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Jeffrey Gibson, «with an uncorrupted gaze», 2025 (particolare)

Photo: Thomas Barratt

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Jeffrey Gibson, «with an uncorrupted gaze», 2025 (particolare)

Photo: Thomas Barratt

La prima personale francese di Jeffrey Gibson è un appello all’empatia

Tra spiritualità queer e tradizione nativa, l’artista nativo americano porta a Parigi, da Hauser & Wirth, la forza poetica del corpo politico

È la prima mostra personale in Francia di Jeffrey Gibson. L’artista statunitense (nato in Colorado nel 1972), membro della Mississippi Band of Choctaw Indians e di origine Cherokee, presenta un corpus di opere recenti e inedite alla galleria parigina di Hauser & Wirth (dal 20 ottobre al 20 dicembre) che gli dedica la mostra «This Is Dedicated to the One I Love». Titolo che è «un appello all’empatia» scrive la galleria in una nota, un «invito a riflettere sul nostro agire in tempo di crisi», interpellando la responsabilità, dell’artista e del visitatore, nei confronti del mondo e dell’altro. 

Nel corso della sua carriera, Gibson ha abbracciato supporti e tecniche miste: pittura, scultura, installazioni, video, performance. Utilizza materiali fragili, della tradizione artigianale, perline di vetro, pelli grezze, tessuti di recupero dai colori sgargianti o i motivi geometrici che applica su oggetti della vita quotidiana. I suoi lavori sono sensibili ai temi della diaspora, dell’eredità storica, dell’identità, del corpo come soggetto politico, con riferimenti che spaziano dalla cultura pop alla cultura autoctona, all’universo queer. 

Nel 2024 è stato il primo artista indigeno a rappresentare gli Stati Uniti alla 60ma Biennale d’arte di Venezia con la personale «The Space in Which to Place Me», una ventina di opere che invitavano il pubblico a riflettere sul tema dell’appartenenza. Nel 2025, è stato il sesto artista scelto per la Genesis Facade Commission del Metropolitan Museum of Art di New York, per la quale ha realizzato quattro opere allestite all’esterno del museo fino al 9 giugno 2026. A Parigi presenta tre nuovi gruppi di dipinti, piccole tele che evocano gioielli e parure e sono ispirate alle ricerche di Gibson sulle «proiezioni astrali», e una selezione di tele imponenti con cornice perlata. Sono allestite anche opere su carta e, sempre per la prima volta, una nuova serie di sculture in ceramica a forma di testa, secondo la tradizione precolombiana autoctona nord-americana, e nuove opere della celebre serie dei «punching-bags», dei sacchi da box su cui applica perline o frange, ispirandosi ai costumi dei nativi americani, e inscrive frasi come «Never Let Your Spirit Bend». «Le opere esposte, scrive ancora la galleria, sono una testimonianza dell’audace sensibilità cromatica dell’artista e del suo gusto per i motivi e l’astrazione, traendo ispirazione dalla storia delle teorie del colore e dal concetto di psico-prismatico, secondo cui il colore, la luce e i prismi suscitano simultaneamente una molteplicità di percezioni».

Jeffrey Gibson, «I wish that every human life might be pure transparent freedom», 2025. Photo: Elisabeth Bernstein

Luana De Micco, 24 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

La prima personale francese di Jeffrey Gibson è un appello all’empatia | Luana De Micco

La prima personale francese di Jeffrey Gibson è un appello all’empatia | Luana De Micco