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Angelica Kaufmann
Leggi i suoi articoliNottingham Contemporary annuncia per l’autunno prossimo la prima mostra personale istituzionale dedicata a Sarah Cunningham, artista britannica scomparsa nel 2024 all’età di 31 anni. L’esposizione, la più ampia mai realizzata sul suo lavoro, segnerà un ritorno simbolico e profondamente significativo nella città in cui Cunningham era nata e cresciuta. «Si tratta di un momento particolarmente intenso e carico di significato», ha dichiarato Lisson Gallery, che ha annunciato la rappresentanza dell’artista nel luglio 2023. «È un vero e proprio ritorno a casa: le opere di Sarah tornano nel luogo in cui ha mosso i primi passi, sia umani sia professionali». Cunningham, infatti, aveva lavorato proprio a Nottingham Contemporary come assistente di galleria, intrecciando fin da giovanissima pratica artistica e lavoro istituzionale.
La notizia della mostra arriva a poco più di un anno dalla sua morte, avvenuta nel novembre 2024 a Londra. Secondo quanto riportato dalla BBC, un’inchiesta del coroner ha stabilito che si è trattato di un incidente. Diplomata al Royal College of Art nel 2022, Cunningham aveva rapidamente attirato l’attenzione della scena artistica britannica. La sua prima personale, The Crystal Forest, si era tenuta nel 2023 alla Lisson Gallery di Londra, confermandola come una delle voci più promettenti della sua generazione. Originaria del quartiere di Wollaton, a Nottingham, Cunningham ha sviluppato una pratica pittorica intensa e istintiva, nutrita da una profonda fascinazione per il mondo naturale, declinato tanto nel paesaggio urbano quanto nelle giungle dell’America Centrale. Il suo linguaggio astratto, attraversato da apparizioni figurative fugaci, era immediatamente riconoscibile per l’uso di una pennellata amplificata e gestuale, spesso realizzata con strumenti autoprodotti: lunghi pennelli costruiti assemblando frammenti di legno e materiali di recupero.
La pittura era per Cunningham un’attività fisica e immersiva. Lavorava spesso di notte, una consuetudine maturata mentre alternava la pratica artistica a più impieghi — in galleria e come corriere — che la costringevano a orari irregolari. Rifiutava l’idea di un progetto preliminare: niente schizzi, nessuna mappa formale. «Tratto la superficie del dipinto come una tavolozza», raccontava in un’intervista a Lee Gordon, «la pittura viene spinta e tirata, lavorando spesso a terra, con stracci e pennelli».
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