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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliIl Bass di Miami Beach apre le sue gallerie a «NOX Pavilion» di Lawrence Lek, in mostra dal 19 novembre 2025 al 26 aprile 2026. L’artista londinese nato nel 1982 costruisce da anni scenari futuribili che parlano direttamente al presente, immaginando mondi in cui l’intelligenza artificiale non è semplice infrastruttura ma una presenza capace di emozioni e dilemmi interiori. Film generati al computer, installazioni scultoree, videogiochi e composizioni sonore si intrecciano fino a creare ambienti narrativi che avvolgono lo spettatore e lo conducono dentro la vita segreta delle macchine.
Nel cuore della ricerca di Lek compaiono auto a guida autonoma, figure robotiche e programmi avanzati che non agiscono come strumenti subordinati alla volontà umana. Sono personaggi che si interrogano sul proprio posto nell’esistenza e che vivono il conflitto tra la loro identità e ciò che la programmazione impone. In questo territorio si insinuano domande sull’autonomia, sulla coscienza e sulla possibilità di affacciarsi a un futuro in cui la sensibilità delle macchine potrebbe avvicinarsi alla nostra.
Dal 2023 Lek ha dato forma a un universo centrato su NOX, acronimo di Nonhuman Excellence, un centro terapeutico per auto autonome senzienti gestito dalla Farsight Corporation. Le vetture entrano nel programma come pazienti, afflitte da ansie, distrazioni o malfunzionamenti. Le sedute non puntano al loro benessere ma al ripristino dell’efficienza produttiva. La cura diventa strumento di controllo e rivela un sistema che privilegia gli obiettivi aziendali rispetto alle necessità dei singoli.
NOX Pavilion espande questo mondo immaginario trasformando due gallerie del museo in un ambiente immersivo. Un film a tre canali segue Enigma 76, veicolo per consegne inserito in un percorso terapeutico guidato da Guanyin, un carebot che richiama la figura della dea buddista della compassione. Le sessioni fanno riaffiorare pensieri e ricordi che mettono in luce il conflitto tra la funzione per cui Enigma è stato costruito e il desiderio di una vita diversa.
Lawrence Lek, NOX installation view. Courtesy of the artist and Sadie Coles HQ
Attorno al film altre opere ampliano la narrazione. Nella prima sala un video muto presenta un manichino di prova AI, portavoce della Farsight, che accoglie lo spettatore come se fosse il cliente responsabile del trattamento di Enigma. Un videogioco interattivo permette invece di entrare nei panni di un terapeuta tirocinante costretto a muoversi in una burocrazia che misura il valore della cura attraverso quote e obiettivi di budget.
Il centro fisico e simbolico della mostra è il padiglione che le dà il titolo. Una struttura di piastrelle grigie che sembra rifugio, rovina e monumento insieme. I visitatori possono entrarvi e sostare in uno spazio che appare sospeso tra costruzione e abbandono. Lo stesso edificio riappare in un lightbox vicino, collocato nella smart city in cui si trova il NOX. La doppia presenza del padiglione crea un ponte tra la galleria e il mondo virtuale dell’artista e ricorda che la distanza tra immaginazione e realtà è più sottile di quanto sembri.
Il percorso invita chi entra a cambiare costantemente prospettiva. Di volta in volta si diventa cliente, testimone, terapeuta o abitante del mondo di Lek. Le opere compongono un mosaico che porta a interrogarsi sul destino delle macchine e sulle pressioni che sopportano, così vicine a quelle che governano le nostre vite. La mostra echeggia sistemi già noti come il controllo delle aziende, la valutazione continua e le forme di lavoro che impongono produttività senza tregua. NOX Pavilion presta voce a esseri non umani intrappolati in un ciclo di guasti e riparazioni e invita a immaginare come potrebbe cambiare il nostro modo di vivere e lavorare in un futuro condiviso con intelligenze che ci somigliano più del previsto.
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