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Chissà mai che cosa spinse, nel 1836, Rosa Trivulzio (1800-59), la nobilissima madre di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, a commissionare al celebre scultore fiorentino Lorenzo Bartolini (1777-1850) un imponente gruppo scultoreo che illustrasse un episodio atroce come quello dell’«Eneide» in cui il guerriero greco Pirro solleva in alto il figlio di Ettore, Astianatte, per scaraventarlo giù dalle mura di Troia, mentre la madre Andromaca cerca disperatamente di fermarlo. Bartolini ci lavorò a lungo (nel 1838 dovette distruggere la prima creta, non gradita alla committente, e ideare una nuova composizione), tanto che alla sua morte, nel 1850, la scultura era incompiuta. A completarla provvide, solo nel 1857, Lorenzo Vela (1812-97, fratello maggiore del più noto Vincenzo), quando l’opera era già a Milano.
Certo è che quel gruppo concitato (allora in marmo), con quello spericolato sottinsù e quel groviglio spettacolare di membra, posto com’era sulla loggia che affacciava sulla Contrada del Giardino (oggi via Manzoni) non poteva non attrarre gli sguardi di tutti i passanti, per l’effetto raccapricciante di veder precipitare in strada il corpo del giovane principe troiano.
Nel 1896 il marmo, rovinato, venne sostituito dal calco in bronzo del gesso originale che è ora oggetto di un cantiere di restauro aperto al pubblico, secondo quella che è ormai un’apprezzata consuetudine del Museo Poldi Pezzoli (recentissimo il restauro accessibile ai visitatori della «Dama» del Pollaiolo).
L’intervento, realizzato da Mario Colella con il supporto di Italia Nostra, che si prevede termini alla metà di novembre, comporta la pulitura con acqua demineralizzata atomizzata e pennelli a setola morbida (per i depositi più tenaci, acqua tiepida e spazzole in nylon), la rimozione del protettivo steso nel restauro del 2003, la verifica di tutte le sigillature e stuccature, nonché della tenuta dei grandi tasselli lungo la base e lungo il modellato nella zona lombare del protagonista, l’estrazione dei solfati di rame dal basamento di pietra e, per finire, la stesura di un nuovo strato protettivo.
Il gruppo scultoreo (e quindi il cantiere di restauro) si trova sul terrazzo al primo piano attiguo alle sale della pittura antica ed è visibile dall’interno grazie al recente riallestimento, nel quale sono state tolte le tende per consentire di godere dall’interno della grande scultura. Non solo, è stato anche rimosso il cancello in ferro per permettere ai visitatori la visione ravvicinata dell’opera (uno dei massimi capolavori di Bartolini) e del cantiere.
L’operazione è accompagnata da visite guidate (maggiori informazioni sul sito web) in cui la conservatrice del museo Lavinia Galli racconta la vicenda avventurosa dell’opera e, con Mario Colella, illustra l’intervento di restauro, spiegando al contempo al pubblico la necessità della conservazione preventiva del nostro patrimonio culturale: una prassi sempre più diffusa, che consente di mettere in sicurezza le opere prima che i danni siano irreversibili.

Un momento del restauro del gruppo scultoreo che Rosa Trivulzio commissionò a Lorenzo Bartolini, che narra l’episodio in cui il guerriero greco Pirro solleva il figlio di Ettore, Astianatte
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