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I vent’anni di VOLTA Basel secondo il suo direttore artistico, Lee Cavaliere

Il direttore artistico di VOLTA Art Fairs racconta a Il Giornale dell'Arte due decenni di fiera, l'imminente edizione e qualche anticipazione sul futuro

Silvia Conta

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Dal 2005 VOLTA Art Fair è tra le voci che hanno scritto la storia della settimana dell’arte di Basilea. Da due decenni - insieme all'edizione che dal 2008 si tiene a New York - dà spazio alle espressioni più attuali della scena dell'arte contemporanea, con una visione orientata all'idea di comunità, a creare spazio per ricerche provenienti da aree e regioni meno rappresentate e a favorire l'accessibilità alle vette più alte del mercato dell'arte ad artisti all'inizio e a metà della loro carriera. Dal dal 19 al 22 giugno questo approccio prenderà forma nella Hall 4.U a Messeplatz 21, in cui sfileranno le proposte di 70 gallerie provenienti da 29 Paesi. Lee Cavaliere, direttore artistico di VOLTA dal 2023, per Il Giornale dell’Arte ha tracciato un bilancio dei primi vent'anni della fiera, con le anticipazioni sull’imminente edizione che lo celebra e uno sguardo al futuro. 

La ventesima edizione di VOLTA Basel apre in una sede molto centrale, affacciata direttamente su Messeplatz. Può ricordarci come tutto è iniziato e come la fiera è cresciuta nel corso di due decenni? 

«La fiera è nata come un progetto creativo tra amici: l'idea era di portare qualcosa di nuovo nel circuito delle fiere d'arte e di mettere in luce artisti e approcci che non ricevevano sufficiente attenzione. Abbiamo mantenuto gran parte di questo atteggiamento: parlo spesso con Amanda Coulson, che ha fondato VOLTA nel 2005, ed è davvero incoraggiante constatare quanto abbiamo in comune. In vent'anni abbiamo conservato quel tocco creativo e quella curiosità per il nuovo, e siamo sempre alla ricerca di modi per sostenere gli artisti all'inizio della loro carriera».

Come riassumerebbe il concept e l'identità di VOLTA Basel come fiera d'arte oggi?

«Il mio obiettivo è quello di dare accesso al mercato a regioni, artisti e idee meno conosciuti e di abbattere concetti come “emergente”, ‘accessibile’ e “globale”. Cosa significano realmente? Perché alcune aree sono meno conosciute di altre? E, in fondo, cosa significa l'arte per noi personalmente e a livello globale? VOLTA ha al centro la comunità: le persone, la convinzione e l'energia pura necessarie per fare accadere le cose. L'arte non appare per magia, ma è resa possibile da un'enorme rete di sostegno che contribuisce a valorizzarla e incoraggiarne la creazione. Collezionisti, galleristi, amici, mecenati: è un ecosistema variegato e meraviglioso che vogliamo celebrare».

Nel 2008 è nata anche VOLTA New York. Qual è il rapporto tra l’edizione europea e quella statunitense?

«Basilea e New York sono due realtà molto diverse! Tuttavia, le due fiere hanno molto in comune: molte gallerie partecipano a entrambe le fiere, anche se in ambedue c'è un focus più regionale, per motivi puramente logistici. In realtà quest'anno salteremo l’appuntamento a New York per concentrarci sulla celebrazione del ventesimo anniversario di VOLTA a Basilea. Quest'anno abbiamo registrato un grande aumento di gallerie statunitensi a Basilea, il che dimostra che siamo mani fidate per le gallerie che sperano di ampliare il loro raggio d’azione a livello geografico».

Quali saranno le caratteristiche principali della ventesima edizione di VOLTA Basel, in termini di approccio generale, gallerie e artisti partecipanti?

«Continuiamo a concentrarci sulla rappresentanza di artisti all'inizio e a metà della loro carriera, mettendo in risalto voci che non si sentono spesso nel mercato dell'arte internazionale. C'è un'attenzione globale e un senso di scoperta. Credo che l'arte abbia al centro le storie umane; è un ponte meraviglioso tra persone di diversa provenienza. Con oltre 70 gallerie provenienti da 29 paesi, VOLTA è una celebrazione della ricca diversità dell'umanità. Un aspetto interessante è che stiamo assistendo a una sorta di cambiamento generazionale: abbiamo alcune gallerie molto affermate che espongono artisti con cui lavorano da decenni, accanto a talenti più giovani e meno conosciuti. È una progressione naturale per una fiera che esiste da vent'anni e io la accolgo con favore».

Come avviene la selezione delle gallerie partecipanti? 

«Il processo di selezione è in realtà una conversazione. Non siamo una fiera enorme, quindi io e il team abbiamo l'opportunità di parlare con ogni galleria in merito alla loro proposta: ne esaminiamo strategia, obiettivi, background degli artisti e del loro lavoro. L'attenzione è rivolta innanzitutto alla qualità, all'innovazione e ad approcci e visioni interessanti. Non è così importante che le gallerie siano affermate da tempo o che gli artisti siano conosciuti: ciò che conta di più sono l'energia, il vigore e la passione nel dare voce a chi è meno conosciuto».

Quest'anno VOLTA Basel presenta il Padiglione MENA, una mostra dedicata alle gallerie del Medio Oriente e del Nord Africa, tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Iran e Libano. Quali sono le ragioni alla base dell'introduzione di questa nuova sezione e quali saranno le sue caratteristiche principali? 

«Penso che un focus regionale o tematico sia un bel modo per aprire una conversazione e incoraggiare il dibattito. A New York abbiamo avuto un Padiglione ucraino, per mettere in risalto il lavoro di quel Paese e consentirne l'esposizione a livello internazionale (cosa non facile durante la guerra!). È stata anche un'occasione per parlare di ciò che accade all'arte e alla cultura in tempi di conflitto. Con il Padiglione MENA, ero curioso di capire perché non si vedono necessariamente così tante opere provenienti da questa regione nelle fiere d'arte internazionali. Ciascuna delle gallerie di questo padiglione è ben consolidata nella propria regione, ma è la prima volta che espone a Basilea. Abbiamo collaborato con Randa Sadaka, curatrice con sede a Beirut, Dubai e Qatar per avere una visione d'insieme e lei ha selezionato sei gallerie che presentano una panoramica davvero interessante del pensiero creativo contemporaneo».

Chi è il collezionista “tipico” di VOLTA Basel? 

«Abbiamo una base di collezionisti davvero meravigliosa, culturalmente curiosa e attenta, che ci visita ogni anno. Vengono alla ricerca di qualcosa di nuovo e per approfondire la conoscenza delle opere. Una grande percentuale è locale, proveniente dalla Svizzera o dai paesi vicini, ma vediamo visitatori da tutto il mondo e con background diversi. Ogni anno accogliamo nuovi collezionisti e incoraggiamo questa tendenza, in particolare i collezionisti più giovani che sono all'inizio del loro percorso». 

Qual è il rapporto tra VOLTA Basel e la scena culturale della città?

«Siamo a Basilea da vent’anni, il che è piuttosto impressionante se ci pensate. Vogliamo celebrare questo traguardo e il nostro amore per la città. Abbiamo ottimi rapporti con le istituzioni e le aziende locali e personalmente amo moltissimo Basilea. Quest'anno metteremo in risalto la vita culturale di Basilea e l'attività del mercato svizzero in generale, con un programma di conferenze e una giornata gratuita per i residenti di Basilea venerdì 20 (dalle 11 alle 16)».

Quali sono i progetti per il futuro di VOLTA Basel?

«Continuare, rimanere curiosi e continuare a correre dei rischi. Siamo fortunati a poter essere flessibili e a cambiare obiettivo ogni anno in base alle necessità, per stare al passo con gli eventi mondiali e il dibattito nel mercato. Torneremo alla Messeplatz il prossimo anno e sto valutando nuove strategie per sostenere gli artisti e le gallerie all'inizio della loro carriera. Abbiamo sempre bisogno di nuove idee per mantenere le cose fresche e interessanti».

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Lee Cavaliere-by-Christa-Holka

Silvia Conta, 15 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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