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Antonio Oba, «Banhistas n.3-Espreita», 2020

Courtesy of the artist and Mendes Wood © Photo by EstudioEmObra

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Antonio Oba, «Banhistas n.3-Espreita», 2020

Courtesy of the artist and Mendes Wood © Photo by EstudioEmObra

Il Grand Palais restaurato riapre all’insegna del Brasile

Gli artisti contemporanei Antonio Obá, Agrade Camíz, Vinicius Gerheim e Marina Perez Simão inaugurano la prima edizione di un nuovo festival estivo

Luana De Micco

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Nell’ambito della stagione Francia-Brasile 2025, dal 6 giugno al 25 luglio il Grand Palais di Parigi ospita «Horizontes», una collettiva che riunisce i lavori di quattro artisti della scena contemporanea brasiliana: Antonio Obá, Agrade Camíz, Vinicius Gerheim e Marina Perez Simão. La mostra rientra nella programmazione «Grand Palais d’été», prima edizione di un nuovo festival estivo a cadenza annuale che segna questa estate la riapertura completa del monumento parigino, rimasto chiuso per quattro anni per importanti lavori di restauro. Attraverso linguaggi pittorici che spaziano dal figurativo all’astratto, i quattro artisti portano avanti una riflessione profonda e poetica sull’identità, la memoria e la politica, offrendo una visione sfaccettata della realtà brasiliana contemporanea. 

Sotto l’immensa cupola di vetro del Grand Palais, le tele sono esposte sulle balconate della navata nord, per la prima volta aperte al pubblico. Malgrado le differenze stilistiche e gli approcci singolari, le opere di Camíz, Gerheim, Obá e Simão condividono un impegno comune nel riflettere sulle tensioni tra intimità e politica. Di Antonio Obá (Ceilândia, 1983) sono allestite alcune tele degli ultimi anni, come «Avô-uma alegoria» (2023), «Fata Morgana n.1» (2022), «Variaçao sobre Sankofa» (2021) e «Banhistas n.3-Espreita» (2020). Per l’artista afrobrasiliano, al quale il Centre d’Art Contemporain di Ginevra ha dedicato di recente la prima personale europea, la pittura è un «atto di resistenza». Le sue opere affrontano i temi del razzismo strutturale, dell’erotizzazione del corpo nero maschile e della costruzione dell’identità, in una costante critica politico-culturale del Brasile, in cui integra la sua esperienza personale e l’educazione cattolica. Di Marina Perez Simão (Vitória, 1980) è una serie di tele a olio, dipinte su lino, «Untitled-Sem titulo», realizzate tra il 2024 e il 2025. Sono composizioni dinamiche, colorate, che mescolano elementi naturali e astratti, creando universi tra il tangibile e l’intangibile. Lei stessa descrive la sua serie come «una sorta di danza tra dipinti», in cui ogni tela vive in dialogo con le altre ma anche da sola. L’opera di Agrade Camíz (Rio de Janeiro, 1988), cresciuta ai margini della favela Jacaré, si ispira all’architettura popolare delle periferie. A Parigi espone un polittico composto da cinque tele di grande formato (190x160 cm), ognuna delle quali crea un universo colorato che evoca temi legati al corpo e alla sessualità, alla violenza di genere e all’infanzia. Camíz definisce il suo lavoro come «arte gatilho» (arte grilletto), pensata appunto per provocare reazioni forti nel pubblico. Il Grand Palais presenta poi «Tbc» di Vinicius Gerheim (Juiz de Fora, 1992), un’opera anch’essa in forma di polittico, composta da quattro tele di 190x160 cm. Gerheim utilizza la pittura per ripensare norme e codici che limitavano il suo corpo ed esplora le nozioni di identità e appartenenza, evocando i temi della sessualità, della fede e della memoria infantile. Nelle sue composizioni, figure umane e animali si mescolano ai paesaggi, creando narrazioni che esplorano i legami tra sensualità e spiritualità e offrendo una riflessione sull'identità e la percezione.

Antonio Oba, «Variacao sobre Sankofa», 2021. Courtesy of the artist and Mendes Wood Dm, Sao Paulo, Brussels, Paris, New York. Photo: EstudioEmObra

Luana De Micco, 06 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Il Grand Palais restaurato riapre all’insegna del Brasile | Luana De Micco

Il Grand Palais restaurato riapre all’insegna del Brasile | Luana De Micco