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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliNell’autunno 2025 la collaborazione tra Matthew Day Jackson e Aztech Mountain offre un esempio rilevante di come la pratica artistica possa essere integrata nei processi di progettazione dell’abbigliamento tecnico. L’operazione riguarda una linea di skiwear in cui l’intervento dell’artista non svolge un ruolo decorativo né si limita a tradurre motivi iconografici su superfici predefinite: il suo contributo è incorporato nelle fasi che regolano materiali, struttura e resa visiva dei capi. Jackson, artista affermatosi nei primi anni Duemila e rappresentato da Pace Gallery, ha sviluppato una ricerca fondata su stratificazioni materiche, giustapposizioni di elementi naturali e industriali, riferimenti alla geologia, alla tecnologia e ai miti culturali che hanno caratterizzato la costruzione del paesaggio americano. Le sue opere, contraddistinte da superfici composite e da una logica di montaggio, operano su registri che combinano memoria, trasformazioni ecologiche e narrazioni collettive. Nella collaborazione con Aztech Mountain questi principi vengono trasferiti su un terreno regolato da vincoli funzionali: i ventitré capi della collezione, ciascuno connesso a uno dei dieci lavori realizzati per il progetto, traducono cromie, strutture e logiche compositive dell’artista in pattern, texture e soluzioni costruttive. Il risultato non è un’«applicazione» grafica, ma un adattamento dei procedimenti di Jackson — assemblaggio, sovrapposizione, variazione materica — al design di capi destinati alla performance in montagna.
© Matthew Day Jackson per Aztech Monuntain
Questi principi vengono qui ripensati in funzione del comportamento dei tessuti e della necessità di garantire impermeabilità, isolamento termico, durabilità e libertà di movimento. Aztech Mountain, marchio fondato ad Aspen e specializzato in capi ad alte prestazioni per l’ambiente alpino, ha coinvolto Jackson per lavorare su un terreno che mettesse alla prova la trasferibilità del suo linguaggio: un contesto in cui la superficie non è un supporto neutrale, ma un’interfaccia soggetta a vincoli meccanici, climatici e funzionali. In questo scambio, la dimensione estetica non è disgiunta da quella strutturale: i riferimenti alla geologia e all’iconografia naturalistica presenti nel suo lavoro trovano corrispondenza nei pattern legati alla resa tattile dei materiali, mentre le sue riflessioni sulle trasformazioni tecnologiche diventano parte delle scelte cromatiche e dei volumi delle giacche. Nei capi sviluppati con Jackson, Aztech Mountain impiega i materiali tecnici di fascia alta che caratterizzano le sue linee performative – membrane impermeabili e traspiranti a tre strati, cuciture termosaldate, rinforzi ad alta resistenza e imbottiture leggere – combinandoli con pattern e cromie derivati dalle opere dell’artista. Le superfici non fungono da supporto neutro per una grafica applicata: presentano variazioni di densità, stratificazioni visive e texture che richiamano l’immaginario geologico e tecnologico di Jackson, traducendo in chiave funzionale i suoi procedimenti di montaggio e sovrapposizione. Le zone soggette a maggiore sollecitazione alternano materiali elastici e pannelli rinforzati, mentre le scelte cromatiche si discostano dalle palette sportive convenzionali, adottando tonalità minerali, sfumature iridescenti o contrasti ispirati a superfici industriali. Ne risulta uno skiwear in cui costruzione tecnica e linguaggio artistico operano congiuntamente, producendo capi concepiti per l’uso reale in montagna ma dotati di una complessità visiva che deriva direttamente dal suo lavoro.
© Matthew Day Jackson per Aztech Monuntain
L’interesse del progetto risiede nella capacità di rendere visibile il passaggio da un sistema di produzione delle immagini, tipico dell’arte contemporanea, a un sistema produttivo regolato dalla tecnica. Ciò pone interrogativi che riguardano non solo la funzione del capo tecnico, ma anche la mobilità del linguaggio dell’artista: fino a che punto i procedimenti che regolano la costruzione di un’opera possono essere tradotti in un oggetto d’uso? Quali elementi si conservano, quali vengono adattati, quali inevitabilmente si trasformano? La collezione Jackson × Aztech mostra come un processo artistico possa interagire con un sistema produttivo senza diventare un semplice supporto per immagini e come un capo tecnico possa, senza perdere le caratteristiche funzionali, incorporare un pensiero visivo che ne modifica percezione e logica formale.
© Matthew Day Jackson per Aztech Monuntain
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