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Cardi ospita dieci opere fondamentali di Kenneth Noland realizzate in vent’anni
La Cardi Gallery apre la programmazione del 2015 con la mostra «Kenneth Noland: 1958-1980» (fino all’11 aprile), curata da Annamaria Maggi e commentata in catalogo da Franco Fanelli.
Sono dieci le opere esposte del pittore americano (1924-2010) che, dapprima protagonista del Colour Field Painting, nel corso degli anni Sessanta si sarebbe orientato verso una forma di personale Minimalismo. Negli anni anni Cinquanta, nei «Target» e nei «Circle», Noland indaga le proprietà percettive di forme concentriche a bande di diverso colore, che risucchiano l’occhio dell’osservatore in un vortice solo apparente ma non per questo meno vertiginoso. Nei successivi «Chevron» e «Stripe» (opere quasi sempre di grande formato, quando non gigantesche, come il magnifico «Stripe» in mostra, «Via Bound», 1970, che misura oltre quattro metri), inaugura una nuova tecnica stendendo il colore acrilico sulla tela non preparata.
Dà vita così a lavori di un’essenzialità assoluta, molto amati dal collezionismo. Ed è da queste ultime opere che negli anni Settanta scaturiscono gli «Shaped Canvas», nei quali bande di colori contrastanti, realizzate con l’identica tecnica minimale, spesso accentuano il perimetro, che si fa irregolare: eludendo le tradizionali forme rettangolari o quadrate, l’opera si dilata così, percettivamente, nello spazio. Gli «Chevron», da cui nei Settanta scaturiscono i «Plaid» con linee sottili intersecate con regolarità, tornano alla ribalta nel decennio successivo, così come gli «Stripe» e i «Circle», in un richiamo a radici sempre vitali.
La mostra dà conto dell’intero percorso di Noland attraverso dieci opere che dall’abbagliante «Untitled» (un «Target» del 1958), passando per il monumentale «Via Bound» citato e un «Plaid» romboidale del 1973, giungono alle forme scalene degli anni Settanta e Ottanta.
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