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Piero Dorazio, «Smagliante», 1972

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Piero Dorazio, «Smagliante», 1972

De Maria e Dorazio uniti dalla luce e dal colore

Tornabuoni Arte presenta una mostra con circa trenta opere che esplora affinità e differenze tra i linguaggi di due grandi protagonisti dell’arte contemporanea

S’intitola «Giocando con la luce e con il colore. Dialogo tra Nicola De Maria e Piero Dorazio» la mostra allestita da Tornabuoni Arte nella sede di Milano dal 30 settembre al 25 ottobre. Un dialogo inedito e persuasivo, quello presentato qui, tra due artisti di generazioni diverse (Piero Dorazio era nato nel 1927 ed è scomparso nel 2005, Nicola De Maria è del 1954) che, pur senza essersi mai frequentati, mostrano un’evidente affinità nel trattamento, in entrambi magistrale, di quella luce-colore che intride i loro lavori: folgoranti epifanie le loro, luminose e vibranti, che intrappolano gli sguardi e dilatano la percezione dello spazio in cui si mostrano.

Al di là di questo tratto fondante, il linguaggio di ognuno è però ovviamente ben distinguibile e personale: sorretto da un saldo equilibrio di linee e campiture (sebbene investito in alcune stagioni di accenti più lirici) quello di Dorazio; più libero e spirituale quello di De Maria, che crea nei suoi dipinti spazi sospesi e cieli metafisici.

In mostra si confrontano una trentina di loro opere: di Dorazio (fra i fondatori, nel 1947, del Gruppo Forma 1, assiduo negli Stati Uniti dove dal 1953 insegnò nelle università, presente a documenta 2 di Kassel nel 1959 e poi per tre volte in Biennale a Venezia tra il 1960 e il 1988: un maestro del ’900) sono esposti lavori degli anni tra i ’50 e il 2000; di De Maria (esponente di primo piano della Transavanguardia, seppure deliberatamente appartato perché votato all’astrazione, anch’egli presente tre volte alla Biennale veneziana e una a documenta, la numero 7) vanno in scena opere realizzate tra gli anni ’80 e il 2005, l’anno in cui Dorazio scompare.  

Fra gli accostamenti più eloquenti per rendere manifesta la diversa temperatura emotiva dei due artisti, si possono citare da un lato «Leal» e «Smagliante sempre» (1972 entrambi) di Dorazio, che con i loro prismi multicolori conservano entrambi la memoria, seppure proiettata nella cultura postbellica, dei Balla degli anni ’20 (Balla fu un maestro riconosciuto per Dorazio, che lo frequentava negli anni in cui il vecchio pittore, che aveva abiurato da tempo al Futurismo, viveva a Roma senza più gloria), dall’altro i dipinti di De Maria «Giardino e angeli+luci+baci (Giorno di Pasqua)» e «Regno dei fiori-Sorridi faccia» (entrambi 1984-85) e «Sono un pittore di casette» (1982), proiettati in una dimensione fortemente simbolica dal colore, qui dilatato e potenziato dalla sfera emozionale.

La mostra rientra nel programma espositivo che Tornabuoni Arte dedica all’approfondimento, attraverso confronti inediti e letture trasversali, delle molteplici voci dell’arte italiana del Novecento.

Nicola De Maria, «Giardino e angeli», 1984-85

Ada Masoero, 29 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

De Maria e Dorazio uniti dalla luce e dal colore | Ada Masoero

De Maria e Dorazio uniti dalla luce e dal colore | Ada Masoero