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A Shanghai, Chanel inaugura la prima biblioteca pubblica cinese dedicata all’arte contemporanea

La Power Station of Art di Shanghai amplia la propria identità con Espace Gabrielle Chanel, un nuovo spazio pubblico di 1.700 metri quadrati progettato da Kazunari Sakamoto e sostenuto dal Chanel Culture Fund

Jenny Dogliani

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La città di Shanghai rappresenta uno degli scenari di trasformazione più importanti e attivi del panorama culturale asiatico. Negli ultimi vent’anni ha progressivamente costruito una rete di istituzioni dedicate alla contemporaneità. Fra queste, la Power Station of Art occupa un posto particolare. Il museo – noto con l’acronimo PSA – si trova lungo il fiume Huangpu, in un edificio imponente ex centrale elettrica degli anni Trenta. La conversione a museo nel 2012 ha segnato una svolta nella storia culturale della Cina: un’istituzione pubblica completamente dedicata all’arte contemporanea veniva per la prima volta aperta al grande pubblico con un’impostazione non legata prettamente alla conservazione di una collezione permanente, ma alla produzione, alle mostre temporanee e alla ricerca. Da quel momento la PSA è diventata sede della Shanghai Biennale e un punto di riferimento per artisti, curatori, ricercatori e visitatori che volevano osservare cosa accadeva nella scena artistica cinese in un contesto museale capace di sperimentare e dialogare con la comunità internazionale. Tuttavia, nonostante il dinamismo espositivo, al museo mancava un’infrastruttura fondamentale: un luogo stabile, pubblico e accessibile dedicato allo studio dell’arte contemporanea, alle fonti, alla consultazione, alla documentazione e al confronto.

Espace Gabrielle Chanel alla Power Station of Art, Shanghai

È in questo scenario che si inserisce Espace Gabrielle Chanel, il nuovo spazio inaugurato al terzo piano del museo. Il progetto è nato all’interno di una collaborazione avviata nel 2024 tra la PSA e Chanel, nell’ambito del Chanel Culture Fund, il programma internazionale con cui la maison sostiene istituzioni, progetti di ricerca e iniziative culturali in vari Paesi. A Shanghai, questa collaborazione ha portato alla realizzazione di uno spazio di circa 1.700 metri quadrati progettato dall’architetto giapponese Kazunari Sakamoto, che ha immaginato ambienti ampi, attraversabili e pensati per favorire un uso naturale, quotidiano, da parte del pubblico. Figura centrale nella cultura architettonica del Giappone contemporaneo, formatosi all’interno della tradizione di Osaka, la sua ricerca è sempre stata orientata non alla monumentalità, ma alla capacità degli spazi di essere abitati, attraversati e vissuti con naturalezza. Nei suoi lavori ricorre un’idea di architettura come estensione della vita quotidiana. Alla Power Station of Art, Sakamoto ha lavorato su questo principio, sviluppando un ambiente che riduce al minimo le gerarchie e favorisce un’esperienza di lettura, studio e incontro fondata sulla continuità dei percorsi. Gli spazi non mostrano ostentazione né volontà di stupire: al contrario, la loro forza deriva dalla semplicità costruttiva, dall’equilibrio delle proporzioni e da un’attenzione costante al modo in cui il visitatore si muove e usa l’ambiente. La biblioteca, la terrazza, il teatro e le zone di consultazione non sono pensati come funzioni separate, ma come momenti di un’unica esperienza, un luogo in cui il pubblico può fermarsi, informarsi, tornare, sostare. La scelta di coinvolgere Sakamoto risulta coerente con la vocazione della PSA: un museo che non punta sull’architettura come firma, ma sulla qualità degli spazi come strumenti di servizio pubblico.

Biennale di Shanghai. Museo d'arte di Shanghai, Foto di Tatsumi Masatoshi, per gentile concessione di Cai Studio

Il cuore del nuovo spazio è una biblioteca pubblica interamente dedicata all’arte contemporanea, la prima del genere in Cina continentale. Al suo interno trovano posto circa 50mila tra libri, cataloghi, saggi, registrazioni audio e documenti sul mondo dell’arte, dell’architettura, del design e delle discipline visive. La caratteristica più rilevante è l’accesso libero: chiunque può entrare, consultare i volumi, studiare o semplicemente trascorrere del tempo in un luogo pensato per la conoscenza. Una biblioteca specializzata aperta al pubblico, in un museo cinese dedicato alla contemporaneità, rappresenta un ampliamento significativo delle possibilità di ricerca e di formazione in un campo in rapido sviluppo, ma non sempre sostenuto da infrastrutture documentali facilmente accessibili. L’apertura di una biblioteca pubblica specializzata in arte contemporanea all’interno di un museo cinese offre l’occasione per osservare un fenomeno che negli ultimi anni sta ridefinendo la rete culturale dell’Asia orientale. In paesi come Giappone, Corea del Sud e Singapore, le biblioteche d’arte sono state uno dei principali strumenti di sviluppo istituzionale: luoghi come la biblioteca del National Museum of Modern Art di Tokyo, della National Gallery Singapore o i centri di documentazione coreani hanno contribuito alla formazione di studiosi, alla circolazione di materiali di ricerca e alla costruzione di un pubblico più consapevole. In Cina, fino a tempi recenti, la disponibilità di biblioteche specializzate accessibili al grande pubblico era più limitata e spesso legata a università o istituti professionali. Le risorse dedicate all’arte contemporanea, in particolare, erano per lo più interne a musei, fondazioni o archivi privati, con accesso regolato o ristretto. La nascita di una biblioteca completamente pubblica, integrata in un museo statale e dotata di un patrimonio così esteso, introduce un elemento nuovo in questa geografia: non un centro di studio riservato agli addetti ai lavori, ma un servizio destinato anche a chi si avvicina per la prima volta alla materia. Questo ampliamento dei servizi risponde a un bisogno crescente del pubblico cinese, che negli ultimi vent’anni ha mostrato un interesse costante per il contemporaneo, non solo nelle grandi mostre ma anche nei percorsi di formazione e approfondimento. La biblioteca della PSA si inserisce dunque in una tendenza più ampia, in cui la conoscenza diventa parte integrante del ruolo dei musei e non un elemento separato o secondario. È un passaggio significativo: in un contesto in cui l’Asia orientale sta ridefinendo i propri modelli culturali, l’accesso alla documentazione diventa uno dei terreni più concreti di trasformazione. Accanto alla biblioteca, lo spazio accoglie una galleria rinnovata, alcune sale per incontri e attività educative e un teatro da trecento posti, concepito come luogo per conferenze, proiezioni, performance e dialoghi pubblici. Un’ampia terrazza affacciata sul fiume completa il progetto, trasformandolo in un ambiente che unisce studio, fruizione culturale e vita urbana. 

Biennale di Shanghai 2023

La collaborazione con Chanel non interviene sulla direzione scientifica né sui contenuti del museo, che restano sotto la responsabilità della Power Station of Art. Si tratta invece di un caso di partnership in cui il contributo privato rende possibile lo sviluppo di spazi e servizi che restano parte integrante dell’istituzione pubblica. Questo tipo di collaborazione differisce dalle sponsorizzazioni legate a singole mostre: qui l’intervento riguarda la struttura stessa del museo, con un focus sull’accessibilità, sulla documentazione e sulla formazione. Per la Power Station of Art, l’apertura di Espace Gabrielle Chanel rappresenta un passo ulteriore nella propria evoluzione. Dalla sua nascita, il museo ha basato la sua identità sulla temporaneità delle mostre, sulla flessibilità degli allestimenti e sulla capacità di dare spazio alla ricerca artistica più recente. Con l’inserimento di una biblioteca pubblica, di sale per la lettura, di un teatro e di spazi dedicati alla didattica, la PSA integra per la prima volta una componente di lunga durata che riafferma il ruolo del museo come centro del sapere, oltre che come luogo espositivo. Questo passaggio si inserisce in un contesto urbano in cui Shanghai sta sviluppando una rete di poli culturali sempre più articolata. Lungo il fiume Huangpu, accanto alla PSA, sono nate negli ultimi anni istituzioni, gallerie, teatri e centri creativi che stanno contribuendo alla trasformazione dell’area in un distretto culturale attivo e riconoscibile. In questo quadro, Espace Gabrielle Chanel aggiunge una dimensione nuova: uno spazio dedicato alla conoscenza e alla consultazione specialistica, aperto gratuitamente e integrato nella vita pubblica della città. Per comprendere appieno la portata dell’Espace Gabrielle Chanel alla Power Station of Art è utile osservare il quadro più vasto degli investimenti culturali che Shanghai porta avanti da oltre un decennio. La città, che oggi conta più di ventiquattro milioni di abitanti, ha avviato un processo di trasformazione urbana che non riguarda solo la crescita economica e finanziaria, ma anche la costruzione di un ecosistema culturale capace di sostenere creatività, formazione e nuove professionalità. In questo processo i musei hanno svolto un ruolo chiave, non come contenitori iconici ma come infrastrutture permanenti. Il punto di partenza è la volontà del governo municipale di rendere Shanghai una capitale culturale del XXI secolo, dotata di istituzioni in grado di dialogare con i grandi sistemi museali internazionali. La creazione della Power Station of Art nel 2012 si colloca in questa strategia, che punta a trasformare aree industriali dismesse in poli culturali e creativi. La scelta di ristrutturare una grande centrale elettrica, mantenendone l’impianto e valorizzandone la memoria urbana, è stata letta come un segnale di un nuovo approccio: riutilizzare il patrimonio industriale come risorsa per la cultura contemporanea.

Power Station of Art, Shanghai

La città ha poi proseguito con nuove istituzioni, da musei privati come il Long Museum e il Yuz Museum fino a interventi pubblici su scala maggiore come il West Bund Museum, costruito in collaborazione con il Centre Pompidou. Questo insieme di progetti ha contribuito a formare un paesaggio culturale caratterizzato da densità istituzionale e da un’offerta che combina ricerca, divulgazione, educazione e programmazione internazionale. In questo contesto, l’apertura di una biblioteca pubblica specializzata all’interno della PSA risponde a una necessità concreta: dotare la città di spazi di conoscenza che possano sostenere la crescita del sistema artistico locale e formare un pubblico sempre più informato. La domanda di risorse documentarie, infatti, è aumentata di pari passo con lo sviluppo della scena artistica, delle università e delle professioni legate alla cultura. L’investimento in infrastrutture come biblioteche, teatri interni ai musei, archivi e centri di ricerca non rappresenta quindi un’aggiunta marginale, ma un tassello funzionale alla costruzione di un ecosistema solido. A Shanghai, inoltre, la dimensione culturale è vista come parte integrante della politica urbana: le istituzioni contribuiscono alla vitalità dei quartieri, alla loro attrattività economica, alla qualità della vita e alla costruzione di identità cittadina. La presenza di una nuova biblioteca d’arte in una zona come quella della PSA, affacciata sul fiume e al centro di un’ampia trasformazione del waterfront, rafforza questa visione. Lo spazio non è solo un servizio culturale, ma anche un punto di aggregazione e un elemento di connessione tra museo, città e comunità. Per questi motivi l’Espace Gabrielle Chanel trova a Shanghai un terreno fertile: la città ha già mostrato la volontà di costruire un modello culturale basato su strutture permanenti, sull’accessibilità e sulla collaborazione con attori internazionali. L’intervento alla PSA si inserisce in un processo più ampio, che vede la cultura come una componente strategica del futuro urbano e come risorsa per la formazione delle nuove generazioni. Sul piano delle relazioni tra cultura e impresa, il caso della PSA evidenzia un modello in cui un partner internazionale contribuisce allo sviluppo di un’infrastruttura culturale permanente, senza intervenire sui contenuti o sulla programmazione, che rimangono responsabilità dell’istituzione pubblica. È una forma di collaborazione destinata a suscitare interesse anche in altre parti del mondo, in particolare nei Paesi in cui musei e fondazioni stanno ripensando i propri strumenti per sostenere attività di studio, documentazione e ricerca. L’inaugurazione di Espace Gabrielle Chanel supera dunque la dimensione dell’evento e introduce un nuovo spazio di servizio per la città, un luogo in cui studenti, ricercatori, appassionati e visitatori possono accedere liberamente a risorse non sempre disponibili in altre istituzioni. Per la Power Station of Art rafforza la propria identità di museo pubblico orientato alla produzione culturale e alla conoscenza; per Shanghai amplia l’offerta culturale in un settore in piena espansione; per Chanel conferma una modalità di presenza che non si limita a sostenere singole iniziative, ma contribuisce a creare condizioni durevoli per la vita culturale della città.

Jenny Dogliani, 26 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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