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New York: MoMA: «Hilma af Klint, What Stands Behind the Flowers» (fino al 27 settembre)

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New York: MoMA: «Hilma af Klint, What Stands Behind the Flowers» (fino al 27 settembre)

Maggio nei Musei. Le mostre più importanti che inaugurano nel Mondo

Da New York a Sidney, fino a Seoul, Canberra e Pechino: i principali appuntamenti in programma in alcuni musei internazionali questo maggio

Silvia Conta

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Naoshima (Giappone), Naoshima New Museum of Art: «Inaugural Exhibition. From the Origin to the Future» (dal 31 maggio)

Il museo, progettato da Tadao Ando, ospiterà sia mostre permanenti che mostre temporanee che cambieranno gradualmente nel tempo. A differenza delle precedenti strutture del Benesse Art Site Naoshima, che si concentrano maggiormente sulle mostre permanenti, questo approccio mira a creare un coinvolgimento artistico dinamico ma senza fretta, offrendo ai visitatori qualcosa di nuovo ad ogni visita. La mostra del 2025, che celebrerà l'anno di apertura, presenterà installazioni su larga scala di opere nuove e iconiche realizzate appositamente per questo luogo da 12 artisti (o gruppi) emergenti provenienti da tutta l'Asia, tra cui Giappone, Cina, Corea, Indonesia, Thailandia e Filippine. Le opere saranno esposte nei quattro spazi espositivi dell'edificio, che si estendono su una superficie di circa 1.500 metri quadrati distribuiti su due piani interrati e un piano terra, oltre che nell'area caffetteria e negli spazi esterni. Per la mostra inaugurale saranno presentate opere di Aida Makoto,  Martha Atienza, Cai Guo-Qiang, Chim↑Pom, Heri Dono, indieguerillas, Takashi Murakami, N. S. Harsha, Sanitas Pradittasnee, Do Ho Suh, Pannaphan Yodmanee.

Seoul, National Museum of Modern and Contemporary Art, Korea (MMCA): «MMCA Collection. Korean Contemporary Art» (fino al 3 maggio 2026)

Questa mostra è la prima esposizione permanente dall'apertura della filiale di Seul del Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea della Corea (MMCA) nel 2013. Sin dall'inizio delle sue attività di acquisizione con l'inaugurazione nel 1969, il MMCA ha raccolto e studiato un corpus significativo di opere d'arte e materiali d'archivio, con particolare attenzione alla storia dell'arte e alle tendenze dell'arte contemporanea degli ultimi 50 anni. Dalla collezione del museo, che conta circa 11.800 pezzi, questa mostra presenta circa 90 opere rappresentative dell'arte contemporanea coreana dal 1960 al 2010. Con una selezione basata su sottotemi rappresentativi dei temi chiave della storia dell'arte contemporanea coreana, come l'astrazione, la sperimentazione, la figurazione, l'ibridità, i concetti e gli approcci documentari, offre ai visitatori un'introduzione multistrato alle correnti dell'arte contemporanea coreana attraverso diverse epoche.

Sidney, Museum of Contemporary Art Australia: «Maria Fernanda Cardoso: Spiders of Paradise» (fino al 3 agosto)

La mostra presenta nuove opere della serie fotografica Spiders of Paradise (2018-in corso) di Cardoso, insieme alla sua acclamata opera video On the Origins of Art I-II (2016). Il soggetto di Cardoso è il minuscolo ragno australiano Maratus, che misura meno di 5 mm, e il suo addome unico e dai colori vivaci, che fa parte dei suoi elaborati rituali di accoppiamento. Attraverso una serie di fotografie di grande formato, gli splendidi motivi multicolori di varie specie di Maratus sono presentati come ritratti individuali. Realizzate in collaborazione con l'imager scientifico Geoff Thompson e l'entomologo Andy Wang del Queensland Museum, ogni immagine è composta da oltre 1000 singole fotografie che, insieme, rivelano incredibili sfumature di colore e forme con un livello di dettaglio straordinario.

Città del Messico: Museo Universitario Arte Contemporaneo - MUAC: «Andrew Roberts, Spectral Corpse» (fino al 30 novembre)

La pratica artistica di Andrew Roberts è caratterizzata dall'appropriazione e dall'hacking delle forme commerciali di quelle produzioni culturali tipiche del neoliberismo, al fine di creare progetti multimediali che mettono in discussione le dinamiche del tardo capitalismo. L'artista crea personaggi e costruisce mondi per generare universi referenziali attraverso la ricerca di archetipi culturali. Spectral Corpse è il risultato delle sue ricerche sui riferimenti alla cultura pop millenaria e sul contesto sociopolitico del 2006, anno in cui è iniziata la cosiddetta guerra al narcotraffico in Messico, alla luce delle sue esperienze di adolescente cresciuto in una città di confine come Tijuana durante il primo decennio del XXI secolo.

Pechino, UCCA Center for Contemporary Art: «Liao Fei. Seeing All Forms» (fino al 7 settembre)

È la più completa mostra personale istituzionale di Liao Fei (nato nel 1981 a Jingdezhen) fino ad oggi. Strutturata attorno a cinque parole chiave – materia, luogo, estensione, infinito e inferenza – la mostra ripercorre la pratica artistica dell'artista negli ultimi vent'anni, dalle prime opere incentrate sulle relazioni e le tensioni tra diversi materiali fisici, alle serie più recenti. Con un linguaggio formale rigoroso e un modo di pensare sperimentale, le opere in mostra trascendono le convenzioni della forma scultorea, presentando un'estetica distintiva che si colloca tra arte e logica.

Pechino, UCCA Center for Contemporary Art: «Chen Ke. Bauhaus Unknown» (fino al 7 settembre)  

La personale di Chen Ke presenta i suoi lavori più recenti della serie “Bauhaus Gal” (2020-in corso). Da quando è emersa sulla scena artistica all'inizio degli anni 2000, Chen Ke (nata nel 1978 nella provincia del Sichuan, in Cina) si è guadagnata la fama grazie al suo linguaggio visivo evocativo che esplora le complessità emotive dell'individuo all'interno di contesti sociali e storici più ampi. La mostra si concentra sulle vite e sui contributi spesso trascurati delle donne legate al Bauhaus, con particolare attenzione al loro ruolo nel laboratorio di tessitura della scuola e al loro impatto duraturo sull'arte tessile. La commovente intensità delle opere di Chen è accentuata dalla cornice della mostra, la sede principale dell'UCCA nel quartiere artistico 798 di Pechino, un complesso post-industriale progettato originariamente negli anni '50 dagli architetti dell'istituto statale di design di Dessau, la città dell'ex Germania dell'Est che dal 1925 al 1932 fu sede del Bauhaus. Chen Ke riflette sulla storia del Bauhaus da una prospettiva ampliata, trasmessa da immagini delicate ma cariche di emozione che sovrappongono i colori e i motivi del Bauhaus in una narrazione visiva ricca di sfumature.

Curitiba (Brasile), Museu Oscar Niemeyer: «Gabriel de la Mora. Veemente» (fino al 16 novembre)

La personale dell'artista messicano Gabriel de la Mora, presenta 70 opere in mostra, tra installazioni, tele con tecniche miste e sculture, la maggior parte delle quali realizzate tra il 2000 e il 2025. Nel suo processo creativo, l'artista trasforma oggetti trovati in materia prima per opere d'arte uniche, evocando il concetto di ready-made. Il percorso espositivo mette in luce non solo l'estetica dell'artista e la sua evoluzione, ma anche la diversità e la peculiarità dei materiali utilizzati, che vanno oltre i supporti e i pigmenti tradizionali. 

Canberra, Canberra Contemporary: «Raquel Ormella. Am I in your way?»  (fino al 12 luglio)

La mostra si concentra sull'interesse che Raquel Ormella ha sempre nutrito per le culture visive della protesta e della resistenza. La mostra prende le mosse dalla posizione della Canberra Contemporary, situata al centro del Triangolo Parlamentare, luogo ideale per riflettere sulle formazioni passate e presenti delle identità nazionali. L'opera attiva la vista lungo la linea progettata da Walter Burley Griffin tra l'Australian War Memorial e il Parlamento, e la sua posizione al centro dell'International Flag Display in Commonwealth Place. Il percorso espositivo comprende nuovi disegni, bandiere e performance che esplorano la resistenza corporea e i linguaggi di protesta. In questo momento di tensioni internazionali e nazionali dovute a conflitti e politiche rischiose, l'opera esamina i modi in cui i manifestanti politici utilizzano il proprio corpo come forma diretta di disturbo passivo. In un contesto in cui l'atteggiamento nei confronti dei disturbi e delle proteste legittime sta cambiando, Am I in your way? è un'analisi tempestiva della crescente criminalizzazione del “disturbo”. 

Canberra, Canberra Contemporary: «Amala Groom. The Lodge» (fino al 12 luglio)

The Lodge è la terza opera cinematografica della serie Raised by Wolves di Amala Groom, dopo The Proposal (2022) e The Union (2019). Di natura autobiografica, la serie esplora il rapporto tra alchimia (spirito) e scienza (materia), seguendo la convinzione che la vita sia un connubio tra queste forze, con l'essere umano come costrutto finale tra di esse. Girato nella regione di Ngunnawal, nel triangolo parlamentare di Canberra, The Lodge riprende la storia di Groom, che negli ultimi vent'anni ha partecipato attivamente alle proteste dell'Aboriginal Tent Embassy e ai riti di passaggio all'interno e all'esterno del Parlamento, passando da attivista a sostenitrice e infine ad artista. Il titolo dell'opera, che prende il nome dalla residenza del Primo Ministro, fa riferimento a Twin Peaks di David Lynch e alle sue White and Black Lodges, reinterpretandole come la dualità indivisibile della “luce” e dell'“oscurità”, una dinamica incarnata dal paesaggio storico e politico di Canberra.

Manila, The Museum of Contemporary Art and Design (MCAD): «Moments of Delay» (dal 28 maggio la 24 agosto)

La mostra collettiva riunisce quattordici artisti e si ispira alle parole del critico d'arte Boris Groys, che ha descritto la contemporaneità come “un periodo prolungato, potenzialmente infinito, di ritardo”. Partendo da questa premessa il progetto espositivo lavora sull'analisi del momento storico contemporaneo. Oggi, nelle Filippine, come in molti altri luoghi, la popolazione di confronta con l'imprevedibilità della governance, dell'ambiente, delle finanze e della concezione di un futuro vivibile. La mostra cerca di catturare questo momento di incertezza attraverso varie prospettive e approcci artistici, utilizzando una gamma di tecnologie analogiche, attuali e obsolete. Tra installazioni site-specific, immagini generate, suoni e pittura, gli artisti di questa mostra e del programma pubblico parlano delle diverse sfaccettature di un mondo contemporaneo segnato dal dubbio. Questi artisti fanno riferimento a questioni locali, affrontando temi politici e disinformazione, insieme a gesti poetici che alludono allo spazio pubblico, alla storia e all'immateriale.

Singapore, Singapore Art Museum: «Heman Chong. This is a dynamic list and may never be able to satisfy particular standards for completeness» (fino al 17 agosto)

Nato nel 1977, Heman Chong è riconosciuto come dei più interessanti artisti contemporanei originari di Singapore e gode di un ampio riconoscimento internazionale. Il titolo della mostra letteralmente significa "Questo è un elenco dinamico che potrebbe non essere mai in grado di soddisfare particolari standard di completezza" e raccoglie una serie di opere di Heman Chong, dalle opere realizzate nel 2003 fino alle nuove creazioni. La mostra ripercorre la sua prolifica pratica concettuale degli ultimi due decenni. Come un invito all'uso incisivo che Chong fa delle parole, degli oggetti, delle situazioni, delle logiche e delle affinità, la mostra presenta i suoi interrogativi critica ed emotive sulla condizione umana condivisa nel XXI secolo. Heman Chong è un artista il cui lavoro si colloca all'incrocio tra immagine, performance, situazioni e scrittura. Caratterizzata da un umorismo caustico, l'arte di Chong affronta la geopolitica contemporanea e le ironie infrastrutturali della nostra società basata sui dati e interconnessa. La sua pratica può essere letta come immaginazione, interrogatorio e talvolta intervento nell'infrastruttura come mezzo quotidiano di politica. Il suo lavoro è stato oggetto di mostre personali istituzionali al Singapore Art Museum, UCCA Dune, STPI, Het Nieuwe Instituut, Weserburg Museum, Jameel Arts Center, Swiss Institute New York, Art in General, Artsonje Center, Rockbund Art Museum, South London Gallery, NUS Museum e molti altri. Chong è co-direttore e fondatore (insieme a Renée Staal) di The Library of Unread Books, una biblioteca composta da libri donati e mai letti dai loro proprietari. Recentemente è stata installata nel Serpentine Pavilion 2024, progettato da Minsuk Cho, e nel 2025 sarà installata per l'estate al MOT, Museum of Contemporary Art Tokyo.

Ottawa, National Gallery of Canada: «Nadia Myre. Waves of Want» (dal 30 maggio al primo settembre)

La mostra, con oltre sessanta opere provenienti da diverse collezioni, esplora il processo artistico e critico di Myre negli ultimi vent'anni, includendo nuove entusiasmanti opere realizzate di recente in Francia. Navigando tra le complesse storie di nazionalità e memoria, il suo lavoro promuove un dialogo profondo sull'identità collettiva, la resilienza e la politica dell'appartenenza. Myre mette gli spettatori di fronte alle esperienze dei popoli indigeni e di coloro che si sono “insediati” qui, mappando gli scambi reciproci, le distorsioni, l'oppressione e gli adattamenti nel tempo e nello spazio.

Chicago, Museum of Contemporary Art Chicago: «Paul Pfeiffer. prologue to the Story of the Birth of Freedom» (fino al 31 agosto)

La mostra presenta 25 anni di lavoro di Paul Pfeiffer (nato nel 1966 a Honolulu, Hawaii; vive a New York), la cui pratica artistica interroga i concetti di spettacolo e cultura di massa. Riutilizzando gli strumenti e i sistemi della produzione mediatica, tra cui il montaggio, la messa in scena e l'outsourcing, Pfeiffer ricontestualizza celebrità globali come pop star, attori cinematografici e atleti per rivelare le relazioni tra il pubblico e le icone. Come afferma l'artista, “chi usa chi? Sono le immagini a creare noi o siamo noi a creare le immagini?” Che si tratti di trasmissioni televisive di eventi sportivi, fotografie editoriali di icone culturali o dell'estasi di uno stadio di calcio, Pfeiffer interroga il consumo delle immagini e della cultura. Per Pfeiffer, il campo da basket, il ring di pugilato e lo stadio non sono solo piattaforme per grandi spettacoli, ma luoghi in cui il corpo politico - di una nazione, di una comunità, della società - viene immaginato, definito e contestato.

New York: MoMA: «Hilma af Klint, What Stands Behind the Flowers» (fino al 27 settembre)

La mostra si concentra su una serie di disegni inediti nella collezione del MoMA: acquerelli dai colori brillanti realizzati da una naturalista dall'occhio attento, in sintonia con i ritmi e la generosità della stagione della fioritura. Nella primavera e nell'estate del 1919 e del 1920, durante un periodo di intenso contatto con la natura, Hilm af Klint disegnò fiori quasi ogni giorno. Af Klint immaginava il suo portfolio come un "atlante" che descriveva in dettaglio le piante della Svezia, dove viveva e lavorava. La sua, tuttavia, è una flora dello spirito, una mappatura del mondo naturale in termini spirituali che potrebbe affiancarsi a qualsiasi risorsa scientifica. Mettendo in dialogo rappresentazione e astrazione, osservazione attenta e immaginazione, arte e botanica, i disegni di af Klint riconoscono l'interconnessione di tutti gli esseri viventi. 

New York, Metropolitan Museum of Art: «Superfine. Tayloring Black Style» (fino al 26 ottobre)

La mostra primaverile 2025 del Costume Institute presenta un'analisi culturale e storica dello stile afroamericano nell'arco di tre secoli attraverso il concetto di dandismo. Nel mondo atlantico del XVIII secolo, una nuova cultura del consumo, alimentata dalla tratta degli schiavi, dal colonialismo e dall'imperialismo, consentì l'accesso a capi di abbigliamento e beni che erano indice di ricchezza, distinzione e gusto. Il dandismo afroamericano nacque dall'incontro tra le tradizioni stilistiche africane ed europee. La mostra esplora l'importanza dello stile nella formazione delle identità nere nella diaspora atlantica, in particolare negli Stati Uniti e in Europa. Attraverso una presentazione di abiti e accessori, dipinti, fotografie, arti decorative e altro ancora, dal XVIII secolo ad oggi, la mostra interpreta il concetto di dandismo sia come estetica che come strategia che ha permesso nuove possibilità sociali e politiche. Superfine è organizzata in 12 sezioni, ciascuna delle quali rappresenta una caratteristica che definisce lo stile, come Champion, Respectability, Heritage, Beauty e Cosmopolitanism. Insieme, queste caratteristiche dimostrano come la presentazione di sé sia una forma di distinzione e resistenza all'interno di una società influenzata da razza, genere, classe sociale e sessualità.

Silvia Conta, 18 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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