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Per l’anagrafe è Antonius Christian Maria Hocks, per tutti gli appassionati di fotografia, ammiratori delle sue stralunate mise-en-place, è Teun Hocks (Leida, Olanda, 1947), pioniere della Staged Photography contemporanea e inventore di un processo artistico complesso e meticoloso, cui concorrono fotografia, performance (da lui interpretate e fotografate) e pittura.
Segnati da una precisione lenticolare, da pittura fiamminga, e da un’ironia alla Magritte, i lavori di Teun Hocks si basano su bozzetti preparatori ad acquarello e matita, sulla base dei quali l’artista allestisce un set fotografico in cui egli stesso entra da protagonista, trasformandosi di volta in volta nel personaggio che intende rappresentare.
Fra i moltissimi autoscatti Polaroid di queste scene ne sceglie otto, da cui produce altrettante fotografie in bianco e nero. Tra queste selezionerà quella finale, l’unica che verrà stampata, non senza essere da lui rifinita a mano, con colori a tempera o a olio.
Dopo la grande antologica da poco conclusa al Coda Museum di Apeldoorn, in Olanda, ora è Paci Contemporary a dedicargli un importante omaggio con la mostra «Teun Hocks. Untitled» (dal 22 ottobre al 25 febbraio), la prima così ricca e completa mai tenuta in Italia, in cui numerosi suoi scatti «storici» sono accostati alle sue più recenti e inedite creazioni: in tutte, il suo tenero personaggio, simbolo dei sentimenti di inadeguatezza che perseguitano tanti di noi.
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