tra siti del patrimonio moderno di Abu Dhabi, edifici che sono importanti per il loro valore estetico, architettonico o storico-sociale, dai musei ai teatri, alle stazioni dei pullman ecc. La scelta per noi è caduta sull’aeroporto progettato da Paul Andreu, lo stesso architetto dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Si tratta di una scelta concettuale oltre che estetica.
Gli appuntamenti successivi della fiera saranno in Svizzera, a St. Moritz (12-15 febbraio 2026), e negli Stati Uniti, negli Hamptons (25-28 giugno 2026). St. Moritz rappresenta un piacevole ritorno «dove tutto iniziò». Ma che cosa può dire della scelta degli Hamptons?
A giugno saremo a Southampton, presso il Watermill Center, noto centro per le arti e le discipline umanistiche fondato da Robert Wilson nel 1992 (regista, drammaturgo, coreografo e artista texano, Leone d’Oro per la scultura alla Biennale Arte 1993 e Praemium Imperiale per l’Arte nel 2023, scomparso lo scorso 31 luglio, Ndr), che offre residenze artistiche e programmi educativi durante tutto l’anno. Wilson aveva concepito il Watermill Center come uno spazio dinamico e inclusivo, capace di accogliere artisti e collaboratori provenienti da tutto il mondo, in un contesto fertile per lo scambio interdisciplinare. La forte identità di questo luogo, incubatore creativo in cui ideare, sviluppare e mettere alla prova nuovi progetti, ha fatto da richiamo irresistibile. Abbiamo così avviato una partnership con il Watermill, che ha anche posizione strategica, all’incrocio tra gli Hamptons e vicino al Parrish Art Museum il cui edificio è stato progettato da Herzog & de Meuron. Il Watermill Centre ha spazi enormi, giardini stupendi e per questo sfrutteremo sia le aree interne sia quelle esterne. D’altronde Wilson aveva una visione molto vicina a quella di NOMAD. Il centro inoltre ospita la sua importante collezione di arte moderna e contemporanea africana e di design. Celebreremo quindi attraverso la presenza di questo patrimonio artistico e una mostra appositamente studiata il grande artista americano, da poco scomparso. Chiederemo anche alle gallerie partecipanti a NOMAD di dialogare con la ricerca di Wilson.
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