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Gennario Sangiuliano. Foto Benvegnù e Guaitoli © Imagoeconomica

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Gennario Sangiuliano. Foto Benvegnù e Guaitoli © Imagoeconomica

L’avevano detto e l’hanno fatto. «Le immagini si devono pagare!»

Che senso hanno gli apprezzabili richiami del ministro a Benedetto Croce se poi i suoi atti vanno in una direzione opposta, così palesemente illiberale?

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Daniele Manacorda

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L’avevano detto e l’hanno fatto. «Le immagini si devono pagare!» aveva tuonato il ministro Sangiuliano e il recente decreto ministeriale con relativo tariffario (n. 161 dell’11 aprile 2023, «Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali») ha fatto capire che cosa si intenda per «redditività» del patrimonio culturale.

Premesso che non sono in discussione né la liceità della concessione onerosa di beni e spazi del patrimonio culturale, né l’eventuale onerosità della fornitura di riproduzioni, il tariffario (che unifica i costi delle forniture da moltiplicarsi per vari astrusi coefficienti con l’obiettivo di fare cassa) dà una mazzata a quanti sperano in una visione liberale dell’uso delle immagini del patrimonio culturale pubblico.

Abbiamo ricordato altre volte su queste pagine i motivi che spingono in tutto il mondo a una liberalizzazione, che è l’unica strada nell’era di internet e della condivisione digitale delle informazioni. E quanto questa politica dissennata danneggi in primo luogo e soltanto gli italiani e il «Made in Italy»... Con questo decreto si torna drammaticamente indietro nel tempo: viene ristabilito addirittura il pagamento per la riproduzione di immagini su riviste scientifiche, quindi per fini di studio e ricerca!

I nostri giovani non potranno che ringraziare il prof. Tarasco (capo dell’Ufficio legislativo del MiC, Ndr) per il colpo durissimo inferto alla loro crescita professionale. In caso di riproduzioni su ebook il meccanismo previsto dal tariffario raggiunge poi i vertici del grottesco: si dovrà infatti tenere conto del «numero di download stimati»! Insomma, gli autori dovranno preoccuparsi di monitorare periodicamente sul sito il numero di download del proprio articolo (una strana sorta di «impact factor» fiscale...) e, qualora la cifra superi quella stimata, dovranno informare tempestivamente il Ministero «per consentire a quest’ultimo di determinare un corrispettivo integrativo»!

Pochi mesi fa la Corte dei Conti ha invitato il Ministero ad aprirsi al libero riutilizzo delle immagini, anche per fini commerciali, visto che il sistema di esazione previsto dall’art. 108 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio è in perdita dal momento che il costo della gestione è superiore agli introiti auspicati. Il ministro risponde facendo esattamente il contrario: alziamo le tariffe e facciamo tenere la contabilità ai contribuenti! E addossiamo a carico di funzionari e dirigenti il danno erariale per i mancati introiti!

Ma ancor più odioso è il richiamo esplicito che il decreto fa all’art. 20 del Codice dei Beni culturali, che giustificherebbe questa sciagurata deriva. Leggiamolo: «I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti a usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione». Come è chiaro, il testo nulla ha a che vedere con la destinazione d’uso delle immagini dei beni culturali, che sono beni immateriali. La norma di legge viene maldestramente richiamata in nome di una «compatibilità con il carattere storico artistico dei beni culturali» che implica una vera e propria compressione delle più elementari libertà costituzionali.

Vietando e controllando il libero uso delle immagini si dà non solo uno schiaffo alla ricerca, ma anche un calcio alla diffusione culturale (art. 9 della Costituzione), alla libertà di espressione (art. 21), alla libertà di ricerca (art. 33) e alla libertà di iniziativa economica (art. 41). Che senso hanno gli apprezzabili richiami del ministro a Benedetto Croce se poi i suoi atti vanno in una direzione opposta, così palesemente illiberale?

Gennario Sangiuliano. Foto Benvegnù e Guaitoli © Imagoeconomica

Daniele Manacorda, 04 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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