Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Beato Angelico, «Trittico francescano», 1428-29, Firenze, Museo di San Marco (particolare)

© Su concessione del Ministero della Cultura-Direzione regionale Musei nazionali Toscana-Museo di San Marco

Image

Beato Angelico, «Trittico francescano», 1428-29, Firenze, Museo di San Marco (particolare)

© Su concessione del Ministero della Cultura-Direzione regionale Musei nazionali Toscana-Museo di San Marco

Le istituzioni pubbliche dovrebbero tornare a produrre mostre memorabili

Il re seminudo • Non possiamo augurarci altro che un meccanismo virtuoso come quello privato, ovvero con professionisti scelti per concorso e non per nomina ministeriale, attualmente in atto a Firenze continui

Alberto Salvadori

Leggi i suoi articoli

A Firenze, fino al 25 gennaio 2026, è aperta al Museo di San Marco e a Palazzo Strozzi la mostra dedicata a Beato Angelico, che possiamo definire epocale. San Marco è il luogo di Beato Angelico, chiunque ami l’arte e abbia bisogno di rimettere a posto i pensieri da sempre lo frequenta. Palazzo Strozzi, invece, è un contesto antitetico al convento che ha saputo, nel corso della sua lunga storia, costruirsi un’identità come centro espositivo che soddisfa un po’ tutti. 

Questo progetto, al pari di quelli in passato dedicati a Donatello, Rosso e Pontormo e altri ancora di tale livello, dimostra due cose: la prima, la bravura di chi gestisce la Fondazione Strozzi, alternando mostre così importanti e forse irripetibili ad altre meno intense, ma in grado di catturare il grande pubblico. La seconda, il parallelo progressivo svuotamento di contenuti dei musei nazionali per un loro preciso impegno verso la gestione ordinaria, volta soprattutto allo sbigliettamento forsennato, facendo venir meno quella capacità propositiva per lo studio e la ricerca, ascrivibile ai tempi dei grandi sovrintendenti, che ha prodotto nel tempo mostre memorabili. Rimanendo a Firenze, ne cito solo alcune di epoche diverse tra le molte realizzate in città: «Sfortuna dell’Accademia» (1972), «Curiosità di una reggia» (1979), «Magnificenza alla corte dei Medici» (1997-98) e potrei continuare almeno fino agli anni Duemila. Delegare quasi esclusivamente ai privati la realizzazione di questi progetti è, dal mio punto di vista, una sconfitta per tutti. 

Il patrimonio culturale italiano è conservato e gestito in grandissima parte dal pubblico, quindi in carico economicamente a ognuno di noi, almeno a quel 50% che paga le tasse. Avremmo diritto quindi di ottenere un impegno che non sia quasi esclusivamente conservativo o a indirizzo turistico-consumistico di questa ricchezza. Purtroppo, le linee guida di un Ministero gestito da molti anni, sarebbe troppo facile dare le responsabilità all’ultimo arrivato, in maniera assai discutibile, da chi davvero di arte ha poca dimestichezza, e aiutato da chi l’arte la frequenta dal punto di vista economico e non umanistico, sta producendo molti danni, difficilmente riparabili. Questa situazione denota un decadimento generale nell’assolvimento delle funzioni e delle persone a loro preposte. 

In assenza di diktat politici, i soggetti privati creano e incaricano i migliori professionisti per realizzare e gestire i progetti, vedi appunto la mostra di Beato Angelico, curata da Carl Brandon Strehlke, conservatore emerito del Philadelphia Museum of Art assieme a due eccellenti funzionari di Soprintendenza, arrivati lì non per nomina ministeriale ma per concorso, come una volta: Stefano Casciu e Angelo Tartuferi. Potremmo partire da qui per riflettere ancora una volta su una situazione dolorosa e inefficace per tutti, attivata oramai tempo fa con il progressivo screditamento delle istituzioni che da sempre hanno gestito al meglio il nostro patrimonio culturale. Questo contesto non auspicabile è, purtroppo, lo stato delle cose. Non possiamo augurarci altro che un meccanismo virtuoso come quello privato attualmente in atto nella città toscana continui. Nonostante manchi di una base progettuale si dà il caso che sia gestito da soggetti intelligenti e capaci che operano per il bene comune. 

Alberto Salvadori, 24 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Dopo il Depot a Rotterdam e il Victoria & Albert East Storehouse a Londra, aspettiamo che anche in Italia nascano iniziative simili. I presupposti ci sono tutti

Il re seminudo • Alla Fondazione Prada di Milano le grandi tele dell’artista belga invitano alla riflessione e alla meditazione in controtendenza con il mondo di oggi

Il re seminudo • Sempre più spesso gli incarichi nell’ambito della cultura privilegiano l’appartenenza e la rete delle relazioni a scapito di studio e conoscenza

Un excursus nella carriera dell’artista tra ricerca, sperimentazione e scrittura, e nella sua vita densa di frequentazioni con registi, fotografi, letterati e poeti

Le istituzioni pubbliche dovrebbero tornare a produrre mostre memorabili | Alberto Salvadori

Le istituzioni pubbliche dovrebbero tornare a produrre mostre memorabili | Alberto Salvadori