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A sinistra un ritratto di Juan Antonio Alvarez Reyes, a destra un ritratto di Jimena Blázquez Abascal

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A sinistra un ritratto di Juan Antonio Alvarez Reyes, a destra un ritratto di Jimena Blázquez Abascal

La fulminante destituzione del direttore del Centro andaluso d’arte contemporanea

Juan Antonio Alvarez Reyes è stato obbligato ad abbandonare l’ufficio per lasciare il posto alla collezionista Jimena Blázquez Abascal, che ha assunto la direzione

Roberta Bosco

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In Spagna le ingerenze politiche nelle istituzioni culturali delle comunità governate dal Partito Popolare con l’appoggio del partito di estrema destra Vox, stanno raggiungendo «livelli inconcepibili e preoccupanti», secondo le associazioni del settore che velano per l’applicazione del Codice di Buone Pratiche, accordato con il Ministero della Cultura. Sebbene si tratti di un documento non vincolante, dalla sua firma nel 2007 è stato rispettato praticamente da tutti i governi autonomi, regionali e comunali.

La situazione appare particolarmente preoccupante in Andalusia dove le destituzioni fulminanti senza motivo alcuno si stanno moltiplicando. La ultima risale alla settimana scorsa quando Juan Antonio Alvarez Reyes (Badajoz, 1966), direttore dal 2010 del Centro Andaluz de Arte Contemporáneo (Caac), è stato rimosso senza alcuna spiegazione e senza alcun conflitto previo. Alvarez Reyes, direttore de «El Periodico del Arte» dal suo inizio nel 1997 fino alla chiusura nel 2002, ha ricevuto la notizia la mattina ed è stato obbligato ad abbandonare l’ufficio nel pomeriggio, di modo che potesse essere immediatamente rioccupato dalla collezionista Jimena Blázquez Abascal, che assume la direzione.
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Sull’operato di Alvarez Reyes, nominato attraverso un concorso pubblico, il consenso è totale: il suo programma è stato coerente e sufficientemente plurale. Inoltre con un budget limitato è riuscito ad arricchire la collezione attraverso donazioni importanti che significano fiducia nell'istituzione e nella persona che la dirige. Per quanto si sa la nuova direttrice non ha nessun progetto per il Caac. Collezionista miliardaria, è conosciuta negli ambienti artistici per aver creato la Fondazione Montenmedio Contemporánea a Vejer de la Frontera, e nei tribunali per decenni di violazioni urbanistiche, crimini ambientali, risoluzioni e ricorsi giudiziari.
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Il suo centro d’arte, che ha accolto progetti site specific di una quarantina di artisti di prima fila tra cui Maurizio Cattelan, Marina Abramovic, James Turrell o Jeppe Hein, sorge in una zona di ulivi selvatici e pini che fu disboscata da suo padre per installare un campo da golf nonostante si trattasse di «terreni non edificabili di protezione speciale, per l’interesse forestale, ecologico, storico, culturale e paesaggistico». Gli 8 membri della commissione tecnica del Caac, un organo consultivo formato da persone con una lunga carriera e un grande peso nel sistema dell’arte, hanno già presentato le loro dimissioni, mentre l’Associazione dei Direttori di Arte Contemporanea di Spagna (Adace), ha espresso in un comunicato il suo «profondo rifiuto e preoccupazione per il modo in cui, bruscamente e senza rispettare le procedure minime di continuità istituzionale, è avvenuto il cambio alla guida della Caac». Mentre i comunicati di indignazione e condanna del mondo dell’arte si moltiplicano, l’assessore alla Cultura del governo andaluso Arturo Bernal ha affermato, tra lo stupore generale che «tutti possono dare la loro opinione, ma senza dubbio la procedura seguita è stata impeccabile».

Roberta Bosco, 13 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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