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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliDal 12 aprile 1456, quando il duca Francesco Sforza, pose la prima pietra dell’Ospedale Maggiore a oggi, la Ca’ Granda di Milano ha visto passare storie e vicende umane e artistiche molteplici. Con il sostegno della Università degli Studi esce ora una animata guida, firmata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, che ripercorre le cronache del tumultuoso luogo, vicino a cui approdava il Laghetto, ricordato oggi nell’onomastica delle strade, che era destinato a far giungere il marmo di Candoglia all’eterna fabbrica del Duomo.
In copertina è una dettagliatissima incisione in cui compare l’edificio con i suoi quattro cortili, opera attribuita a Cesare Cesariano, presente tra le illustrazioni della prima edizione del De Architectura di Vitruvio, uscita a Como nel 1521 per i tipi di Gottardo Da Ponte. Oltre alla quadreria, con le opere commissionate dall’istituzione, e quelle avute in eredità da parte di danarosi benefattori che avevano previsto lasciti nelle loro ultime volontà (i ritratti venivano esposti durante la Festa del Perdono, usanza in corso fino al 1968), colpiscono le presenze novecentesche, tra cui il grande, magnifico, gesso del sant’Ambrogio di Adolfo Wildt, concepito per il Tempio della Vittoria di Milano (ossia il sacrario dei caduti), con un magnifico sigillo in onice incisa e malachite, opera del maestro gioielliere Alfredo Ravasco, creato per il rettore Mangiagalli, senza scordare i gonfaloni, tra cui si trova un gioiello progettato da Gio Ponti nel 1932. Insomma un’occasione preziosa per vedere, in dettaglio, uno dei meglio custoditi «segreti di Milano», arca di tesori d’arte e di memorie della città.
La Ca’ Granda. Da Ospedale a Università. Atlante storico-artistico, di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, 192 pp., Officina Libraria, Milano 2017, € 18,00

La copertina del volume
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