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Ritratto dell'artista Mónica de Miranda

Courtesy Jahmek Contemporary Art

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Ritratto dell'artista Mónica de Miranda

Courtesy Jahmek Contemporary Art

La natura come atto politico alla 1-54 Art Fair di Londra

Durante l’acclamata fiera che si terrà  in ottobre, l’artista Mónica de Miranda trasforma il cortile della Somerset House in un giardino decoloniale, dove piante e corpi raccontano storie di resistenza, cura e appartenenza

Lavinia Trivulzio

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A breve 1-54 Contemporary African Art Fair inaugura la sua tredicesima edizione londinese (Somerset House, 16 - 19 ottobre) con un progetto che sfida le nozioni tradizionali di spazio espositivo e invita a un’esperienza sensoriale e collettiva. «Earthworks», l’installazione botanica firmata dall’artista luso-angolana Mónica de Miranda, trasforma il cortile della storica istituzione britannica in un terreno fertile per la riflessione ecologica, spirituale e politica.

Crisi ambientale ed eredità del colonialismo si intrecciano: de Miranda propone infatti un intervento che è una geografia immaginata e radicale, in cui piante, suolo e corpi umani coesistono in un ecosistema partecipativo. Concepita come un’opera aperta e relazionale, Earthworks si presenta come un giardino decoloniale, dove il gesto di coltivare si fa metafora di cura, di appartenenza e di resistenza. L’installazione si inserisce come punto simbolico all’interno di una fiera che, anno dopo anno, riafferma il proprio ruolo di piattaforma critica per l’arte africana e diasporica. 1-54, ormai punto di riferimento nel calendario internazionale, costruisce così ponti culturali, che quest’anno si esplicitano in un ricco programma di progetti speciali.

Tra questi: The Sartorial Spirit of Punk Tailors di Art Comes First, che mette in tensione l’estetica punk britannica e la sartoria africana, esplorando i concetti di identità, ribellione e artigianalità; la galleria Everyday Lusaka, che rilegge la storia visiva dello Zambia con un’installazione site-specific dedicata al leggendario studio fotografico Fine Art Studios, primo a ritrarre la borghesia nera zambiana; Seed Archives, un’esperienza intima e tattile che si ispira ai rituali dell’Africa occidentale e invita il pubblico a un apprendimento sensoriale e collettivo; presentato da Rich Spirit, BLKNWS: Terms & Conditions di Kahlil Joseph espande il suo lungometraggio d’esordio in un’installazione immersiva che traduce la risonanza del film in uno spazio fisico. A completare il quadro, 1-54 Forum, curato dalla Raw Material Company ispirandosi ai temi centrali della pratica curatoriale di Koyo Kouoh (mancata lo scorso maggio, era stata designata come prossima curatrice della Biennale di Venezia), offrirà un ciclo di incontri e talk incentrati su decolonialità, scambio transculturale e narrazioni alternative dell’Africa e della sua diaspora.

Mónica de Miranda, già nota per la sua pratica multidisciplinare tra fotografia, video, performance e installazione, firma con per la fiera una delle sue opere più ambiziose. L’opera sfida i codici museali, portando l’arte fuori dalle sale bianche e dentro la terra viva, dentro i gesti quotidiani del prendersi cura, dentro le storie non raccontate dei corpi e delle piante. Nel contesto urbano di Londra, la sua installazione risuona come un’eco che richiama l’urgenza di ripensare il nostro rapporto con l’ambiente, con la storia e con gli altri. 

Lavinia Trivulzio, 12 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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