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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl titolo della mostra aperta dal 19 febbraio al 10 maggio alla Maison Rouge, «Et in Libertalia ego», è un’evidente parafrasi dell’iscrizione latina «Et in Arcadia ego» («Anche io in Arcadia») presente in diversi quadri del ’600. A questo tema è dedicata un’opera che Guercino realizzò tra il 1618 e il 1622 e il motto figura anche sulla tela «I pastori dell’Arcadia» che Nicolas Poussin dipinse intorno al 1640, probabilmente proprio rivisitando il Guercino. Ma il progetto di Land art proposto dalla Maison Rouge ha anche a che fare con tutt’altra fonte di ispirazione: i pirati. Ha preso il via infatti quando, nel 2008, l’artista marsigliese Mathieu Briand, classe 1972, trasferì il suo laboratorio di Melbourne, in Australia, in un isolotto al largo delle coste del Madagascar, un luogo considerato sacro e abitato da generazioni da una stessa famiglia. L’artista era partito con un’idea precisa: risalire alle origini di Libertalia, la leggendaria colonia di pirati di cui si racconta nella Storia generale dei pirati, pubblicata a Londra nel 1724. Un testo attribuito al capitano Charles Johnson, dietro al quale si è pensato a lungo che si celasse lo scrittore Daniel Defoe, padre di Robinson Crusoe. L’artista installò dunque il suo atelier in un bungalow: «Col passare del tempo, l’isola è diventata uno spazio mentale, dove sperimentare l’arte al di fuori dei circuiti tradizionali e con il desiderio di invitare altri artisti a condividere questa esperienza», ha spiegato Briand. Gli hanno risposto in diciassette, tra i quali Francis Alÿs, Damián Ortega, Rudy Ricciotti, Juan Pablo Macias, Koo Jeong-A, Mike Nelson e Pierre Huyghe. Per poter partecipare al progetto bisognava rispettare una sola condizione: utilizzare esclusivamente strumenti e materiali disponibili sull’isola. La mostra raggiungerà a settembre il Museum of Old and New Art della Tasmania.
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