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Silvia Conta
Leggi i suoi articoliGlobus è una nota catena svizzera di grandi magazzini dedicata ai prodotti di lusso, attiva da quasi 130 anni, con nove sedi e circa 1800 dipendenti. Sbarcata a Basilea dal 1907, è entrata a far parte del tessuto cittadino e la sua iconica sede è ora oggetto di una ristrutturazione triennale. In questa fase Globus, in collaborazione con la Fondazione Beyeler, ha mantenuto vivo il legame con la città attraverso "Globus Public Art Project", in cui ha invitato tre artisti a creare nuove opere d'arte site-specific che coinvolgessero sia l'edificio che il pubblico. Dopo gli interventi di Claudia Comte e Julian Charrière negli ultimi due anni, quello di Urs Fischer (*1973, Zurigo; vive e lavora a Los Angeles) segna il coronamento finale della serie. Per questa terza edizione del progetto l'artista svizzero presenta Skinny Sunrise, con la curatela di Samuel Leuenberger, che si sviluppa attraverso tre interventi visibili fino al 27 luglio in altrettante zone della città.
«Per questo progetto, - hanno spiegato gli organizzatori - Urs Fischer, famoso a livello internazionale per la complessità a l'arguzia delle sue sculture e installazioni provocatorie, si ispira alla medievale Totentanz (Danza macabra) di Basilea, simbolo iconografico dell'ineluttabilità della morte e della sua ubiquità nella vita stessa». La Danza macabra della città elvetica era un affresco - oggi perduto - eseguito su un muro del cimitero della chiesa Predigerkirche. Nonostante la scomparsa del dipinto ne è rimasta testimonianza, in particolare in una stampa policroma conservata nello Kupferstichkabinett (gabinetto delle stampe) della città. «Le opere di Fischer riprendono questo insieme di motivi, trasponendoli in un linguaggio artistico contemporaneo, che mette lo spettatore di fronte alla propria limitatezza temporale. Tra queste, un autoritratto fatto di cera, sculture di scheletri ispirate alla storia dell'arte e all'immaginario contemporaneo, oltre alla nuova produzione per la facciata del grande magazzino Globus».
Proprio lo scheletro - hanno proseguito gli organizzatori - è «tra i motivi più iconici del lavoro dell’artista, in cui viene immaginato non come un solenne richiamo alla mortalità, ma come un personaggio vivace e ironico in una più ampia meditazione sulla vanitas. Queste figure, spesso tratte dalla storia dell'arte e dalla cultura visiva contemporanea, assumono qualità antropomorfe: fumano, si destreggiano con gli oggetti o inciampano con goffo fascino. Attraverso questi gesti, Fischer trasforma la riflessione filosofica in qualcosa di tattile e giocosamente disarmante, anche se mai privo di un senso di inquietudine di fondo. Fedeli al suo approccio sperimentale, le opere scultoree di Fischer sono raramente statiche. Molte sono fuse in cera, altre sembrano fragili ma sono realizzate in bronzo; le prime sono progettate per disintegrarsi gradualmente se riscaldate, le seconde per suggerire la fragilità, ma invece abbracciano la vita eterna. Celebrando entrambi gli elementi, l'effimero e le forme casualmente solide ma raffiguranti il decadimento, l'artista sfida la nozione classica di scultura come forma duratura, proponendo invece un'arte che rispecchia la natura fugace dell'esistenza. Gli scheletri diventano più che simboli: operano come strumenti dinamici per esplorare i cicli della vita, della morte e della creazione artistica».
Il percorso (a piedi) in città per vedere tutte le opere
Tutte le opere presentate in Skinny Sunrise si possono raggiungere con un percorso a piedi per le vie della parte storica della città. Si può iniziare da Marktplatz, la piazza su cui si affaccia lo splendido municipio rosso, in cui «l’artista presenta la scultura in bronzo Invisible Mother (2015), una fontana con uno scheletro reclinato attraverso il quale l'acqua viene spruzzata da un tubo da giardino: un ciclo chiuso che scorre all'infinito e riflette l'assurdità e la costanza della vita stessa». Proseguendo per Ferie Strasse, la via dello shopping, si giunge a Globus: «sulla facciata del grande magazzino Fischer espone la nuova produzione Eternity (2023), un cartellone di grande formato che presenta una giustapposizione di epoche: un fotogramma di un film noir degli anni Quaranta sovrapposto a una striscia di pancetta, uno scontro surreale e umoristico che confonde la nostalgia con le immagini digitali d'archivio».
Salendo, infine, sul Münsterhügel, dove si trovano anche la cattedrale della città e una terrazza da cui si può ammirare una meravigliosa vista sul fiume Reno, «si trova il cosiddetto "Totehüsli", un ossario che apparteneva alla chiesa di San Martino e che ora fa parte di Globus ed è utilizzato come spazio temporaneo off, infine, Fischer espone il suo noto autoritratto fatto di cera di candela, Untitled (2011), che lo ritrae seduto a un tavolo. Dopo essere stato acceso, la scultura in forma di autoritratto si scioglie lentamente, sottolineando i temi della dissoluzione e del passare del tempo. L'intima presentazione nell'ex ossario è completata da altre note opere di Fischer provenienti da rinomate collezioni d'arte internazionali: Undigested Sunset (2001-2002), Violent Cappucino (2007) e Mildew & Dew (2022)». Questa parte del percorso è visitabile secondo i seguenti orari: fino al 22 giugno ogni giorno dalle 10 alle 20, dal 23 giugno al 27 luglio, dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 19. La Fondazione Beyeler, inoltre, venerdì 20 giugno, alle dalle 18, ospiterà Urs Fischer e il curatore Samuel Leuenberger in un incontro aperto al pubblico dedicato al lavoro dell'artista (la conferenza si terrà in inglese. L’ingresso, di 25 franchi, include la vista alle mostre).

csm_Portrait_Urs_Fischer Courtesy the artist
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