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Il software di intelligenza artificiale Stable Diffusion scarica su Internet immagini protette da copyright per essere «adattate» e vendute

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Il software di intelligenza artificiale Stable Diffusion scarica su Internet immagini protette da copyright per essere «adattate» e vendute

Le artiste querelano AI

Le cause nei confronti delle aziende produttrici dei software di AI aiuteranno a fare chiarezza sul perimetro legale delle loro «creazioni» derivate

Daniel Grant

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L’uso dell’Intelligenza Artificiale (AI) nell’arte è al centro di numerose questioni legali, la più recente delle quali è una causa collettiva intentata a San Francisco pochi mesi fa dalle artiste Sarah Andersen, Kelly McKernan e Karla Ortiz nei confronti di Stability AI per violazione del diritto d’autore. L’accusa riguarda Stable Diffusion, un’applicazione di AI che avrebbe preso dai dati con cui è stata addestrata milioni di immagini protette per metterle a disposizione di altre società online, Midjourney e DeviantArt, i cui software generativi sono usati dagli utenti per alterare gli originali e produrre immagini adattate da rivendere.

Ma «queste “nuove” immagini, si legge nella denuncia, sono opere derivate e si basano interamente» sulle immagini protette da copyright presenti sul web. Matthew Butterick, uno degli avvocati delle artiste, sostiene che le opere derivate «possono o meno assomigliare esteriormente» alle immagini originali, ma in ogni caso «da esse derivano e con esse sono in concorrenza sul mercato». Da qui la possibilità di «un danno permanente al mercato dell’arte e agli artisti».

Un’altra causa per violazione del diritto d’autore è stata intentata a Londra da Getty Images sempre contro Stable Diffusion di Stability AI, e a tal proposito un portavoce della società coinvolta ha dichiarato che l’azienda «prende molto sul serio queste questioni. Le accuse nascono da un malinteso sul funzionamento della nostra tecnologia e della legge». Un aspetto critico riguarda poi la comprensione di che cosa effettivamente le norme sul copyright consentano o meno, come sostiene l’avvocata newyorkese Megan Noh riferendosi al «fair use» di materiali protetti.

Nel frattempo l’Ufficio statunitense per il diritto d’autore ha preso l’unica decisione finora certa in questo campo, rifiutando di concedere la registrazione del diritto d’autore a opere generate attraverso l’AI. Su un altro fronte, tuttavia, «ci sono artisti e artiste che stanno iniziando a integrare proprio questi nuovi software per creare le loro opere, naturalmente in attesa di capire i loro diritti e obblighi rispetto alla produzione generata dall’AI», afferma Amelia K. Brankov, un’altra avvocata di New York.

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Daniel Grant, 27 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

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