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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliSulle due risoluzioni dell’Unesco dedicate ai «luoghi santi» di Gerusalemme, Dan Bahat, 78 anni, decano degli archeologi israeliani impegnati nell’area, ha dichiarato a «Il Giornale dell’Arte»: «È dai tempi del Gran Muftì di Gerusalemme negli anni ’20 che gli arabi accusano gli ebrei di voler distruggere le loro moschee per ricostruire il Secondo Tempio... Israele però non ha cambiato niente dagli accordi sulla spianata e la Giordania conserva i diritti che aveva quando governava Gerusalemme, tra 1948 e 1967. Nell’accordo di pace con la Giordania, Israele ha riaffermato la situazione come era allora. Tutti gli scavi israeliani sono fatti sempre fuori della Spianata, cercando di non offendere in alcun modo i diritti degli arabi nella Spianata. Sono loro piuttosto ad aver compiuto lavori senza le necessarie indagini archeologiche. Sul Ponte dei Maghrebini, oggi in legno dopo il crollo del 2004, noi vogliamo soltanto costruire un ponte più bello, poiché è l’unico accesso per i turisti, ma tutti gridano allo scandalo. Dobbiamo lasciarlo così brutto per sempre?».
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